Lunedì 5 luglio 2021 abbiamo presentato, in occasione del centotrentasettesimo evento di Lodi Liberale, il libro di Carlo Cattaneo “Interdizioni israelitiche”. Erano con noi Gianmarco Pondrano Altavilla, curatore del libro e Direttore del “Centro Studi Gaetano Salvemini” di Napoli, Giovanni Luseroni, professore di Storia della Riforma e della Controriforma presso l’Universita’ degli Studi del Molise e Giulio Disegni, vice presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Carlo Cattaneo non è, principalmente, noto per questo scritto, anche se cercheremo di evidenziare i molti motivi che suffragano la lettura di un pamphlet solo all’apparenza di occasione. Il grande pensatore federalista e liberale milanese coglie l’occasione di una palese ingiustizia, perpetrata ai danni di due fratelli francesi di religione ebraica, che, avendo acquistato un fondo nel cantone svizzero di Basilea Campagna intorno agli anni Trenta del XIX secolo, se ne vedono espropriati in nome di leggi locali che inibivano la proprietà agli Ebrei per fede e per stirpe. Questo “affaire” aveva destato scalpore in tutta l’Europa dell’epoca, sia per la violazione degli accordi da poco siglati tra Francia e Confederazione Elvetica sia per le evidenti questioni etico-morali che mettevano in luce quante parti della legislazione del Vecchio Continente fossero discriminatorie nei confronti degli Ebrei. La posizione di Cattaneo in merito è una condanna senza attenuanti, ma le motivazioni addotte sono il motivo per il quale questo scritto merita di essere letto, presentando un gruppo di argomentazioni ed un insieme di posizioni estremamente originali e perfettamente in linea con il pensiero più ampio dell’Autore. Cattaneo, innanzitutto, utilizza l’episodio come un semplice spunto, seppur significativo, per un’indagine ad ampio spettro sulle conseguenze economiche e legali che questo tipi di divieti, che potremmo definire di inibizione ad un gruppo, provocano sia sulle vittime dirette della interdizione (gli Ebrei, appunto) che sull’intera società. Ed è proprio qui che Cattaneo fa leva, provando a far comprendere che questo tipo di azioni discriminatorie siano in realtà controproducenti e danneggino proprio quel tipo di tessuto che un malinteso senso della protezione economica voleva tutelare.
Crediamo che, a questo punto, non sia inutile accennare ad alcuni aspetti che, ci auguriamo, renderanno più chiaro il quadro. Carlo Cattaneo, liberale, antinazionalista, anticollettivista, repubblicano e federalista (che guardava alla Svizzera ed agli Stati Uniti come ai modelli per un’Italia che egli vedeva composta da territori, municipi e città), paladino delle libertà individuali, rappresenta uno dei versanti sconfitti del nostro Risorgimento. E l’indubbio prestigio di cui fu sempre gratificato fece da contraltare al fatto altrettanto indubbio che la sua visione, come quella di molti altri, non venne accolta ne’ rappresentò, in fondo, nemmeno un’alternativa seriamente considerata. Si preferì la conquista armata, l’accentramento, l’espansionismo di una monarchia locale, un’unità forzata e problemantica.
Quale la possibile attinenza di un pensatore tanto “inattuale” per i suoi tempi con una vicenda apparentemente lontana e poco o nulla in sintonia con la storia italiana di quel periodo ? Ebbene, la possibile attinenza sta proprio nella posizione che Cattaneo evidenzia, sulla linea dei suoi punti di vista più peculiari : la questione si risolve per via di applicazione delle libertà individuali, libertà che sono peculiari ai diritti di proprietà ed a quelli economici. Applicare la tolleranza ha sempre fatto avanzare la società umana trasformandola in consorzio civile. A nessuno possono essere interdetti i diritti, e nel momento in cui vengono limitati o impediti, tutti ne perdono e il benessere generale, oltre che la giustizia, ne escono menomati. Non è pertanto solo sull’indubitabile serie di motivazioni etiche che i divieti alla proprietà da parte degli Ebrei vengono confutati, ma anche e soprattutto, nella prospettiva di Carlo Cattaneo, sulla considerazione che economicamente, legalmente e a livello di benessere collettivo tutti, Ebrei e non Ebrei, ne usciremmo con immense perdite. Tanto più che, come nota con ironica arguzia l’Autore, non ha molto senso accusare delle peggiori (o più nefande, socialmente e finanziariamente parlando) occupazioni gli Ebrei se essi sono stati spinti a questo tipo di occupazioni (il riferimento principale è all’usura, ma non solo) proprio da società che non gli hanno conferito altra possibilità per sopravvivere.
Tutti abbiamo da perdere da atti contrari alla libertà civile, individuale, economica. Ed ogni atto oppure ogni misura vòlta a vietare le libertà rispettose degli altri, tutti i divieti alla proprietà o le restrizioni al suo libero esercizio o, ancora, tutte le interdizioni (per usare la terminologia di Cattaneo) a gruppi o sottogruppi, sono una sciagura rivolta sia alle vittime dirette che al complesso della comunità. Questa una delle grandi lezioni liberali lasciate da Carlo Cattaneo in “Interdizioni israelitiche”.