Il potere come problema cardine della politica nell’analisi di Lorenzo Infantino

La parola potere viene utilizzata quotidianamente e con accezioni talmente differenti che spesso non si riesce più a tornare al suo significato essenziale. Per questo un libro come “Potere. La dimensione politica dell’azione umana” del Professor Lorenzo Infantino, in cui viene puntualmente analizzato il concetto di potere, è utilissimo al dibattito politico e culturale italiano e siamo molto lieti di averlo presentato a Lodi lo scorso 24 febbraio.

La condizione umana è una condizione di scarsità perché le risorse presenti e future non possono soddisfare contemporaneamente i bisogni e le esigenze di tutti gli uomini. Da qui nasce l’ineliminabilità del conflitto sociale a cui si può porre rimedio essenzialmente in due modi: attraverso la forza o attraverso lo scambio. La prima modalità ha come applicazione politica la coercizione statale, la seconda la cooperazione all’interno del mercato.

La concezione liberale dell’uomo si basa infatti sulla consapevolezza della sua fallibilità e della sua ignoranza e si contrappone nettamente alla “presunzione fatale” che porta invece ad una cieca fiducia nel Grande Legislatore, figura di riferimento per i totalitari e gli statalisti di ogni sorta che lo ipotizzano onnisciente e in grado di guidare le sorti degli uomini verso il raggiungimento del loro bene. L’uomo quindi è costretto, per superare tutte le difficoltà dovute alla sua conoscenza limitata, a cooperare anche con persone i cui scopi ignora completamente e con le quali probabilmente non coopererebbe se ne conoscesse i fini, perché molto probabilmente non li approverebbe. Si giunge quindi ad una cooperazione spontanea tra individui estranei tra loro. Ovviamente i vari soggetti avranno bisogni più o meno urgenti e per tale motivo avranno maggiori o minori gradi di libertà rispetto al “potere” degli altri con cui intrattengono una relazione di scambio. Nel corso della storia molte teorie hanno tentato di eliminare il conflitto tramite la soppressione della proprietà privata, vista come sua causa, ma nel libro viene magistralmente spiegato come la proprietà privata sia, al tempo stesso, la conseguenza e la soluzione al conflitto, e non la sua causa.

Il potere è quindi sempre presente nei rapporti tra uomini e, principalmente, nella vita politica. Bisogna quindi sapientemente dosare questo potere e limitarlo, evitando il più possibile che lo Stato intervenga nella cooperazione spontanea degli uomini imponendo norme particolari. Dal punto di vista liberale, non ci si deve porre il problema di chi deve governare, ma di come controllare chi comanda; non si deve cercare di stabilire e imporre per legge ciò che è giusto per gli uomini, ma vietare ciò che è ingiusto perché danneggia la vita, la libertà o la proprietà degli altri; non si deve cercare di avere il migliore possibile governo degli uomini, ma il governo della legge, intesa come insieme di norme generali ed astratte che non hanno nome e cognome, ma sono applicabili a chiunque.

Gli argini fondamentali di una società libera nei confronti del potere sono, secondo l’autore, la proprietà privata e la consapevolezza dell’inesistenza logica di un “punto di vista privilegiato sul mondo”. Quest’ultima è un punto essenziale poiché la conoscenza umana è diffusa, dispersa e fallibile, quindi non può essere accentrata e posseduta da nessuna persona, autorità o ente che dovrebbe perciò governare sugli altri indicando la via del progresso. Per il miglioramento sociale ci si deve invece affidare alla competizione – che deriva da cum petere, ovvero cercare insieme – delle idee affinché emergano quelle migliori e più utili al progresso sociale.

Insomma siamo in presenza di un libro estremamente importante per far capire che il potere c’è ovunque ci sia una società, ovunque ci siano uomini e ovunque, in particolare, ci sia uno Stato. Esso va quindi limitato il più possibile tenendo sempre presenti le parole del grande cattolico liberale Lord Acton: “Il potere tende a corrompere, il potere assoluto corrompe in modo assoluto”.

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