La Resistenza sconosciuta e la lotta partigiana autonoma

Lunedì 26 aprile 2021, durante la nostra centoventisettesima serata, abbiamo presentato il volume curato da Tommaso Piffer “Le formazioni autonome nella Resistenza Italiana” insieme a Eugenio Capozzi (Professore di Storia Contemporanea all’’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa), Marco Patricelli (Storico) e Massimo De Leonardis (Professore di Storia dei Trattati e Politica Internazionale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).

Si tratta di un volume indubbiamente interessante e fuori dagli schemi che ci introduce nel mondo semisconosciuto dell’altra Resistenza. Infatti, il movimento resistenziale ebbe un‘importanza fondamentale nella lotta contro il nazifascismo, ma la storia e la politica hanno sempre e soltanto portato sugli scudi i rappresentanti dell’ANPI, di matrice socialista e comunista, che si considerano gli unici depositari della vittoria contro l’invasore e i suoi alleati. In realtà dopo la guerra nacque anche un’altra associazione, la “Federazione Italiana Volontari della Libertà”, che raccoglie nelle sue fila ben ventotto associazioni autonome composte da ex partigiani liberali, cattolici e monarchici.

La Resistenza autonoma ebbe un ruolo di primo piano nell’ambito del fronte resistenziale, sia dal punto di vista numerico che dal punto di vista militare e politico. Le formazioni Osoppo, Fiamme Verdi, o il Gruppo Divisioni alpine di Enrico Martini “Mauri”, convogliarono migliaia di uomini, portando spesso in dote una insostituibile esperienza militare acquisita nel Regio Esercito.

Come spiegato nel volume, “Fu grazie a uomini come Alfredo Pizzoni, Edgardo Sogno e Raffaele Cadorna che il Comitato di liberazione Nazionale Alta Italia poté garantirsi la fiducia degli Alleati e quindi il sostegno militare ed economico senza il quale, come ebbe a dire Ferruccio Parri, la Resistenza avrebbe dovuto praticamente chiudere bottega”.

Le due anime del CLN ebbero forti contrasti politici tra di loro non tanto per il da farsi immediato, ovvero sconfiggere i nazifascisti, ma per la visione futura del nostro Paese. Da una parte la fazione socialcomunista prevedeva un sovvertimento totale delle istituzioni auspicando un modello di stato di stampo sovietico, dall’altra i liberalmonarchici puntavano a una restaurazione della democrazia attraverso la libera scelta di un ordinamento politico del quale dotarsi al termine del conflitto.

La lotta al nazifascismo era quindi vista dagli uni come la premessa a una rivoluzione e dagli altri come un rinnovamento politico non necessariamente anche costituzionale.

Queste divisioni politiche però, riguardavano soltanto i vertici delle organizzazioni partigiane, in quanto il grosso delle forze in campo non era politicamente indottrinato e sceglieva di entrare in questa o quella brigata partigiana per conoscenze, amicizie o altro.

Dal punto di vista delle idee, quindi, le formazioni autonome ebbero il sopravvento e la democrazia fu instaurata sotto forma di Repubblica nella quale il frazionamento dei poteri era, ed è tale, da non permettere a nessuno di poter accentrare su di se una forza capace di far nascere un nuovo Mussolini.

Questa raccolta di testimonianze coordinata da Tommaso Piffer non ha il compito di riscrivere la storia, ma quello, altrettanto importante, di ridare dignità e onore a tutte quelle forze resistenziali, fondamentali per la vittoria finale, che sono state volutamente dimenticate e persino dileggiate con il termine sprezzante di brigate Badogliane. Da ora in avanti i sacrifici umani e le eroiche battaglie della Brigata Maiella, delle Formazioni della val d’Ossola, dei Resistenti friulani, delle brigate Verdi bresciane e di decine di altre formazioni autonome non dovranno più essere un semplice compendio della Resistenza fin qui esaltata, ma dovranno assolutamente vivere nella memoria di tutti noi che stiamo godendo i frutti delle loro azioni.

Vittoriosa dal punto di vista politico, la Resistenza autonoma ha perso la battaglia della memoria, è stata a lungo ignorata dalla storiografia e soltanto oggi i reduci e gli eredi di quegli ideali rialzano prepotentemente la testa per ricordare al mondo il loro insostituibile contributo alla rinascita della democrazia nel nostro Paese dilaniato dalla guerra contro l’invasore e dalla guerra civile tra italiani. Leggere questo libro aiuta a conoscere la storia di queste straordinarie formazioni che hanno radunato uomini che, per amore della libertà, volevano sconfiggere un regime autoritario come quello fascista, ma che non auspicavano l’instaurazione di un regime totalitario come quello comunista. Il che fa tutta la differenza del mondo.

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