Alle origini della Scuola Austriaca di economia

Lunedì 19 luglio 2021 abbiamo presentato, in occasione del centotrentanovesimo evento di Lodi Liberale e nell’ambito delle iniziative dedicate ai classici del pensiero liberale, il libro di Carl Menger “Sul metodo delle scienze sociali”. Erano con noi Raimondo Cubeddu, professore di Filosofia politica presso l’Università di Pisa, Giandomenica Becchio, professore di Metodologia e Storia dell’economia presso l’Universita’ degli Studi di Torino e Flavia Monceri, professore di Filosofia politica presso l’Universita’ degli Studi del Molise.

Il libro rappresenta uno dei capisaldi essenziali nell’opera del grande fondatore della Scuola Austriaca di economia, la corrente intellettuale che, proprio a partire dalle intuizioni di Carl Menger, ha rilanciato su nuove basi sia l’economia che le scienze sociali che la stessa riflessione intorno alla centralità della libertà individuale.

Quest’anno ricorre, inoltre, il centesimo anniversario della morte di Carl Menger e Lodi Liberale, dopo aver dedicato alcuni eventi ad altri membri della Scuola (Ludwig von Mises, Friedrich August von Hayek e Murray Newton Rothbard), ha voluto ricordare questo maestro attraverso il suo libro uscito nel 1883 sulla metodologia. È un testo ricchissimo, di non agevole lettura, ma che fornisce tesori inestimabili lungo la obiettivamente difficile via che porta alla sua comprensione.

Non è nostra intenzione illustrare analiticamente il vastissimo repertorio di suggestioni e di coordinate di cui “Sul metodo delle scienze sociali” è colmo. Nostra intenzione sarà quella di offrire una sintesi inevitabilmente condensata di quanto contenuto nel libro, auspicando che possa sorgere la curiosità nell’affrontare una prospettiva tanto affascinante quanto estranea al pensiero economico e metodologico dominante. E questo a dispetto della fecondità di questa tradizione di ricerca, dei suoi innegabili successi e, perfino, delle sue capacità previsionali.

Per limitarci ai maggiori temi affrontati in questa che è, lo ribadiamo, un’opera di metodologia e quindi si incentra principalmente sulla corretta via da seguire per delineare profili ed obiettivi delle scienze umane, dobbiamo ricordare preliminarmente che per Menger, e per tutta la Scuola Austriaca dopo di lui, la premessa fondamentale ad ogni considerazione è il cosiddetto “individualismo metodologico”. Per “individualismo metodologico” si deve intendere una peculiare posizione per la quale “solo l’individuo crea, solo l’individuo agisce”, escludendo in tal modo la reificazione di tutte le entità collettive o generali quali ad esempio lo stato. Sono sempre alcuni individui ad agire o a progettare, non esistono, alla prova della verifica fattuale e di quella teorica, agglomerati che abbiano una vita distinta dagli elementi che li compongono. Posto questo grande fondamento, l’analisi mengeriana prosegue affermando che gli individui hanno conoscenze parziali, limitate, fallibili e perciò sovente erronee della realtà e la loro azione è improntata a queste caratteristiche. Ciò nonostante, le istituzioni sociali (stato, linguaggio, diritto, mercato, prezzi, etc) sono spesso proprio il risultato imprevisto, inconsapevole, di questo tipo di azione umana, ossia di quel tipo di tentativo con il quale individui provano a raggiungere fini soggettivi. Come si vede, siamo agli antipodi concettuali da ogni visione deterministica, sia essa di tipo storicistico oppure etico oppure politico. E siamo anche all’interno di una prospettiva culturale che ritiene la tradizione classica dell’economia (quella che, per intenderci, parte con Adam Smith e che ha in Karl Marx uno dei suoi più insospettabili apostoli) come superata ed incapace di rispondere alle sollecitazioni ed alle nuove istanze apportate proprio dalle suggestioni di una nuova teoria del valore (quella che verrà chiamata “rivoluzione marginalista) inaugurata proprio da Carl Menger nel 1871, quando fece uscire l’altro importantissimo testo dal titolo “Principi fondamentali di economia”. È il soggetto ad essere centrale nella nuova visione marginalista, sono i suoi desideri ad orientare i valori, sono le sue preferenze a costituire la bussola del mercato, della produzione e dei prezzi. Ed il soggetto è l’individuo nella sua concretezza irripetibile, irriproducibile, singolare. 

Moltissime saranno le conseguenze di queste grandi linee guida che sorreggono l’impianto teorico dell’opera di Menger, e la maggior parte di esse saranno declinate da coloro che in questa tradizione di ricerca si identificheranno. La Scuola Austriaca di economia e di analisi delle scienze sociali continua ad essere un filone importantissimo all’interno degli strumenti teorici con i quali viene letta la complessità del reale. A testimonianza della grandezza di questo gigante intellettuale, molte delle sue intuizioni devono ancora ricevere adeguata declinazione e concreta attualizzazione all’interno dei multiformi contesti in cui si presenta lo scenario post industriale o la globalizzazione. Se molto resta da fare, tuttavia, il lascito di questo formidabile scolarca resta, indubitabilmente, di assoluto livello.

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