Un prestigioso intellettuale americano, Thomas Sowell, ha detto, in un’occasione, che una delle ragioni più importanti per lo studio della storia risiede nel fatto che la maggior parte delle idee stupide di oggi sono state già sperimentate in passato, rivelandosi peraltro disastrose.
Questa affermazione può costituire di per sé già un invito alla lettura di un qualsivoglia testo storico e, a maggior ragione, di un testo storico, scientifico ed obiettivo come quest’opera di Roberto Balzani e Carlo M. Fiorentino, edita da Rubbettino in occasione del cinquantesimo anniversario della casa editrice, e che, nel suo primo volume si intitola “Risorgimento : Costituzione e indipendenza nazionale. 1815-1849 ; 1849-1866”.
L’opera completa, nella sua interezza, risulterà costituita di quattro volumi, che intendono fornire un quadro storico dell’Italia contemporanea.
L’opera procede con una rigorosa narrazione storico-scientifica, totalmente priva di enfatica retorica risorgimentale, volta, in moltissimi casi, a supportare e nobilitare deboli quanto inconsistenti tesi politiche odierne e passate con il velame del prestigio e della funzionalità a questa o quella ideologia.
In questa recensione ci occuperemo, come detto, del primo dei quattro volumi dell’opera, e quindi di un periodo aurorale del sorgere della nazione.
In questo senso, il testo prende in considerazione la situazione geografica e politica della penisola dopo la caduta di Napoleone, con la suddivisione attuata dal Congresso di Vienna con il chiaro intento di tornare allo status quo antecedente alla Rivoluzione francese o, quantomeno, con un rapporto fra gli stati e le componenti che permeavano il puzzle nazionale che fosse bilanciato. Il primo libro termina con il resoconto dell’unificazione del Regno d’Italia e dei problemi ad essa connessi.
In questo periodo relativamente breve, circa mezzo secolo, vengono descritti ed analizzati i processi e gli avvenimenti che hanno portato all’unificazione. Quali fossero, per esempio, le aspirazioni della classe dirigente, come quella aristocratica piemontese, sollecitata e matura abbastanza per credere e per comprendere la necessità di un ampliamento delle libertà civili anche in virtù di un esempio, il modello anglosassone, ormai ampiamente stabile oltre che di una borghesia che cresceva di pari passo con quella europea.
Emerge dalla cronologia della successione dei fatti una ulteriore importante divisione di questo mezzo secolo : il primo periodo, dal congresso di Vienna fino al 1848/1849 dove non si ravvisa nei moti del 1821 e del 1830 una volontà unitaria, bensì la ricerca di una forma di governo in senso liberale e occidentale, fondato su libertà costituzionali ed in favore del libero mercato. Quindi sicuramente in sintonia con una società evoluta intellettualmente ed economicamente che aveva attinto dalle esperienze degli altri paesi più industrializzati.
Mentre dai moti rivoluzionari del 1848 in poi gli avvenimenti porteranno nell’arco del successivo decennio ad una progressiva unificazione della penisola sotto la guida del regno piemontese. In tal senso, l’unificazione va anche interpretata come una conquista egemonica attuata manu militari dalla monarchia sabauda.
Come abbiamo anticipato, il volume, come pure il programma generale dell’opera, svolgono un compito meritorio, contraddistinto dall’equilibrio, dalla competenza, dalla serietà e da una competenza aggiornata e sicura. In tal senso, sarebbe auspicabile che i manuali scolastici in uso e la preparazione storica delle nuove generazioni tenesse debito conto di questa lezione.
