Restituire all’impresa la piena libertà di agire

Lo scorso 7 novembre abbiamo presentato a Lodi il libro di Pascal Salin, “Liberiamoci!”, insieme all’autore e ad Alberto Mingardi, Direttore Generale dell’Istituto Bruno Leoni. Si tratta di un vero e proprio appello ai francesi e agli italiani a risvegliarsi dal torpore intellettuale in cui sono immersi da decenni, smettendola di aspettarsi dallo Stato la soluzione ai propri problemi e, anzi, pretendendo di avere restituita la libertà di scelta e di contrattazione in ambiti che oggi sono soggetti quasi esclusivamente alle decisioni di burocrati e politici: l’istruzione, la casa, la salute e il mercato del lavoro, in particolare.

Questo libro, in cui ogni idea viene espressa con semplicità ed estrema chiarezza, rappresenta una vera e propria iniziazione per chi si approccia da novizio al pensiero liberale. È una perfetta esortazione per tutti a riprendere in mano la propria vita, tornando ad assumersi le responsabilità sia nei momenti vincenti sia in seguito ai fallimenti, rivendicando il proprio diritto di decidere in autonomia in tutti i campi e togliendo quindi tale potere allo Stato o alla burocrazia che in tal modo ci rendono schiavi. Per far questo dobbiamo però liberarci dalle catene del pensiero statalista che permea ogni livello della nostra società e le menti della maggior parte degli europei, nonostante esso abbia dimostrato il suo fallimento concreto, reso evidente dalla pesante situazione di crisi che dura ormai da anni, caratterizzata da stagnazione economica e disoccupazione diffusa.

In questo piccolo saggio si spiega brevemente, ma efficacemente, perché molte politiche spesso invocate dagli statalisti di tutti i partiti come panacea per arrivare alla crescita economica in Europa siano in realtà assolutamente fallimentari e, anzi, addirittura nocive: l’aumento della spesa pubblica, una politica monetaria più espansiva, un vago “patto europeo per l’occupazione”, l’aumento delle spese in ricerca e formazione, il varo di grandi progetti infrastrutturali finanziati da eurobond, il protezionismo o le politiche contro la delocalizzazione delle imprese. Ciò che serve in realtà sono ben altre cose: l’eliminazione di lacci e lacciuoli che impediscono lo sprigionarsi di energie imprenditoriali; l’abbattimento degli ostacoli che impediscono agli individui di lavorare, investire, risparmiare e innovare al meglio; un arretramento dello Stato e un’avanzata del mercato in molti settori economici che oggi sono caratterizzati dall’assenza di innovazione e di efficienza; una rapida, profonda, duratura e credibile riduzione della tassazione. Ma soprattutto ciò che serve è la liberazione delle nostre menti dai condizionamenti culturali che hanno portato noi europei ad avere paura del mercato, e non ad apprezzarlo come luogo di incontro e di soddisfacimento delle esigenze individuali; a considerare il profitto in maniera negativa, e non come un risultato concreto dell’apprezzamento da parte dei consumatori; a vedere quindi nell’imprenditore un pericolo da imbrigliare, e non l’unico in grado di creare ricchezza e vera occupazione, che quindi va aiutato, non con incentivi e agevolazioni arbitrarie e discrezionali, ma restituendogli la piena libertà di agire.

Insomma l’invito che l’autore ci rivolge è quello di abbandonare la via della schiavitù e di intraprendere quella della libertà, che è indubbiamente più rischiosa, ma è anche l’unica in grado di fare di noi dei veri uomini e non dei semplici sudditi. Cogliamo dunque il suggerimento di Pascal Salin che ci spiega la sola ricetta che porterebbe al successo, quella che consiste nel tornare ad essere uomini liberi che ai politici non chiedono favori o posti, ma dicono con forza: “Liberateci! Liberateci dalle vostre regolamentazioni soffocanti! Liberateci dalle vostre imposte schiaccianti! Lasciateci fare e vedrete ciò che siamo in grado di fare”.

Commenta l'articolo

commenti