Associazione Lodi Liberale

 Valori liberali

Valori liberali

L’Associazione Lodi Liberale si ispira ai valori del liberalismo. Crediamo nell’uguaglianza degli uomini davanti alla legge, ma contestualmente consideriamo la diversità una risorsa e un’opportunità di crescita nel confronto, non un problema. Crediamo che tutti gli individui abbiamo una conoscenza limitata e fallibile, perciò non confidiamo nel governo degli uomini ma nel governo della legge. Crediamo nella pluralità dei valori e che quindi nessuno, neanche lo stato, abbia il potere di imporre i propri valori a nessun altro, ma che ci siano valori minimi, propri della civiltà occidentale, che sono inderogabili... (Carta dei Valori Lodi Liberale)

Il Consiglio direttivo

Associazione Lodi Liberale
LORENZO MAGGI
LORENZO MAGGI
Presidente
JACOPO BOSONI
JACOPO BOSONI
Segretario
STEFANO BOSI
STEFANO BOSI
Consigliere
ANDREA FORTE
ANDREA FORTE
Consigliere
SOFIA MORAMARCO
SOFIA MORAMARCO
Consigliere

Chi cerca nella libertà altra cosa che la libertà stessa è fatto per servire

da "L'antico regime e la rivoluzione" - Alexis De Tocqueville (1805-1859)

Ultimi eventi Lodi Liberale

Eventi & News

  • Presentazione libro “Considerazioni sui principali avvenimenti della Rivoluzione Francese” di Madame de Staël

    Nella serata di lunedì 14 luglio alle ore 21:00, presenteremo, in una conferenza virtuale alla quale potrà accedere tramite il seguente link https://us02web.zoom.us/j/87334037105 IL libro “Considerazioni sui principali avvenimenti della Rivoluzione Francese” di Madame de Staël insieme a: read more

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    Presentazione libro “Meglio poter scegliere. I referendum del 1995 e la battaglia per la televisione commerciale”

    Nella serata di lunedì 7 luglio alle ore 21:00, presenteremo, in una conferenza virtuale alla quale potrà accedere tramite il seguente link https://us02web.zoom.us/j/85857055243 il libro “Meglio poter scegliere. I referendum del 1995 e la battaglia per la televisione commerciale” insieme a: read more

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  • L’economia di mercato come oggetto di avversione intellettuale

    Lunedì 30 giugno abbiamo presentato, in occasione delle serate dedicate ai classici del pensiero liberale e libertario, il libro di Ludwig von Mises “La mentalità anticapitalistica”. Erano con noi Raimondo Cubeddu, Senior Fellow dell’Istituto Bruno Leoni, Bernardo Ferrero, vice direttore di Storia Libera, Luigi Valente, Social Media Manager dell’Istituto Liberale, Jolyon Hyne, cofondatore dell’Associazione Comitato Ventotene. “La mentalità anticapitalistica” è un libro del 1956 nel quale l’Autore traspone considerazioni ed intuizioni presenti in molti suoi lavori precedenti, per tematizzare, da par suo, e quindi con la lucidità e la linearità che gli sono tipiche, una serie di aspetti che afferiscono o promanano dall’ostilità verso il capitalismo e l’economia di libero mercato. Tuttavia, quest’opera ha al suo interno molto più di ciò che suggerisce il suo titolo. Infatti, esso non si dedica solo (peraltro magistralmente) a tutte quelle ostilità ideologiche, psicologiche e comportamentali che da più parti, prevalentemente in campo intellettuale, si sono dirette e continuano a dirigersi contro l’economia libera, regolata dai meccanismi di mercato e concorrenza (laddove è permessa). “La mentalità anticapitalistica” ci illustra con precisione di cosa si tratti quando si parla di economia libera, quali siano le caratteristiche sociali del capitalismo, caratteristiche che sono molto lontane, nella loro autentica sostanza, dalla cattiva ed infondata opinione che viene propalata principalmente dai nemici di ogni impostazione libera, meritocratica, non asservita al privilegio o ad una casta. Perché è proprio questo uno degli aspetti più interessanti di questo scritto, vale a dire la sottolineatura di come proprio l’economia di libero mercato sia un’economia per le masse (i consumatori), dove a comandare sono le masse (nuovamente, i consumatori) e dove i produttori sono asserviti alla sovranità di una base larghissima ed amplissima, pena il loro tracollo ed il loro fallimento come imprenditori. Questo aspetto non è mai adeguatamente messo in luce e, di conseguenza, non è mai adeguatamente compreso : è proprio l’economia di mercato ad attuare un processo fortemente egualitario, un processo che ha innalzato, dal momento della sua generale adozione (generale adozione sempre contrastata dalla prevalenza del ceto intellettuale e dalle intromissioni esterne), le condizioni generali sia dei consumatori che dei produttori che dei lavoratori e di tutti coloro che nel processo sono coinvolti a livelli di benessere impensabili, strabilianti e nemmeno lontanamente confrontabili con economie antagoniste precedenti o contemporanee (posto che la loro esistenza possa essere ritenuta possibile, visto che l’esperienza storica e teorica ha dimostrato esattamente il contrario). Quindi, come è possibile che un sistema economico che ha reso possibile a tal punto il benessere generalizzato sia tanto odiato, non solo dagli intellettuali, ma anche da larghissimi strati della società, proprio quegli intellettuali, quegli strati sociali e quelle componenti che più hanno beneficiato e continuano a beneficiare dagli effetti ben più che positivi dell’economia libera ? Naturalmente, ad una domanda tanto complessa, la risposta non può essere univoca. Sono molte le cause e sono molti i motivi che spingono moltissimi beneficiati a contestare, perfino ad odiare l’economia di mercato, auspicando un sovvertimento in forme alternative che, nella migliore delle ipotesi, hanno già mostrato la loro fallacia e, nelle peggiori, hanno palesato i loro effetti nefasti per le libertà individuali e perfino per la sopravvivenza degli stessi individui. Mises parla di risentimento, di un’ostilità profonda verso un sistema davvero rappresentativo, dove, cioè, il voto di ciascuno, la sua preferenza, premia chi è maggiormente in grado di soddisfarne i bisogni, senza la necessità di considerazioni etiche aprioristiche o condizionanti. Questo è un aspetto inaccettabile per chi ha un’altissima considerazione di sé come i facenti parte del mondo degli intellettuali. Si tratta di un vero e proprio complesso di superiorità e di una superbia che li spinge a volere che il mondo e le singole persone operino non secondo le proprie intenzioni, ritenute misere, volgari, inappropriate, ma secondo i propri comandi, i propri gusti, le proprie idee, ritenute più alte, nobili, intelligenti, eleganti. Questo libro è un condensato di saggezza ed, al tempo stesso, un breviario di sociologia applicata ai sociologi più ascoltati, ai maestri di pensiero più venerati, agli esponenti del variegato mondo della cultura e dello spettacolo, così pronti a denunciare come inaccettabile proprio quel sistema che ha consentito loro di ottenere le migliori opportunità ed i più alti stipendi. Queste poche righe non vogliono esaurire la ricchezza di uno scritto che, come detto, non si lascia ingabbiare in una semplice denuncia delle incongruenze o dei paradossi degli intellettuali. Ci auguriamo davvero che si trovi il modo per affrontarne la lettura, per capire non solo come i pregiudizi di talune categorie poggino su basi inconsistenti, per rendersi conto non solo del composito quanto ridicolo, per alcuni versi, fronte anticapitalistico, per sorridere non solo di certe considerazioni caustiche e pungenti sul comunismo di Broadway e di Hollywood (considerazioni non certo passate di moda), ma anche per capire meglio tutto quel complesso sistema che produce il nostro benessere mantenendo la nostra libertà di scelta. Ogni riflessione liberale parte da questo dato, magari per consentire che lo spazio di libera scelta individuale sia sempre mantenuto, ma non certo per sovvertire un impianto basato su di essa. read more

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    Presentazione libro “La mentalità anticapitalistica” di Ludwig von Mises

    Nella serata di lunedì 30 giugno alle ore 21:00, presenteremo, in una conferenza virtuale alla quale potrà accedere tramite il seguente link https://us02web.zoom.us/j/81292952213 il libro “La mentalità anticapitalistica” di Ludwig von Mises insieme a: read more

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  • Il mondo dietro l’accoglienza

    Fausto Biloslavo (Triste, 1961) ha pubblicato articoli per “Il Giornale”, “Il Foglio”, “Panorama”, “Corriere della Sera”. Ha realizzato servizi per Nbc, Cbs, Rai, Sky e Mediaset. È uno dei fondatori del sito “Gli occhi della guerra”. Ha raccontato i conflitti degli ultimi anni, dalla guerra in Afghanistan alla Primavera araba, alle battaglie per liberare i territori occupati dall’Isis.
    Il titolo di questo libro di Fausto Biloslavo è emblematico: “Talebani dell’accoglienza”. Tutti sanno che i “talebani” sono un’organizzazione politica e militare afghana, a ideologia fondamentalista islamica. Anche se qui l’Islam non c’entra: c’entra il termine fondamentalista in sé. Un pastrocchio per (tentare di) confondere le idee della gente normale. La prefazione dell’Ammiraglio Ferdinando Lolli, già comandante generale della Guardia Costiera, inquadra il tema a partire dall’arrivo della nave Vlora (Valona) del 1991 con oltre 20.000 “immigrati” dall’Albania. Il libro fa chiarezza su una spudorata confusione di termini (profughi ?, “naufraghi” ?) e documenta sedicenti operazioni di “salvataggio” usate come facciata a spericolate operazioni di traffico di migranti verso l’Italia. Smaschera i “talebani” dell’immigrazione, scavando tra le manovre degli attivisti delle Ong e mettendo a fuoco i sostenitori politici, giudiziari e i grandi finanziatori delle squallide operazioni spacciate per “salvataggi”. La legge del mare non impone di accoglierli: non sono naufraghi, vanno in mare apposta per “farsi salvare”; il gommone che usano è fatto per sgonfiarsi. Biloslavo stigmatizza la presenza di navi ONG che si sono poste in stato di “belligeranza” nei confronti dello Stato italiano, refrattarie verso regole e provvedimenti, con prepotente arroganza nei confronti del governo: nella convinzione, tutta propria, di essere “al di sopra della legge per motivi umanitari”. Le “regole” sono peraltro disattese e aggirate da grovigli pseudo-giudiziari: giustificazioni attorcigliate con la cronica (in)tempestività di azioni giuridiche ispirate da ottusa ideologia politica volta alla (letteralmente) esautorazione. Con la complice assenza di una entità fumosa come l’EU, usata ignobilmente come ciambella di salvataggio (a proposito di naufraghi …) per personaggi ineffabili del calibro di Mimmo Lucano, Carola Rackete e Ilaria Salis. In un mondo rovesciato dove il potere giudiziario fa strali del potere legislativo, c’è sempre un TAR compiacente che accoglie un ricorso talebano nei rari casi di pur manifesta malafede dei talebani che si spacciano per paladini del salvataggio e del soccorso in inesistenti situazioni drammatiche. I “soccorritori” cavalcano l’onda (qui “l’onda” è appropriata) dell’immaginario collettivo per spacciarsi come “salvatori” invece che come “profittatori”. Ecco: profittatori e imbonitori.
    Il libro è stato stampato in novembre 2024, e Biloslavo non ha fatto in tempo a registrare la sentenza: in dicembre 2024 l’ex Ministro Salvini è stato assolto (con la “rapidità” dovuta a un caso che risale al 2019 ! ? ! ?).
    I posteri avranno modo di trastullarsi con ricorsi e appelli che con questo andazzo si susseguiranno nei prossimi decenni (tra un “salvataggio” e un altro). Il libro merita attenta (e rassegnata) lettura. read more

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    Presentazione libro “Talebani dell’accoglienza. Vittime e mercanti del business dell’immigrazione”

    Siamo lieti d’invitarti al prossimo evento che si terrà nella serata di martedì 24 giugno alle ore 21:00 presso la Sezione degli Arbitri di Lodi, via Fanfulla 22,  in cui presenteremo il libro “Talebani dell’accoglienza. Vittime e mercanti del business dell’immigrazione” insieme a: read more

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