Enrico Berlinguer ed i finanziamenti al Partito Comunista Italiano

Nella serata di lunedì 11 ottobre abbiamo presentato nell’ormai consueta modalità virtuale il libro intitolato “Berlinguer e il diavolo. Dall’oro di Stalin al petrolio di Gorbačëv, i grandi segreti di Botteghe Oscure” insieme a tre giornalisti: i due autori, Dario Fertilio e Francesco Bigazzi, e Paolo Guzzanti.

Si tratta di un saggio storico, avente ad oggetto il rapporto non solo politico ma soprattutto economico che per anni ha legato l’Unione Sovietica e il Partito Comunista Italiano. La trattazione del saggio ripercorre in particolare il quarantennio intercorso tra il 1950 e il 1991, negli anni in cui  Guttuso posava il proprio pennello terminando I funerali di Togliatti, (1972), icona pittorica sulla cui descrizione viene inaugurato il saggio, formulando un parallelismo tra le maestose celebrazioni funebri di alcuni dei più rinomati leader comunisti (Stalin nel 1953 e proprio Berlinguer nel 1984).  Il viaggio disegnato dagli autori tra la creazione di alleanze internazionali e le turbolente scissioni delle stesse, tra il finanziamento di campagne elettorali e il lancio di iniziative strategiche ispirate all’esempio di Mosca, tre la corruzione della classe dirigente del partito comunista sovietico e la celebrazione dei capi comunisti, culmina nella segreteria di Enrico Berlinguer, lasciando spazio a rivelazioni stranianti inerenti finanziamenti illeciti, armi e sistemi di spionaggio che gettano una nuova luce sulla storia di Botteghe Oscure. La figura stessa di Enrico Berlinguer viene spogliata dalle vesti di sacralità delle quali la storia italiana la ha ammantata, per restituirne una rappresentazione, seppur degna di dignità e valenza storica, ben diversa dalla vulgata quasi unanimemente invalsa. Viene infatti dipinto come il personaggio più visionario e forse per questo più tormentato, tra i leader comunisti italiani, come pure un uomo ed un politico dalle connotazioni chiaroscurali.

Il testo prende in analisi il modus operandi di quello che gli autori definiscono il Diavolo, ovvero un principio d’azione più che una persona fisica, deputato alla gestione dei flussi di denaro che foraggiavano i partiti comunisti a livello internazionale, ma in particolar modo quelli continentali. Tra questi ultimi spiccava per importanza e interesse dal punto di vista dell’Unione Sovietica il Partito Comunista italiano, destinatario non solo di fondi liquidi, ma anche gioielli, protezioni di varia natura, tangenti, azioni militari segrete e affari a vario titolo. Del braccio italiano del movimento comunista viene successivamente messa in risalto la figura di Enrico Berlinguer. Del noto segretario del Partito Comunista vengono ripercorsi non solo il ruolo ricoperto, insieme alla controparte francese, nella fondazione del progetto eurocomunista, ma anche lo storico “strappo” operato nei confronti della madrepatria del comunismo reale, nella forma della formulazione di una “terza via”, ipoteticamente operante in posizione di equidistanza rispetto al comunismo da un lato e al capitalismo dall’altro. Una “terza via” solo apparentemente sinonimo di effettiva rottura con il paradigma sovietico, sottolineano gli autori, dal momento che per avrebbe comportato un esito soddisfacente per il comunismo internazionale sia nel caso in cui si fosse rivelata praticabile, aprendo (ulteriormente) alla forza comunista sovietica le porte dell’Italia, sia che si fosse rivelata fallimentare, rinsaldando il ruolo dell’Unione Sovietica come unica autorità comunista. Il quarto capitolo sottolinea inoltre come l’Italia al tempo di Berliguer fosse niente affatto dotata di anticorpi contro il comunismo, dal momento che la storiografia ha portato alla luce innumerevoli nomi in codice, transazioni, report e interviste di servitori dello stato, accademici e giornalisti italiani che intrattenevano rapporti a strettissimo giro con il governo sovietico, talvolta trasmettendo informazioni riservate, talvolta reclutando nuove leve e spessissimo influenzando l’opinione pubblica e la rete dei partiti politici. Parallelamente ad una lenta e faticosa validazione democratica del Partito Comunista italiano, quindi, un sottobosco di rapporti paraistituzionali, se non legittimi sicuramente necessari al partito di Botteghe avvalendosi del supporto sovietico, andava infittendosi negli anni immediatamente precedenti alla grande vittoria del PCI nel 1975 e al compromesso storico. 

Consigliamo la lettura di questo saggio a coloro che siano disposti a mettere in discussione le nozioni precedentemente acquisite in merito alla diffusione continentale del movimento comunista e che siano anche curiosi di assumere una prospettiva informata sui rapporti intercorsi tra l’Unione Sovietica e il partito comunista italiano.

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