Oriana Fallaci, Cassandra della civiltà occidentale

Lunedì 23 maggio abbiamo presentato il libro di Alessandro Gnocchi “I nemici di Oriana. La Fallaci, l’islam e il politicamente corretto” insieme all’autore e a Vittorio Feltri. Il volume delinea un profilo ben preciso della vita e delle opere di Oriana Fallaci durante e dopo l’11 settembre 2001 ma, soprattutto, sottolinea la troppo frequente dimenticanza, in un clima imperante di linguaggio politicamente corretto, di una delle più gravi problematiche che stiamo vivendo, quella del terrorismo globale di matrice islamica.

Il libro riassume minuziosamente il dibattito politico e mediatico che ha preceduto e reso materia viva di discussione la sua trilogia: “La Rabbia e l’Orgoglio”, “La Forza della Ragione” e “Oriana Fallaci intervista se stessa – L’Apocalisse”. Il presupposto inconfutabile è che il contributo di queste opere alla percezione mondiale di quanto scoppiato a partire dallo schianto delle Torri Gemelle è stato non solo decisivo, ma ha mutato il corso stesso del dibattito. Siamo stati costretti, come occidentali, come europei e come italiani, a guardare in noi stessi per capire cosa abbia reso possibile questi avvenimenti e per quale motivo non riusciamo a fermarli. Perché “I nemici di Oriana” non è (solo) un elenco delle reazioni ai duri pamphlet della Fallaci o il resoconto accusatorio di un fronte composito di detrattori delle posizioni espresse nella trilogia, ma è soprattutto la cronaca di un clima interpretativo che si era ormai sedimentato e che Oriana Fallaci ha completamente scompaginato con l’energia delle idee e con il vigore passionale dei suoi punti di vista eterodossi.

Ne va raccomandata la lettura, tuttavia, anche per non perdere il senso e l’orrore di ciò in cui siamo (ancora) immersi. Quando si scorrono le decine di attentati, parlando solo dei più rilevanti, che hanno portato a migliaia di morti, quando la mente ritorna a luoghi tragici segnati per sempre nella nostra memoria (Siria, Iraq, Libia, Nigeria, Pakistan, Kenya, Tunisia, Somalia, Kuwait, Francia, Inghilterra, Spagna, Belgio, Olanda, Turchia, Libano, Mali…), non si può che riflettere sull’importanza della vita umana, sulla centralità di ogni vita umana, che non può essere messa a repentaglio da un’incosciente e diffusa noncuranza di quanto sta accadendo.

In quel fatidico giorno che ha cambiato, eternamente, la vita di tutti noi, Oriana, nel suo studio di New York, ormai anziana e già malata, ma ancora lucida e combattiva, era concentrata sul lavoro di un’intera esistenza e a un certo punto sente un silenzio irreale provenire dalle vie sottostanti. Il suo non auspicato ruolo di Cassandra si materializza nel più tragico ed impensabile dei modi: l’Armageddon, l’Apocalisse, si manifesta sul suolo americano, nel cuore della finanza e del potere occidentale, a due passi dal suo studio. Come l’autore Alessandro Gnocchi sintetizza magistralmente, raramente i numerosi critici della Fallaci entrano nel merito delle sue argomentazioni, preferiscono piuttosto ribattere alle esagerazioni verbali, concentrandosi su questioni accessorie. “Ed è proprio questo che fa il politicamente corretto: spostare l’attenzione dalla realtà alle parole, offrendo l’impressione infondata di fare cultura o addirittura politica”. L’effimera dialettica del politicamente corretto si oppone con concetti labili, impalpabili e smaccatamente falso-moralisti alla realtà dei fatti mirabilmente esposti dalla Fallaci. Oriana ha voluto rendere tutti consapevoli del fatto che l’immigrazione incontrollata può portare a gravi problemi, ma soprattutto ha voluto porci di fronte alle “nostre” crisi: l’Occidente, l’Europa e l’Italia si ritrovano in una crisi culturale e di valori, una crisi che coinvolge il senso profondo dell’identità millenaria di una civiltà che ora si vergogna di se stessa e si abbandona a un destino autodistruttivo percepito come inevitabile. Non si possono spalancare le porte d’Europa per renderla con il nostro consenso, più o meno tacito, una vera e propria Eurabia (espressione che la Fallaci ha reso famosa, ma che risale ad un’altra grande studiosa come Bat Ye’or) senza avere chiari presupposti e conseguenze di un simile passaggio.

Nel libro di Gnocchi, ben documentato e nel quale si avverte lo scorrere della passione che ha infiammato l’oggetto della sua trattazione, viene infine sottolineato il corretto legame con alcune idee di matrice liberale classica, in particolare con quelle di un grande autore come Alexis de Tocqueville. Questi non mancò di sottolineare, a ragion veduta e sulla base di uno studio approfondito, che l’islamismo, predicando l’obbedienza cieca al Profeta, la necessità della Guerra Santa e una teocrazia, confonde legge e religione, a differenza del cristianesimo al quale questa distinzione è ben chiara, e non comprende affatto l’uguaglianza generale dei diritti. Per un ateo ex credente come Tocqueville, nessuna componente più del cristianesimo è necessaria alla storia della civiltà occidentale, come si evince a più riprese anche dalle sue osservazioni sugli Stati Uniti d’America. L’atea Fallaci non mancherà di comprendere questa lezione da un grande liberale come Tocqueville, laddove afferma che la vera eguaglianza in una democrazia è quella che viene dalla più autentica connotazione di ascendenza cristiana, l’eguaglianza giuridica, quella che afferma che “la Legge è uguale per tutti”, unita alla dura pratica del concetto di libertà. Si tratta quindi di un volume da leggere e conservare per mantenere vigile la nostra consapevolezza dell’attacco alle nostre libertà che è stato sferrato da ormai molti anni dai terroristi di matrice islamica, senza fare per questo generalizzazioni sbagliate e controproducenti, ma senza neanche arrivare dimenticanze o sottovalutazioni di comodo. Il tutto con la consapevolezza che la libertà è il nostro valore ultimo da difendere, consapevoli, per usare le parole di Tocqueville, che “chi cerca nella libertà altra cosa che la libertà stessa è fatto per servire”.

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