Margaret Thatcher, la donna che segnò un’epoca

Lunedì 29 marzo 2021, in occasione del nostro centoventitreesimo evento, abbiamo presentato il libro “Margaret Thatcher” di Elisabetta Rosaspina. Erano presenti, oltre all’Autrice, giornalista, Jas Gawronski, giornalista, e Paolo Guzzanti, giornalista.

Il libro è significativamente sottotitolato “Biografia della donna e della politica” e le angolature prospettiche entro le quali è stata esaminata la formidabile parabola della prima Primo Ministro donna di un grande Paese dell’Occidente sono state proprio queste, mediante un lavoro estremamente accurato sulle fonti di prima mano e intervistando molti che la conobbero personalmente. 

Margaret Thatcher è stata un leader carismatico, capace di dare il suo nome ad un’epoca (l’età thatcheriana, dal 1979 al 1990, ossia il lunghissimo periodo del suo incarico di Primo Ministro del Regno Unito), perché dopo i suoi tre mandati il suo Paese e perfino i suoi avversari politici registrarono un cambiamento, tanto da conformarsi  al suo nuovo e peculiarissimo modo di intendere sia la politica che lo stile di governo. 

La sua è la storia di una persona intelligente e caparbia, capace di ascendere grado per grado solo con la forza dei suoi talenti e del suo merito in tutti i campi dove ha voluto misurarsi. Dalla borsa di studio ottenuta per Oxford malgrado un’origine ne’ aristocratica ne’ facoltosa (grazie, piuttosto, all’educazione ed al senso del dovere impartitole da una famiglia di stampo tradizionale, da cui trarrà moltissima parte del proprio leggendario carattere). Passando, poi, per la laurea e l’ingresso nel mondo del lavoro, per coltivare, contestualmente, e fin da giovanissima, la sua principale passione, la politica. Passione nella quale seppe dimostrare da subito una vocazione ed un valore impareggiabili. Che seppe mettere in mostra sia nelle discussioni accademiche che nella frequentazione del circolo universitario del Partito Conservatore. Da qui, dopo la prima laurea, in Chimica, seppe rendere evidenti le sue altissime qualità anche nell’ambito del Partito Conservatore al di fuori di Oxford, arrivando a giocarsi, giovanissima, la possibilità di essere eletta per un seggio parlamentare. Fin da questi primordi, emergono le sue caratteristiche più tipiche, che la accompagneranno sempre e che ancora oggi, a quasi otto anni dalla sua morte (avvenuta a Londra l’8 aprile 2013, a settantasette anni compiuti), ce la connotano con chiarezza : la strabiliante preparazione su tutti i temi che doveva trattare, il puntiglio e la professionalità con i quali svolgeva ogni mansione, l’arguzia, l’acume, la prontezza e talvolta perfino una caustica ironia, l’avversione precisa e manifesta per idee ed avversari politici. Potremmo aggiungere molte altre incontestabili qualità (l’amore per il suo grande Paese, per la sua formidabile storia e le sue caratteristiche tradizioni, l’eloquenza serrata ed i toni inequivocabilmente diretti, la padronanza delle situazioni e lo stile fermissimo con cui seppe affrontare tutti i momenti di crisi che le si prospettarono di fronte, il senso di una prospettiva di lungo periodo dopo aver risolto gli immensi problemi che fece superare al Regno Unito, da “Gigante malato” nel 1979 a nazione rispettata e prestigiosa quando dovette abbandonare il numero 10 di Downing Street nel 1990) e difetteremmo ancora nella memoria della sua azione.

Ci sia consentito ricordare, anche per il nostro Paese, attardato sulla strada di politiche lontanissime dagli esiti thatcheriani, due aspetti che perfino i suoi molti avversari politici (esterni ed interni al suo partito) le hanno sempre riconosciuto : il primo è stata la capacità di preparare la sua azione di governo mediante l’opera intellettuale di laboratori politici (think tanks) e pensatori orientati alla chiara, precisa e possibile implementazione di strategie in linea con le sue idee, le idee della sua parte politica e della nazione. Margaret Thatcher ha dimostrato di saper governare con le idee, con teorie di libertà fiscale più ampia, di contenimento progressivo della spesa, di attenzione agli sprechi, di stabilità monetaria e di difesa di tutti i settori produttivi.

Accanto a questo primo aspetto, e correlato inscindibilmente a questo, in una sorta di legame indissolubile, ci fu la straordinaria e per certi versi  sicuramente irripetibile personalità della “Lady di Ferro” (soprannome, peraltro, affibbiatole da un remoto redattore di un giornale russo, quindi da un nemico acerrimo, e di cui lei fu orgogliosa), cioè il suo rigore nell’applicazione delle sue politiche, a volte la (necessaria) durezza, in una parola l’allergia verso ogni forma di compromesso, la quasi tetragona inflessibilità nel sostenere i propri convincimenti e l’interesse del proprio Paese. Tutto questo lo si vide nel Regno Unito, soprattutto quando sentì di dover sostenere con forza inusitata i suoi punti di vista durante la stagione degli scioperi, della disoccupazione, delle difficoltà di tutti i settori nel momento in cui ancora i risultati non erano evidenti. Ma lo si vide anche fuori dai confini patri, quando sostenne, e vinse, una guerra nelle Falkland invase dal generale, e dittatore, argentino Gualteri, o quando scese in tutte le cancellerie d’Europa, sia nazionali che della Unione Europea, per far capire chiaramente che non sarebbe stata mai disposta ad un europeismo arrendevole o subalterno da parte della sua amministrazione.

Il libro fa emergere anche un lato più umano e meno convenzionale della Thatcher, sicuramente lontano da quella insensibilità da cliché che tutti i suoi nemici e financo Hollywood le affibbiarono nel corso degli anni in cui fu al potere. Con molta poca eleganza, si arrivò perfino a rappresentarla al crepuscolo dell’esistenza, con un compiacimento nel vederne il tramonto degno di miglior causa. 

Il complotto di partito che di fatto la indusse ad abbandonare, unito a quanto dovette subire, lei europeista convinta della necessità di uno spazio libero per le merci, che non voleva annichilire il Regno Unito in un’Europa mega-Stato di direzione franco-tedesca, durante l’ultimo vertice cui partecipò, ci danno anche l’esatto misura della levatura dei suoi avversari. 

Spesso i giornali, che non furono certamente teneri con lei, sanno condensare in una sintesi una figura o un periodo, e la cosa avvenne nel momento in cui rassegnò le sue dimissioni da Primo Ministro. Per definire l’età thatcheriana e Margaret Thatcher, il “Daily Mail” titolo’ la sua edizione speciale <<Too damn good for the lot of them>>.

Troppo dannatamente brava per la maggior parte di loro.

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