La profonda interconnessione tra etica ed economia

La profonda interconnessione tra etica ed economia

Lunedì 31 marzo scorso, in occasione delle serate dedicate ai classici del pensiero liberale e libertario, abbiamo presentato “Perché dobbiamo lavorare di più e risparmiare di più”, di James McGill Buchanan. Erano con noi Alberto Mingardi, professore di Storia delle dottrine politiche presso l’Università IULM di Milano, Fabio Angelini, professore di Diritto amministrativo e pubblico presso l’UniNettuno di Roma e Giacomo Brioni, dottore di ricerca in Filosofia. Questo contributo riporta tre saggi comparsi per la prima volta nel 1997 nella raccolta “Ethics and economic progress”, tre saggi che si concentrano, rispettivamente, sul valore economico dell’etica del lavoro, sull’importanza economica dell’etica del risparmio e sulle origini economiche dei vincoli etici. Proprio in apertura della prefazione, l’Autore, ricordiamolo, premio Nobel per l’Economia nel 1986, afferma con chiarezza quella che è la tesi di fondo del suo lavoro : “i vincoli etici o morali alla condotta umana hanno effetti economici rilevanti” e prosegue affermando : “le norme e i principi etici sono elementi determinanti rispetto al benessere di tutti noi, che facciamo parte della struttura economica”. Sembrano considerazioni lapalissiane, ma, di fatto, non lo sono. Sostenere una tesi come quella appena esplicitata significa affermare che l’etica e l’economia sono strettamente correlate ed al variare delle norme morali variano, di conserva e necessariamente, anche l’economia e la stessa predisposizione economica, in un senso o in un altro. La susseguente analisi dei risultati economici, in termini di livelli e di gradi di benessere, mostra che alcune predisposizioni etiche sembrano essere più adeguate e più consone a risultati superiori (benessere misurato sulla base di preferenze individuali). Quanto Buchanan si propone, nei tre saggi presentati, è, innanzitutto, far rilevare che una serie di norme morali che si può definire come “etica del lavoro” è essenziale per il bene di tutti, per le preferenze di tutti. Lavorare di più è uno degli aspetti relativi all’etica del lavoro, ma non è certo da ritenere in un senso meramente quantitativo, bensì, anche, qualitativo. Le conseguenze di un contesto etico dove tutti sentono di dover lavorare di più, per un complesso di assunzioni personali o di coordinate afferenti alla mentalità e alle idee, sono migliorative della condizione generale e, quindi, sono da ritenere un complesso di portati personali più produttivi rispetto ad altri che non producono gli stessi risultati. Si sente spesso, da parte di molti analisti, o, per meglio dire, ideologi, tessere le lodi della riduzione del lavoro, come pure si sente spesso sorgere da molte parti la volontà coercitiva di imporre una pesante limitazione alla propensione dei singoli esseri umani a produrre, a commerciare, a scambiare, in definitiva a lavorare nei modi e nei tempi che essi  ritengono opportuno. Tutto questo è molto grave, come parallelamente  grave è il disegno consapevole di inibire ciò che negli uomini è frutto di una libera scelta per sostituirlo con un piano calato dall’alto, imposto, artificioso. O, comunque, con la pretesa di sapere dall’esterno cosa sia più giusto per chi, invece, dall’interno, ha la migliore prospettiva per valutare e, conseguentemente, imporre questi comandi o inibire la possibilità di sviluppare appieno le modalità con cui ciascuno orienta le proprie scelte. Buchanan registra, da scienziato sociale e da economista, che un contesto dove i singoli individui attivano le proprie propensioni etiche verso l’applicazione nei confronti del lavoro risulta più efficiente e confacente alle preferenze della società nel suo complesso di contesti dominati da propensioni non così sviluppate o molto poco sviluppate. Si tratta di un dato di fatto, peraltro riscontrabile anche operativamente o storicamente. L’Autore, pertanto, sottolinea come la possibilità che il contesto etico e morale che meglio si attaglia ad un’economia di mercato (in definitiva, l’economia più produttiva e performante per tutti e per ciascuno) debba potersi esplicare e che, con un’immagine certamente forte, ma funzionale a quanto sostenuto, ci si debba augurare che le condizioni di tale contesto etico siano implementate, “pagando il predicatore”, ossia consentendo che quelle convinzioni e quegli assiomi che stanno alla base di migliori risultati economici siano incrementate o, comunque, non inibite. Ben si vede, comunque, come la condizione primaria che viene presupposta e che soggiace ad una riflessione come questa sia la completa libertà di espressione, valida, quindi, per tutti i contesti e per l’esplicitazione di tutti i sistemi etico-morali. Completa libertà che, praticata per lo sviluppo di standard etico-morali come quelli che più opportunamente stanno alla base della genesi o meglio consentano lo sviluppo di un sistema economico più performante per il benessere dei singoli e della collettività, risulta essere la chiave di accesso cui sempre guardare per adeguate riflessioni. read more