La disobbedienza come antidoto alla proibizione

Lunedì 14 settembre abbiamo organizzato il nostro secondo evento della stagione 2020-2021, il 96esimo dalla fondazione, con la presentazione del libro di Marco Cappato “Credere, disobbedire, combattere. Come liberarci dalle proibizioni per migliorare le nostre vite” insieme all’autore (Leader dell’Associazione Luca Coscioni), Roberto Festa (Professore di Logica e Filosofia della scienza all’Università di Trieste) ed Elisa Serafini (Presidente del Forum Economia ed Innovazione).

Il libro è una rassegna dell’impegno politico e civile del suo Autore e una conversazione intorno a tematiche di notevole serietà, vere e proprie questioni della vita associata che hanno animato – e continuano ad animare – il dibattito etico e culturale. Il tutto affrontato partendo da alcuni fondamentali punti di partenza con i quali misurare e valutare tutto il resto. Ci riferiamo a una concezione estesa dei diritti civili, all’adozione della nonviolenza e della disobbedienza come strategie di lotta e di sensibilizzazione, al senso di un coinvolgimento passionale e in taluni momenti finanche eclatante nella conduzione delle molte battaglie in cui Cappato ha svolto un ruolo di primo piano. La sua parabola politica, infatti, lo ha portato all’elezione a consigliere in una grande realtà metropolitana come Milano, ma soprattutto lo ha visto eletto parlamentare europeo. Il suo impegno civile, parallelo e mai disgiunto dal resto, lo ha portato a legare il suo nome ad Associazioni e a “casi” attraverso i quali le sue idee hanno potuto incarnarsi nella concretezza della realtà quotidiana.

Marco Cappato è un antiproibizionista che, partendo dal rifiuto razionale, utilitaristico, ideologico e filosofico del divieto nelle leggi e nella società, trae stimolo per un’applicazione costante e determinata di questa fondamentale coordinata sia alle singolari situazioni nelle quali tutti siamo coinvolti sia agli ostacoli che si frappongono sulla strada dell’auspicata rimozione di quei divieti.

È bene precisare che l’intento dell’Autore non è la rimozione di tutti i divieti presenti negli ordinamenti, visto che l’indicazione e il perseguimento di azioni dirette all’aggressione violenta verso un soggetto non consenziente è sicuramente annessa tra i crimini da perseguire. Il bersaglio della sua polemica e dei suoi atti di protesta sono il carattere repressivo e proibizionistico presente all’interno della nostra legislazione laddove impediscano atti o comportamenti dove l’individuo e la sua facoltà di scelta dovrebbero essere liberi e supremi. Ogni singolo essere umano dovrebbe, secondo la posizione dell’Autore, poter usufruire della libertà assoluta di gestire il proprio destino, le proprie scelte, i propri atti; tutto ciò e tutte le conseguenze che ne derivano, se non riguardano o non ricadono su dissenzienti, dovrebbero non essere vietate, proibite o represse, facendo invece parte di quella sfera di autonomia personale lesa la quale si pregiudica il nucleo stesso della libertà civile di ogni uomo o donna.

Questi presupposti conducono Cappato, nel suo libro, alla discussione intorno a temi anche complessi e sfaccettati per le loro molte implicanze. L’eutanasia, le droghe, il sesso, la Rete e il web, la genetica e la ricerca scientifica in genere, gli OGM e i diritti umani in genere. Siamo condotti a porci dinnanzi a realtà che non possono essere ignorate, come pure siamo indotti a una riflessione che esuli da pregiudiziali ideologiche, per compenetrarci nella analisi rigorosa e aperta di un punto di vista che non può non essere tenuto presente. Tutti dovremmo comprendere che la repressione di atti che non nuocciono ad alcuno se non a colui che liberamente sceglie di attuarli, su di se e senza danni per altri, è una modalità di gestione dei problemi che non rispetta appieno la libertà di ognuno e che, anzi, oltre a non rivelarsi giustificata da un punto di vista funzionale, apre la strada a gravi ingiustizie. Questo libro, che invitiamo a leggere, ci induce seriamente a riflettere sull’etica, un campo su cui la nostra attenzione dovrebbe sempre essere viva e vigilante.

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