I problemi della democrazia nell’analisi di Alexis de Tocqueville

Lunedì 5 ottobre, nel nostro 99esimo evento e secondo dedicato ai classici del pensiero liberale, abbiamo presentato il libro di Alexis de Tocqueville “La democrazia in America” insieme ad Angelo Panebianco (Professore di Scienze Politiche all’Università di Bologna), Salvatore Carrubba (Presidente del Piccolo Teatro di Milano e Giornalista) e Andrea Simoncini (Professore di Diritto Costituzionale all’Università di Firenze).

Il ponderoso volume di Tocqueville merita quanto pochi altri la definizione di “classico”, configurandosi come una pietra miliare irrinunciabile nello sviluppo della filosofia politica, dell’analisi sociale, della storia e in genere della cultura su tutta una serie di ambiti nei quali il formidabile sguardo dell’Autore ci conduce a posare la nostra mente.

La prosa di Tocqueville, oltre che immaginifica, è densa: non vi è praticamente capitolo, paragrafo, capoverso che non evochi decine di idee, spunti e riflessioni originali. Il lettore, mediante la scrittura di altissimo livello del grande pensatore francese, è condotto a tentare di capire il mondo in cui esso stesso è calato e possiamo dire che difficilmente si trova nella produzione consimile un testo che, spiegandoci un’esperienza, ci induce a porci continue domande sulla contemporaneità.

Ricordiamo le coordinate entro cui si inserisce “La democrazia in America”: si tratta del resoconto di un viaggio di nove mesi che Tocqueville compì tra maggio del 1831 e febbraio del 1832, un viaggio che condusse l’Autore con l’amico Gustave de Beaumont da New York attraverso gli Stati Uniti al fine di raccogliere informazioni sul sistema carcerario americano per conto del governo francese. In realtà il libro si trasforma in ben altro, ossia nella lucida, geniale e per certi versi profetica descrizione di una Nazione e di un sistema di governo in rutilante evoluzione. Tocqueville analizza la democrazia rappresentativa in uno specifico contesto, ma di fatto ci parla, al contempo, della forma stessa, del suo concetto, dei suoi vantaggi, ma anche dei suoi pericoli. Ora, per dare la misura dell’importanza dell’opera, si sappia che ogni altro studio successivo che affronta gli argomenti trattati ne “La democrazia in America” deve guardare anche oggi a quanto sostenuto o definito da Tocqueville. Senza alcuna pretesa di completezza – che data la vastità dell’opera risulterebbe vana – cercheremo di accennare a qualcuna delle tesi che innervano il libro. Tocqueville, innanzitutto, intuisce che negli Stati Uniti la democrazia, prima di essere un sistema politico, è una trasformazione sociale, ossia un fenomeno interno alla società e alla mentalità americane. A sua volta, Tocqueville è attento a mostrare come il sistema della democrazia rappresentativa vigente in Nord America influenzi nel profondo la società civile, i costumi, le idee, in breve ogni aspetto del vivere associato.

Non è nostra intenzione esaurire i moltissimi spunti su cui Tocqueville induce il lettore a soffermarsi. È un sicuro piacere che lasciamo ai lettori che finora non hanno avuto la fortuna di affrontare questo caposaldo del pensiero sulla democrazia liberale. Ci limitiamo ad evocare le parti nelle quali l’Autore ci mette in guardia sul fatto che, pur con tutti i vantaggi e le positività di cui può fregiarsi, la democrazia rappresentativa presenta degli innegabili pericoli, da cui guardarsi e di cui essere pienamente consapevoli. La tirannide della maggioranza, per esempio, ossia il fatto che in un sistema democratico possono essere vessate e oppresse le minoranze dissenzienti e perdenti nell’agone politico. Allo stesso modo, Tocqueville richiama i problemi che potrebbero sorgere da un possibile dispotismo popolare, oltre che da una esplicita tendenza all’omologazione del pensiero e al soffocamento della libertà intellettuale. Tocqueville propone anche degli antidoti, la validità dei quali egli vede ben attiva e presente nel caso americano: una magistratura indipendente e al riparo dal mutare delle maggioranze parlamentari, di opinione o presidenziali, una stampa libera e indipendente, come pure un forte associazionismo, fonte ed emanazione di una società autonoma.

È una lezione che, accompagnata dal senso della libertà individuale da cui tutta l’opera è percorsa, dovrebbe ricordarci i veri fondamenti di una società aperta che funziona.

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