La riflessione intorno al conoscere come chiave interpretativa di Friedrich A. von Hayek

Lunedì 4 dicembre abbiamo presentato, in occasione delle serate dedicate ai classici del pensiero liberale e libertario, “Conoscenza e processo sociale”, di Friedrich August von Hayek. Erano con noi Lorenzo Infantino, professore emerito di Filosofia delle Scienze sociali presso la LUISS Guido Carli di Roma, Salvatore Carrubba, giornalista e Alessandro De Nicola, presidente di “The Adam Smith Society”. Il problema della conoscenza, ossia l’interrogarsi intorno alle modalità con le quali l’uomo conosce, i limiti di questa sfera e gli ambiti di essa, sono stati fra le prime preoccupazioni dello studioso Hayek, che, nel corso della sua lunga parabola intellettuale, ha affrontato fin dai primi momenti queste tematiche, avvertendo la necessità di una risoluzione metodologica iniziale intorno a questi aspetti fin da giovanissimo. Il grande intellettuale viennese è stato, infatti, un formidabile economista, un filosofo della politica, un teorico del diritto, uno storico delle idee, ma è stato anche un metodologo e uno studioso a tutto tondo delle scienze umane, fra le quali la psicologia teorica, che ha rivestito uno dei suoi primi interessi. Si può dire senza esagerare che fu l’incontro con gli scritti di Carl Menger, fondatore della Scuola Austriaca di Economia, e la conoscenza personale con Ludwig von Mises, di cui frequentò il famoso Privatseminar (o seminario ristretto) a distoglierlo da quelle che erano le sue iniziali propensioni verso la scienza sperimentale. La botanica e la psicologia sperimentale, infatti, avevano, a vario titolo, occupato il campo delle sue inclinazioni più remote. La stessa Scuola Austriaca di Economia, nelle formulazioni e nelle opere di Menger, Bohm-Bawerk, Wieser e Mises, non era certo esente da riflessioni intorno alla metodologia (si ricordi il Methodensreit, ma non solo), come pure non era certo ostile ad ogni forma di discussione intorno agli statuti, agli iter conoscitivi, ai confini disciplinari. Questo libro, raccolto e meritoriamente curato dal professor Infantino, è un’antologia ragionata e ordinata di queste istanze gnoseologiche, tratte da opere dedicate, per esempio “L’ordine sensoriale”, ma anche gli “Studi”, i “Nuovi Studi”, come pure da opere inedite in traduzione italiana e da “Diritto, Legislazione e libertà”. Esso si completa con il testo della commemorazione redatta dal medesimo curatore della nascita di Adam Smith, commemorazione datata cinque giugno 2023, che ha alcune importanti afferenze con le posizioni gnoseologiche hayekiane, sia per la grande ammirazione nutrita da Hayek per Smith sia per la frequente comunanza di impostazioni a proposito delle problematiche in questione.

Diciamo subito che il campo di trattazione, gli ambiti affrontati e gli stessi oggetti di discussione non possono essere detti agevoli, come può rendersi facilmente conto colui che vorrà affrontarne la lettura, come pure la presentazione di “Sensory Order” portata a termine qualche tempo fa ed a cui rimandiamo senz’altro. Ma altrettanto chiaramente si deve dire che la fatica, indubitabile, che la lettura e la comprensione di questi argomenti porta con sè è ampiamente ripagata dalla sensazione ben più che superficiale di aver penetrato una delle chiavi interpretative per provare a comprendere l’opera di Friedrich August von Hayek. Capire la posizione psicologica hayekiana in tema di approccio teorico e la modalità con la quale la mente umana conosce rappresenta infatti una sorta di mappa con la quale leggere con evidenza palmare i vari punti di vista del filosofo viennese sul mondo, sull’economia, la società, la politica, le idee. A cascata, allora, vanno lette le considerazioni non solo strettamente attinenti, e che pertengono ai sensi, ai fenomeni, alle esperienze, ai comportamenti, alle regole, alle percezioni, alle spiegazioni, ma anche al mercato, ai prezzi e, in genere, alla conoscenza dispersa, alla concorrenza come procedimento di scoperta. In quest’ottica, tutta la riflessione intorno all’ordine, all’inintenzionalità,  agli errori del costruttivismo, come pure di un certo qual razionalismo deteriore, di un costruttivismo e di uno scientismo presuntuosi acquista, se possibile, un significato molto più articolato e profondo, divenendo uno dei possibili fili conduttori dell’opera di Hayek. Mente e società evolvono, dunque in maniera interattiva e proprio la prospettiva evoluzionistica acquisisce il carattere di chiave interpretativa ed imprescindibile con la quale viene letto il mondo. Ben si vede come ci troviamo di fronte ad una prospettiva molto complessa, ma la realtà stessa non è, a dispetto delle brutali quanto inopinate semplificazioni, un dato semplice. Pensatori come Hayek sono in grado di ricordarcelo e a loro noi dobbiamo molto, fra cui l’attitudine verso un pensiero critico.4

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