La grande lezione di Bruno Leoni

Lunedì 7 settembre scorso ha preso il via la stagione 2020-2021 dell’Associazione Lodi Liberale. La novità di quest’anno, in un programma fittissimo che prevede la consueta presentazione di libri usciti recentemente, è rappresentata dalle serate dedicate a grandi classici del pensiero liberale insieme ad autorevoli studiosi. Il libro che ha inaugurato questo ciclo è stato “La libertà e la legge” di Bruno Leoni alla presenza di Raimondo Cubeddu (Professore di Filosofia Politica all’Università di Pisa), Carlo Lottieri (Professore di Filosofia del Diritto all’Università di Verona) e Antonio Masala (Professore di Filosofia Politica all’Università di Pisa).

Abbiamo scelto di partire proprio dallo studioso torinese perché si tratta del maggiore pensatore liberale italiano del XX secolo conosciuto e letto ancora oggi all’estero. Egli fu Professore di Filosofia del Diritto e Preside della Facoltà di Scienze Politiche a Pavia, dove fondò e diresse per anni la rivista Il Politico, tuttora esistente, divenne membro e Presidente della Mont Pelerin Society, associazione fondata da Hayek nel 1947 e che raggruppa ancora oggi i maggiori pensatori liberali del mondo. Proprio parlando della sua opera più importante, considerata imprescindibile per l’originalità dell’impianto e delle intuizioni al suo interno, si è inevitabilmente ricostruita la storia di un grande libro del pensiero liberale pubblicato in lingua inglese in prima edizione nel 1961. E così non si è potuto non rilevare come la prima e meritoria edizione in italiano sia uscita solo nel 1995. Questo ritardo, che dovettero sopportare molte altre opere liberali di rilievo, fu in parte sicuramente dovuto a un clima culturale opprimente che di fatto impedì o rallentò la pubblicazione di capolavori liberali. Il risultato fu un ritardo endemico di tipo intellettuale le cui conseguenze continuiamo a scontare ancora oggi come un handicap cronico. La difesa intransigente della libertà individuale, l’autonomia della ricerca filosofica dal potere e dalla politica, la diffidenza verso l’incremento del potere politico (in quanto esso porta necessariamente a una diminuzione parallela degli spazi di libertà dei singoli) fanno di Bruno Leoni un sostenitore del liberalismo classico. Ma “La libertà e la legge”, scritto nato da una serie di conferenze tenute presso il Claremont Men’s College in California nel 1958, è un’opera originalissima che rappresenta davvero una pietra miliare da cui tutto il pensiero politico liberale del dopoguerra ha preso le mosse per una disamina attenta delle società e delle istituzioni del mondo libero.

In essa si sostengono alcune tesi davvero peculiari che hanno fatto di Bruno Leoni un alfiere della libertà di livello internazionale. Esse possono riassumersi sostanzialmente in tre principali asserzioni: nel campo del diritto la legislazione (intesa come legiferazione espressa dal ceto politico) è equivalente alla pianificazione (intesa come piano coercitivo di un’autorità economica) nel campo economico; il sistema di libero mercato e la struttura della rule of law (cioè la funzione del diritto nell’accezione classica anglosassone) sono perciò analoghi; la rule of law ha lo stesso processo di evoluzione spontanea di mercato, religione, diritto e linguaggio. Leoni ha voluto opporre al crescente potere legislativo, privo di limiti e soggetto piuttosto all’arbitrio delle alterne maggioranze politiche, un netto confine a favore delle libertà individuali. Ha inteso mettere in guardia di fronte all’inflazione legislativa e ci ha posti di fronte ai problemi posti dalla rappresentanza e dalla stessa democrazia. Come si vede, non è difficile intravedere suggestioni di strettissima attualità. Questo non sorprende, visto che ci troviamo di fronte a un classico, cioè a un’opera che, pur situata in un preciso contesto storico, ha moltissimo da dirci sul nostro presente. Un classico ottimamente illustrato dagli studiosi presenti alla nostra serata che ne hanno rilevato sia la centralità nella produzione del suo Autore come pure l’affiancamento a un corpus di scritti organici che vanno dal 1958 all’anno della sua morte, avvenuta nel 1967. Tutti concordi, in ogni caso, a sottolineare la straordinaria originalità e qualità dell’intera opera leoniana, in grado di presentarsi sia come una formidabile difesa della libertà individuale sia come il contrattacco del pensiero liberale al contesto mainstream fatto di legislazione sempre più pervasiva, di socializzazione delle esistenze, di pianificazione economica.

Nei prossimi mesi dedicheremo un appuntamento mensile alla presentazione di grandi opere della tradizione liberale. In questo modo intendiamo indurre alla lettura o rilettura di grandi classici, mostrando così la straordinaria varietà, ricchezza e attualità del pensiero liberale.

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