Il tesoro di Putin in Occidente

“Il Tesoro di Putin”, edito da Laterza, rappresenta l’ultima inchiesta dei giornalisti Jacopo Iacoboni e Gianluca Paolucci, successiva a “Oligarchi. Come gli amici di Putin stanno comprando l’Italia” (2021). In questo nuovo volume, attraverso l’analisi di documenti dettagliati, testi istituzionali europei, rapporti di sicurezza e inchieste, i due autori svelano una realtà apparentemente inaccessibile, gettando luce sulle intricate connessioni tra il patrimonio e gli interessi politici e finanziari di Vladimir Putin e le reti personali e commerciali di individui fedeli a lui. L’indagine si sviluppa in una mappa dettagliata che si estende da Mosca a tutta l’Europa, narrando una controstoria parallela al conflitto in Ucraina. Con lo scoppio del conflitto, ha infatti preso avvio una nuova fase: la caccia agli asset degli oligarchi.
Il volume esplora oscuri intrecci societari, prestanome e influenti studi legali internazionali, noti come “enablers” o facilitatori occidentali della corruzione del Cremlino, che cercano di evitare il congelamento e il sequestro dei beni dei russi, e racconta di come stiano cambiando le dinamiche del potere russo in risposta alle sanzioni imposte a seguito della guerra in Ucraina.
Quello che gli autori ci offrono è un resoconto della Russia post invasione, dipinta come una prigione a cielo aperto: si sono verificati oltre 20.000 arresti di cittadini russi per motivi politici, molti dei quali legati alla protesta contro la guerra, la nuova legge che punisce chi critica le forze armate russe ha portato a oltre 5.000 fascicoli di indagine e le sanzioni internazionali hanno inciso pesantemente sul patrimonio di Putin e dei suoi oligarchi, con conseguenze significative sul valore dei loro asset e sulle loro società offshore in Europa e nei Caraibi; nel testo si stima una perdita di 330 milioni di dollari al giorno.
Tra i vari personaggi vicini a Putin di cui parla il volume, un nome spicca sopra gli altri: Roman Abramovich, indicato come il principale oligarca di Putin. Si esplorano le storie legate al suo patrimonio distribuito in Europa, dalle case in Francia agli yacht in Sardegna, evidenziando la sua connessione con Putin e la sua funzione di mediatore informale nella prima tornata di trattative con l’Ucraina in Turchia. Il testo racconta quindi come Abramovich, e come lui tutti gli altri oligarchi russi, stiano cercando, nonostante le difficoltà, di proteggere i loro interessi e patrimoni. L’ex patron del Chelsea, in particolare, ha apportato modifiche alla struttura societaria di dieci trust tra Cipro e Jersey, trasferendo almeno quattro miliardi di dollari di beni ai suoi sette figli.
Particolarmente rilevante, all’interno dell’inchiesta è il racconto dell’esistenza di un preoccupante rapporto tra gli uomini di Putin e l’Italia. Un esempio emblematico è la storia del funzionario dell’ambasciata russa, Oleg Kostyukov, che ha contattato emissari di un partito – lasciamo ai lettori indovinare quale – che appoggiava l’allora Governo Draghi per indurre la compagine a dimettersi. Ciò rappresenta un’ingerenza allarmante, ma anche un punto di partenza per comprendere l’infiltrazione russa e le operazioni di ingerenza nel nostro Paese.
La figura di Oleg Kostyukov non è certamente di poco conto, essendo il figlio di Igor Kostyukov, già sanzionato per il coinvolgimento nell’avvelenamento di Sergey Skripal a Salisbury, prima capo della stazione italiana dei servizi segreti militari russi (Gru) a Roma, poi in cima alla piramide del Gru. Il tutto a dimostrazione del fatto che lo Zar tenga particolarmente alle relazioni col nostro Paese, non mandando “gente qualunque”.
Il ruolo della Chiesa ortodossa russa in Italia emerge come un altro aspetto rilevante. Iacoboni e Paolucci individuano tre oligarchi ortodossi chiave, raccontandone il legame con il nostro Paese: Vladimir Yakunin, ex generale del KGB; Konstantin Goloshchapov, ex massaggiatore di Putin; e Konstantin Malofeev. Non viene risparmiato neanche il patriarca Kirill, di cui si raccontano non solo le ricche proprietà ma anche i bonifici (di cui sono riportati gli importi precisi) che arrivano alla chiesa ortodossa in Italia, soldi sporchi di sangue legati all’assassinio in un carcere russo di Sergey Magnitsky.
“Il Tesoro di Putin” si pone come una lettura indispensabile per chiunque voglia comprendere le complesse relazioni tra Putin, gli oligarchi russi, l’Europa e l’Italia, offrendo una prospettiva chiara e approfondita, che svela una rete intricata che ha implicazioni dirette sulla stabilità geopolitica e sulla sicurezza delle democrazie occidentali. Una testimonianza coraggiosa e incisiva che mette a nudo la realtà dietro le quinte del potere russo e delle sue connessioni internazionali.

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