Lunedì due settembre, in occasione delle serate dedicate ai classici del pensiero liberale e libertario, abbiamo presentato “Al di là dell’offerta e della domanda”, di Wilhelm Röpke, prima pubblicazione del 1958, edito da Rubbettino nel 2015. Erano con noi Flavio Felice, professore di Storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi del Molise, Silvia Bruzzi, professore di Economia e Gestione delle imprese presso l’Università di Genova, Alessandro Guzzini, Presidente Ucid Macerata e Carlo Marsonet, Assegnista di ricerca presso l’Università di Torino. Wilhelm Röpke ha vissuto in un periodo durissimo della storia tedesca, quello contraddistinto dall’ascesa del nazionalismo, della politica di espansione, dalla volontà di potenza dell’aristocrazia prussiana e del Kaiser, dalla tragedia della Prima Guerra Mondiale, dalla crisi della Repubblica di Weimar, dalle tensioni sociali e finanziarie fino all’ascesa del nazismo. In questo periodo lacerante, Röpke fu tra coloro che seppero mantenere una rotta ben ferma, improntata ai valori della liberaldemocrazia e dello stato di diritto. Nel suo caso, in particolare, a questi egli affiancò anche una fede cristiana incrollabile, che egli rese parte integrante delle sue riflessioni intorno alla libertà ed ad un futuro che sapesse travalicare l’età dei totalitarismi. Röpke, pertanto, si configura, lungo tutto il corso della sua esistenza, un’esistenza che si apre all’alba del ventesimo secolo per concludersi appena oltre la sua metà, come una figura capace di tentare di coniugare le istanze liberali (libero mercato, democrazia retta dalle regole dell’alternanza, frammentazione del potere e della sua gestione, un sistema di regole e norme condivise cui tutti erano chiamati ad osservare, ma che avrebbe dovuto impedire la nuova ascesa di una rinnovata dittatura politica) ai valori cristiani ed all’attenzione per una dimensione che non si limiti al semplice “economicismo”, ma sappia tener conto degli aspetti morali e spirituali quali fermento ineludibile dell’umano. Proprio alla luce di queste direttrici, è possibile leggere in filigrana quello che è stato l’orientamento dell’ultima parte della riflessione dell’Autore, orientamento particolarmente evidente nell’opera presentata, che fin dal titolo si pone “Al di là della domanda e dell’offerta”, e cioè in un contesto che, pur non sconfessando l’economia libera (anzi, ritenendola la necessaria cornice entro la quale sviluppare le prerogative esistenziali), reputa indispensabile concepire anche un suo travalicamento, in direzione di un’ <<economia dell’umano>>, come recita il significativo sottotitolo. Il Röpke di quest’opera, uscita nel 1958, è un pensatore che ha visto gli orrori di due Guerre mondiali, l’affermarsi di socialismo emergente nelle classi intellettuali, comunismo bolscevico, fascismo, nazismo, nazionalismi esasperati, protezionismi, blocchi commerciali, razzismo, colonialismo, guerra fredda e minaccia nucleare incombente, ma che, soprattutto, si è reso conto di una progressiva crisi delle coscienze. E’ qui dove egli cerca di richiamare l’attenzione del lettore, verso l’ascesa del pericolo effettivo di una dittatura non solo politica, ma anche interiore, ben più gravida di possibili conseguenze negative per l’intera civiltà. Röpke guarda, per esempio, al fascino sempre più pervasivo delle soluzioni collettiviste e vi vede, oltre che un gravissimo problema, anche il sintomo di un orientamento generalizzato, sempre più ampio. Allo stesso modo, nel secondo capitolo, l’Autore si dedica ad un’analisi estremamente interessante ed acuta della moderna società di massa, con le derive di omogeneizzazione e di spersonalizzazione che era possibile vedere ai suoi tempi e che, ai nostri, sono pratica comune nemmeno più tematizzata (da leggere e meditare, in particolare, la sezione dedicata alla noia nella società di massa). Quando, di seguito, Röpke mette la sua lente di ingrandimento sul mercato, su questo straordinario prodotto umano, ne definisce i presupposti, ma anche i limiti, circoscrivendo un fenomeno che per sussistere ha la necessità di particolari condizioni anche ideali oltre che politiche e giuridiche. Con notevole preveggenza, poi, vengono messi in rilievo i pericoli cui uno Stato assistenziale può portare. Siamo oggi abituati ad accettare acriticamente ogni ipotesi di allargamento del Welfare State, non ponendoci nemmeno più il problema dei suoi ambiti, delle sue competenze, delle sue conseguenze, delle problematiche a medio e lungo termine. In questa prospettiva, acquistano estremo interesse le considerazioni sviluppate dall’Autore sull’inflazione, anche in questo caso accettata acriticamente, ma che meriterebbe di essere studiata nei suoi presupposti di filosofia sociale e nelle possibilità effettive di bilanciamento dei conti pubblici. La parte finale del libro è dedicata ad un aspetto che uno dei padri della democrazia tedesca post-bellica non poteva che avere a cuore, ossia il rapporto dell’individuo con il potere. La tendenza generale, e, verrebbe da dire, il desiderio comune, sembra coincidere verso forme sempre più accentrate di centralizzazione, tanto più inquietanti tanto meno le esperienze dei conflitti sembrano aver insegnato ai popoli che ne hanno patito le conseguenze. Sembra, per usare il titolo del bel paragrafo che chiude l’opera, “un conto fatto senza l’uomo”, ed è proprio qui dove il liberale Röpke sveste i panni dell’economista ed dello scienziato sociale per assumere le vesti dell’osservatore del mondo e della società, del suo degrado e del suo declino, verso una china che porta, se imboccata, ad un abisso. “[…] i valori decisivi sono al di là della domanda e dell’offerta; e da questi valori dipendono il senso , la dignità e la vera ricchezza della vita” : questo uno dei grandi messaggi che Röpke ha consegnato ad un’umanità sempre, drammaticamente, in pericolo nelle sue componenti più fondamentali. read more