Aprire al mercato per battere la corruzione

Nella serata che abbiamo organizzato martedì 13 dicembre si è tenuta l’ormai consueta presentazione dell’Indice delle Liberalizzazioni, curato dall’Istituto Bruno Leoni, insieme ad Andrea Giuricin (coautore del volume e Fellow dell’Istituto Bruno Leoni) e Francesco Cancellato (Direttore de Linkiesta).

L’opera ogni anno stila una classifica del grado di liberalizzazione di ciascuno dei 28 Stati membri dell’Unione Europea, con riferimento a una serie di settori economici. Nel presentare il volume, i relatori hanno evidenziato in particolare due fenomeni che possono essere risolti soltanto attraverso un ampio piano di apertura al mercato e alla libera concorrenza: la corruzione e la scarsa efficienza dei servizi offerti al pubblico. In diversi Stati europei, e specialmente in Italia, è ancora oggi forte la presenza del settore pubblico nell’economia che condiziona pesantemente l’andamento e la gestione delle attività economiche, con ripercussioni spesso negative dal punto di vista della qualità del servizio offerto ma anche, e soprattutto, della legalità. Emerge chiaramente dalla lettura dell’Indice come l’unico strumento concreto per ridurre il fenomeno della corruzione, dilagante in particolare nel nostro Paese, sia quello di procedere a un’apertura al mercato, sottraendo ai poteri e alla discrezionalità dei funzionari pubblici la possibilità di elargire favori o di avvantaggiare certe imprese o operatori a scapito di altri. Meno burocrazia, meno ingerenza della politica e quindi meno intervento pubblico in economia sono requisiti indispensabili per favorire una maggiore concorrenza e più occasioni di sviluppo. Conseguenze positive sono un miglioramento della qualità dei servizi offerti e contemporaneamente una diminuzione del prezzo praticato agli utenti, com’è accaduto ad esempio nel settore del trasporto aereo, dove l’apertura al mercato ha permesso lo sviluppo di compagnie low-cost, con conseguenti possibilità di creare nuovi posti di lavoro e permettere a un più vasto pubblico di utilizzare l’aereo. 

Le liberalizzazioni si pongono inoltre in coerenza con quelli che sono i pilasti fondativi dell’Unione Europea, in particolare il mercato unico attraverso la garanzia delle quattro libertà di circolazione fondamentali (merci, servizi, persone e capitali), necessarie per contrastare pratiche ancora piuttosto diffuse: come dazi, aiuti di Stato e limitazioni alla concorrenza di imprese estere da parte degli Stati nazionali. 

A livello europeo è interessante notare come soltanto il Regno Unito (che si colloca stabilmente ai vertici dell’Indice) e la Germania, siano riusciti a ritornare ai livelli occupazionali pre-crisi, grazie anche a un importante piano di apertura al mercato, beneficiando quindi di diversi settori economici più liberalizzati.

L’Italia invece risente ancora di un elevato tasso di disoccupazione, specialmente giovanile, fatica ad agganciare la debole ripresa economica in atto e vede ancora degli indici di apertura al mercato più bassi rispetto ad altri Paesi in vari settori, qualificandosi comunque con un punteggio intermedio, segnale che ci sono stati alcuni miglioramenti negli ultimi anni, ma che la strada da percorrere resta ancora lunga. È senz’altro necessario procedere con più determinazione nel settore dei carburanti per autotrazione, nel mercato del lavoro e nel servizio postale, mentre passi in avanti importanti sono stati fatti, per esempio, nei settori delle telecomunicazioni e del trasporto ferroviario. Nello specifico, il trasporto ferroviario è il settore in cui l’Italia è stata tra i primi paesi in Europa ad aver introdotto la concorrenza (nel servizio dell’alta velocità), spezzando così il monopolio statale, mentre sul trasporto regionale, che riguarda i pendolari, sono necessari ancora passi da gigante per arrivare finalmente ad affidamenti tramite gara.

È bene quindi ribadire con forza che le liberalizzazioni significano principalmente l’esistenza di una libera concorrenza, ovvero che siano garantite, in un determinato mercato in particolare e nell’economia nel suo complesso, tre libertà fondamentali: la libertà di entrata (attraverso la rimozione delle barriere, principalmente legali, che impediscono a nuovi operatori di fare concorrenza agli attori economici presenti su un mercato), la libertà di esercizio (attraverso l’eliminazione dei vincoli alle decisioni di prezzo e di modalità di offerta di un bene o servizio imposti alle aziende) e libertà di uscita (le imprese inefficienti e in perdita devono poter abbandonare un mercato, senza ricevere aiuti da parte dello Stato, lasciando così spazio a imprese maggiormente in grado di soddisfare i bisogni dei consumatori). Bisogna perciò essere pienamente consapevoli che le liberalizzazioni, aumentando la concorrenza, sono una delle chiavi di volta per tornare alla crescita economica, creare occupazione, stimolare innovazione, indurre efficienza, produrre miglioramento dei servizi e ridurre prezzi e tariffe per i consumatori. Non sono chiaramente la panacea di tutti i mali, ma di certo senza di esse stiamo tutti peggio di quanto potremmo stare.

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