Per non dimenticare: gli internati militari, i deportati, i dissenzienti

Lunedì 25 gennaio scorso la nostra Associazione, Lodi Liberale, ha presentato il libro di Mario Avagliano e Marco Palmieri “I militari italiani nei lager nazisti. Una resistenza senz’armi (1943-1945)”. Erano presenti, oltre al co-autore Mario Avagliano, storico e saggista, anche Maria Teresa Giusti, professore di Storia Contemporanea presso l’Universita’ di Chieti-Pescara, e Pietro Di Muccio, Direttore Emerito del Senato della Repubblica. L’occasione che ci ha spinto ad offrire al nostro pubblico un libro come questo, dal grande valore documentale, ma soprattutto dal notevolissimo spessore testimoniale, era offerto dall’imminente (27 gennaio) Giornata della Memoria, che, nella formulazione adottata dal nostro Paese, peraltro alcuni anni prima della corrispondente risoluzione delle Nazioni Unite, ricorda sia le vittime dell’Olocausto, che quelle delle leggi razziali, che coloro che hanno messo a rischio la loro vita per proteggere i perseguitati ebrei che, infine, tutti i deportati militari e politici italiani nella Germania nazista. Ebbene, in questa occasione, il cui significato viene dalla nostra Associazione recepito come vitale per la formazione delle generazioni che non hanno avuto la ventura di sperimentare questi abomini, abbiamo voluto incentrare la serata su tutti quegli italiani (e furono moltissimi) che hanno subito la deportazione, la prigionia, sofferenze indicibili e financo la morte per non aver voluto prestare giuramento alla Repubblica Sociale Italiana e, di conseguenza, ai nazisti.

La situazione militare appena prima  dell’otto settembre 1943 vedeva la nostra penisola spaccata in due, con il centro Sud in mano agli Alleati successivamente allo sbarco in Sicilia del luglio-agosto ed il centro Nord prossimo ad essere invaso dai nazisti. In quel giorno, il capo del governo e maresciallo d’Italia Pietro Badoglio annunciò la firma dell’Armistizio di Cassibile con gli Alleati anglo-americani. Questa firma voleva sancire la fine delle ostilità, ma quello che nella realtà avvenne fu una generale confusione, anche a motivo della fuga da Roma del Re Vittorio Emanuele III, oltre che di suo figlio Umberto e del Governo nato in seguito alla deposizione di Benito Mussolini il 25 luglio. Le nostre forze armate, impegnate su tutti i teatri del conflitto ed ammontanti alla incredibile cifra di ottocentoquindicimila (815000 !) unità, si ritrovarono senza ordini precisi ed in una situazione di incertezza e di disorientamento.

Il giorno successivo, ossia il 9 settembre, mentre americani ed inglesi sbarcarono a Salerno, Hitler ordinò l’invasione dell’Italia ed avviò le operazioni che avrebbero portato alla liberazione di Mussolini, alla creazione del regime fantoccio di Salo’ ed ad una ferrea resistenza per contenere l’avanzata alleata.

In questo quadro, ai militari italiani, subito considerati traditori, venne posta l’alternativa fra l’inquadramento nell’esercito tedesco e l’internamento in campi di prigionia, o di lavoro, quando non in campi di sterminio, fino a giungere, in non rari casi, nell’esecuzione capitale immediata.

Il libro si occupa proprio di questi eroi, e non si tema a chiamarli così. Esso affronta, infatti, con il puntiglio e la competenza che da molti anni i due Autori mostrano verso questa tematica, la storia degli Internati Militari Italiani. Una storia di formidabile coraggio, in cui solo una ridottissima parte dei prigionieri accettò l’arruolamento, e che, piuttosto, mostrò in centinaia di episodi la forza morale di uomini che seppero resistere. Senz’armi perché disarmati, ma capaci di non perdere la loro dignità, di mantenersi fedeli al giuramento nei confronti principalmente della Corona e di costituire, in senso proprio, uno dei capisaldi che seppero liberare il nostro Paese : gli Alleati, la Resistenza in tutte le sue molteplici sfaccettature ed infine, non meno importanti, tutti coloro che (dagli Internati Militari agli oppositori, dai perseguitati a coloro che rischiarono la vita per proteggerli) optarono per forme di non collaborazione o di aperta dissidenza. I soldati italiani che non si piegarono dovettero subire indicibili pene. Dal mantenimento, per prima conseguenza, in un regime legale non convenzionale, in cui non poterono mai contare su alcun tipo di tutela, ma, anzi, ne derivarono solo una situazione di prigionia e di lavoro al limite del subumano.

Il libro racconta tutto questo e molto di più. Il suo intento, evidente e meritorio, è la fuoriuscita di questo sanguinoso, eroico, tragico capitolo di storia patria dal cono d’ombra della marginalità quando non dell’accantonamento. Moltissimi, infatti, furono i fatti che accompagnarono, in molti contesti e su vari fronti, questa vera e propria epopea e molto resta ancora da studiare per dare luce e memoria a questi grandi protagonisti. Uomini che avrebbero potuto con un semplice assenso salvarsi, ma che scelsero consapevolmente un destino di rettitudine e di onore.

Spesso vengono ricordati, tra gli Internati Militari, i nomi di alcuni personaggi noti (fra questi, Tonino Guerra, Giovannino Guareschi, Antonio Cederna, Giuseppe Lazzati, Alessandro Natta, Mario Rigoni Stern, Edilio Rusconi, Luciano Salce, Gianrico Tedeschi), come pure certi eclatanti fatti di eroismo, ma il senso della Memoria di questi soldati fu nel sacrificio quotidiano di ognuno e nella scelta, questa sì da tenere sempre a mente in futuro, che vollero adottare fin dall’inizio.


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