Ronald Reagan, un uomo americano che cambiò il mondo

Lunedì 31 maggio 2021, in occasione del centotrentaduesimo evento di Lodi Liberale, abbiamo presentato il libro di Gennaro Sangiuliano “Reagan. Il presidente che cambiò l’America”. Erano con noi, oltre all’Autore, direttore del TG2, anche Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente del Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella” e Marco Respinti, giornalista e scrittore.

Il libro è una biografia dell’uomo e del grande Presidente degli Stati Uniti dal 1980 al 1988, due mandati che ne fecero uno dei grandi artefici del riscatto americano oltre che della vittoria nella Guerra Fredda e della caduta del comunismo. Durante la sua lunga vita (1911-2004), dall’infanzia poverissima fino alla Casa Bianca, quest’uomo seppe interpretare e capire meglio di moltissimi altri l’America, a livello di mentalità profonda e di sensibilità spiccata, tanto da comprenderne le immense energie, il desiderio di riscatto, le strabilianti potenzialità e, soprattutto, il ruolo che avrebbe dovuto tenere la sua Amministrazione per farne emergere al meglio i risultati.

Una costante della parabola di Ronald Reagan fu la persistente sottostima in cui fu tenuto, sottostima che fu puntualmente, in tutti gli ambiti in cui si trovò ad operare, ribaltata dalle conseguenze positive che ebbero moltissime delle sue azioni o dei suoi atti. Una sottostima che non fu mai, a dire il vero, condivisa da coloro che, con percentuali tanto alte durante i suoi incarichi, si trovarono a votarlo, né’ da coloro che, soprattutto negli strati medi della popolazione (ma non solo) si trovarono a beneficiare direttamente o indirettamente delle politiche da lui rese possibili. E questo non solo quando si trovò a guidare il suo Paese in otto entusiasmanti anni segnati dalla ripresa economica, da un nuovo orgoglio, da una leadership mondiale indiscussa, da una nuova atmosfera di freschezza ed ottimismo dopo gli anni bui della presidenza democratica di Jimmy Carter. Di fatto, un grande saldo positivo, e le conseguenti popolarità ed approvazioni, gli vennero anche dal periodo in cui fu Governatore della California, uno Stato che si trasformò durante la sua amministrazione nel più ricco Stato dell’Unione, oltre che l’avanguardia per quella straordinaria Quarta Rivoluzione che ebbe nella Silicon Valley i suoi avamposti. Ebbene, l’allora Governatore Reagan, seppe interpretare questo formidabile slancio, seppe capirne le potenzialità e garantirne le condizioni per un’esplosione le cui promanazioni sono nella vita quotidiana di ognuno di noi. Anche qui Ronald Reagan seppe ribaltare gli scetticismi di taluni, le facili ironie sul suo passato di attore, i complessi di superiorità di altri che, soprattutto nella sinistra liberal, non riuscirono forse mai a capirne la grandezza. Una grandezza che, invece, fu capita perfettamente dalla gente comune, anche coloro che, partiti da strati sociali più bassi della popolazione, furono in grado, grazie alla bontà ed all’efficacia di molti suoi provvedimenti, di ascendere personalmente di livello sociale o di consentirlo ai propri figli ed ai propri nipoti. Ronald Reagan fu davvero l’esplicazione, prima di tutto in se stesso, dell’ <<american dream>>, un sogno che non rimase tale, ma che per moltissimi divenne una grande realtà.

Ronald Reagan crebbe in una famiglia povera, in anni difficilissimi, educato a principi rigorosi ed al rispetto, ma soprattutto all’idea che i risultati vanno ottenuti personalmente, con il duro lavoro e l’applicazione, con i sacrifici e con l’ottimismo, con la volontà e con la fedeltà ai propri obiettivi. In questo modo ebbe un’educazione regolare, in questo modo si laureò in economia, e con questo bagaglio culturale ed una rigorosa disciplina, cercò ostinatamente un lavoro adeguato ai suoi ideali durante gli anni terribili della Grande Depressione. E ci riuscì, conseguendo un grande successo nel Midwest americano dell’epoca all’interno del sistema radiofonico e sportivo. 

Di seguito, e quasi per caso, il suo trasferimento ad Hollywood, dove, grazie ad un provino nel quale mostro’ le sue indubbie capacità, venne scritturato nell’industria cinematografica, divenendo in breve un attore di grande successo, sebbene non in produzioni di primissimo livello. I suoi guadagni lievitarono, tanto da consentirgli, giovanissimo, di far uscire la propria famiglia dalla povertà e di far finire al fratello i propri studi universitari. La stima ed il credito che godeva indifferentemente presso tutti i colleghi attori, lo portarono perfino alla presidenza del sindacato degli Attori di Hollywood, ruolo per il quale si mostrò immediatamente predisposto. 

Alla fine di questa esperienza, Reagan seppe sfruttare con abilità e carisma due eventi che saranno determinanti nella carriera politica di lì a venire : aver accettato le offerte della General Electric per una trasmissione televisiva nazionale (trasmissione che gli diede vasta popolarità, conoscenze ed un dominio del mezzo che gli furono essenziali) ed aver girato in tutti gli stabilimenti del colosso dell’elettricità americano dove conobbe ogni strato della popolazione, forgiando ed affinando le sue naturali doti di comunicatore ed entrando in empatia con i problemi della gente “vera”. La sua successiva entrata in politica, nelle fila del Partito Repubblicano (lui che in gioventù fu democratico roosveltiano), maturò all’insegna di un’elaborazione anche intellettuale, che lo portò a concorrere come Governatore dello Stato della California, vincendo e riformando con intelligenza il comparto della spesa (abbattendo le molte voci inutili), la fiscalità e la sanità, oltre che incentivando il miracolo economico californiano. Reagan, in virtù dei suoi molti successi, ammessi, peraltro, dai suoi stessi avversari politici, divenne progressivamente, dunque, il punto di riferimento di una fetta sempre più vasta di elettorato, fino a scalzare, in elezioni rimaste nella memoria per le dimensioni eclatanti della vittoria, il presidente Jimmy Carter. Tra i moltissimi successi del suo primo quadriennio, ricordiamo gli sbalorditivi risultati economici, con una strategia che, in seguito, fu denominata “Reaganomics” : riduzione della spesa pubblica, riduzione delle aliquote marginali sul reddito (da lavoro e da capitale), riduzione della regolamentazione ed abbassamento dell’inflazione mediante il controllo dell’offerta di moneta. I quattro anni successivi, sanciti da un ennesimo mandato plebiscitario, consegnarono alla storia la figura di un Presidente che, come la sua amica Margaret Thatcher nel Regno Unito, di fatto definì un cambio sostanziale nella politica del suo Paese, cambio che persino i suoi avversari politici dovettero non solo riconoscere, ma fare proprio. Quando venne il momento del termine del suo secondo mandato, la popolarità ed il gradimento di Ronald Reagan erano ancora altissimi presso la sua nazione. Gli Stati Uniti lo amarono sempre, sentendolo intimamente come colui che ne comprese l’anima, ed alla sua morte, giunta dopo una malattia debilitante, seppero tributargli onori che travalicarono gli schieramenti e le appartenenze.

Commenta l'articolo

commenti