Una rivoluzione liberale per far ripartire l’economia

Giovedì 16 giugno abbiamo presentato il libro “Rivoluzione Liberale. Come si fa” insieme ai due curatori, ovvero Carlo Scognamiglio (Presidente Emerito del Senato della Repubblica) ed Enrico Musso (Professore di Economia dei trasporti presso l’Università degli Studi di Genova). Si tratta di una raccolta di saggi che costituisce una sorta di manuale della libertà, un punto di riferimento per un profondo e radicale mutamento delle istituzioni e della pubblica amministrazione al fine di liberare dal peso opprimente dell’intervento pubblico e del controllo statale una grande fetta delle nostre esistenze, quella che passa per l’erogazione di una serie di servizi e prestazioni che coinvolgono il singolo cittadino.

Al lettore vengono presentate una serie di proposte in chiave liberale, orientate in generale alla riduzione dell’intervento statale in settori dove potrebbero più efficacemente operare imprese private, favorendo la concorrenza e lo sviluppo di un’offerta realmente competitiva, a beneficio degli utenti di tali servizi, da troppo tempo penalizzati da sprechi di denaro pubblico, costi esorbitanti, bassa qualità e corruzione pervasiva. La situazione attuale è, secondo i diversi autori, il frutto delle scellerate politiche illiberali che nel corso del tempo sono state pervicacemente perseguite dalle diverse compagini governative che si sono succedute alla guida del Paese, nessuna delle quali ha mai avuto il coraggio e la volontà politica di attuare un programma realmente liberale, come invece accadde, ad esempio, nelle esperienze governative di Margaret Thatcher in Inghilterra e di Ronald Reagan negli Stati Uniti. A ciò si aggiunge il fatto che questa impostazione fortemente illiberale è alla base della stessa Costituzione italiana, la nostra Carta fondamentale, che guida e indirizza le scelte politiche, da sempre ostili a una visione concorrenziale e competitiva dell’economia e favorevoli, al contrario, a un’impostazione collettivista e statalista dei servizi di base.

Tra i numerosi e importanti saggi presenti nel volume citiamo quello di Andrea Ichino, Guido Tabellini e Giuseppe Terlizzese che si occupano dell’istruzione e della formazione universitaria, campi di primaria importanza per la crescita delle future generazioni. Secondo gli autori, bisognerebbe introdurre anche in tali settori una serie di elementi che favoriscano una maggiore concorrenza, con una diversa prospettiva rispetto a quella odierna, che consideri davvero le valutazioni e le scelte delle strutture scolastiche da parte degli utenti, in modo tale che siano premiate le migliori istituzioni e venga superato l’attuale modello che invece non incentiva affatto quelle più efficienti, ma anzi le penalizza. Anche gli insegnati più meritevoli e preparati sono costretti a un’equiparazione forzata con i peggiori, cosa che non fa altro che frustrarli nelle loro aspettative professionali e retributive. La proposta “liberale” per questo settore si ispira a due modelli: uno anglosassone (Grant Maintained schools) e uno americano (Charter schools), che favoriscono una maggiore autonomia degli istituti scolastici rispetto ai vincoli statali a cui sono oggi sottoposti, prevedendo forme di collaborazione inedite da parte di docenti, genitori ed enti no-profit.

Alberto Mingardi si occupa invece della sanità ponendo l’accento sul modello lombardo basato sulla competizione tra pubblico e privato, con un pagamento a prestazione, come diverso criterio di intendere le prestazioni in alternativa a un welfare statalistico e accentratore che penalizza tutti i cittadini con servizi sanitari pessimi e una burocrazia elefantiaca.

Giuseppe M. Giacomini si sofferma sui rapporti dello Stato italiano con le istituzioni europee, proponendo l’adozione di poche, chiare e condivise regole comuni, che incentivino una fattiva cooperazione fra gli Stati non soltanto in materia economica ma anche in ambito penale, tramite l’implementazione di un vero e proprio diritto penale federale. Lo stesso autore inoltre ribadisce, in un altro saggio, quanto sia importante garantire al massimo livello la concorrenza e la libera circolazione di persone, capitali, beni e servizi all’interno di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, l’unica medicina possibile per contrastare l’ingerenza statale nella vita delle persone.

Il saggio di Arturo Diaconale si concentra sulla libertà di informazione ai giorni nostri, sempre più minacciata e messa in pericolo da un uso strumentale dei mezzi di comunicazione a fini politici o giudiziari, che ne minano la credibilità, la libertà e l’indipendenza, ragion per cui l’Italia continua ad occupare posizioni molto basse nelle classifiche sulla libertà di informazione.

La scritto di Carlo Stagnaro tratta invece il tema delle privatizzazioni, sostenendo la necessità di procedere con un pacchetto consistente di dismissioni di partecipazioni pubbliche in molti settori economici, ancora oggi schiacciati dal peso dello Stato e resi di fatto improduttivi. Emblematico in tal senso è il caso delle eccessive aziende partecipate dagli enti locai presenti in Italia che si occupano della gestione di una serie di servizi di base, dalla raccolta rifiuti alle forniture di gas, e che sono caratterizzate da scarso rendimento in termini di servizi, bassa soddisfazione degli utenti e pesanti perdite finanziarie. Questi i principali temi presentati nel corso della serata e affrontati nel volume insieme a molti altri. Il lettore avrà la possibilità di approfondirne ciascuno nel dettaglio e capire come sia possibile mettere in moto quella “Rivoluzione liberale” che rappresenta l’unico strumento a nostra disposizione per far finalmente ripartire l’economia del nostro paese dopo un lungo periodo di crisi. I nostri due ospiti hanno ricordato infine le parole di Ronald Reagan (“lo stato è il problema e non la soluzione”) che devono essere di ispirazione per tutti gli interventi che da qui al prossimo futuro si dovranno mettere in campo per riformare, concretamente, il nostro stato.

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