L’Italia che non fu: Carlo Cattaneo e la soluzione federale

Mercoledì 20 aprile abbiamo avuto l’onore di avere a Lodi Giancarlo Pagliarini e Romano Bracalini per discutere del libro di quest’ultimo, intitolato “CATTANEO. Il sogno dell’Italia federale e dell’autonomia dei popoli”

 Le idee di Cattaneo rappresentano ormai un pilastro per il pensiero federale, un vero classico che costituisce un punto di riferimento non solo per il passato, ma anche per il futuro. In quanto ormai un classico, esse esprimono l’autorevolezza di un pensiero forte, capace di resistere alle intemperie della storia, alla burrasca della censura violenta che brucia i libri e di quella silenziosa che li sbianchetta. Va dato merito a Romano Bracalini di aver avuto il coraggio di andare controcorrente con il suo testo (la cui prima edizione è del 1995 e viene ora ripubblicato dalla meritevole casa editrice Libreria San Giorgio, diretta con sagacia ed acutezza da Michele Liati). Il giornalista, anch’egli milanese di nascita, ripropone sia i principali momenti storici della vita di Cattaneo, contemporaneo di Mazzini e Garibaldi, che i concetti fondamentali del pensiero del filosofo del federalismo.

Sembra di vivere in una sorta di dejà vu. Esattamente come ieri il piemontese Cavour dava il via alla nascita del centralismo statalista italiano – supportato dal braccio armato di Garibaldi e dal braccio ideologico di Mazzini, che plasmerà nei primi del novecento quelle fazioni e quei partiti che daranno il via alla lotta destra-sinistra, entrambe a matrice marxista – così oggi l’Europa Unita, con altrettanta prepotenza ideologica, elimina le differenze tra i popoli attraverso un processo di omologazione aculturale ed apolitica a guida tecnocratica. “Il paese diventerà a breve schiavo dei burocrati” fu la profetica affermazione del Cattaneo. Quanta verità e quanta attualità c’è in queste parole! Ma Cattaneo, come tutti gli intellettuali che credono che la cultura non debba essere rinchiusa all’interno delle Università, non solo seppe leggere il problema ma ne vide anche la soluzione.

Definì il problema attraverso la categoria geometrica di vicinanza-lontananza del potere dal cittadino e ne propose la soluzione, ovvero il federalismo. Ma il substrato di fondo, la guida “spirituale” del pensiero del Cattaneo, allievo del Romagnosi, fu la difesa della libertà. Ma quale libertà? Certamente non quella assoluta di matrice liberalsocialista che fa del diritto – ossia dello strumento attraverso cui lo Stato esercita la sua vis educativa e coercitiva – il deus ex machina;  bensì quella che nasce dal soggetto capace di costruire relazioni e, di relazione in relazione, in grado di arrivare alla costruzione di quella sognata e tanto desiderata Europa dei Popoli, capace di garantire pace e prosperità ai cittadini. Questa sete di libertà e di autodeterminazione è ancora oggi un faro che alcuni cittadini europei seguono, contribuendo alla diffusione di movimenti che guardano con ammirazione al modello Svizzero che rappresenta secondo Cattaneo, insieme agli Stati Uniti d’America, un modello ideale del compimento pratico del federalismo, mantenendo viva la pluralità delle lingue e delle culture. Una libertà, infine, non scollegata al principio di autorità ed autorevolezza, senza i quali essa diventerebbe mera anarchia.

Cattaneo quindi non fu un secessionista, né un nazionalista, ma un autentico liberale. Non ci si può dire liberali, ieri come oggi, senza dare voce e senza impegnarsi per la realizzazione di quel federalismo che è il necessario strumento politico capace di garantire al cittadino la tutela della propria individuale libertà. Libertà e conseguente inviolabilità della proprietà privata che il coevo beato Rosmini definiva come: «… una sfera intorno alla persona, di cui la persona è il centro; nella qual sfera niun altro può entrare».

Dopo aver letto il libro di Bracalini, si capisce perfettamente il perché dell’attacco dello statalismo socialista (tanto di destra quanto di sinistra) al pensiero di Cattaneo. Centralità della persona nella società, libertà sia personale che di intrapresa economica, autodeterminazione dei popoli e federalismo: l’esatto opposto di quello che fu il Risorgimento italiano e di quello che è oggi l’UE.

Concludendo, è bene ricordare ai detrattori del federalismo come la storia ci insegni che la Grecia fu il centro mondiale della cultura quando era divisa in tante piccole città Stato, che l’Italia lo fu quando era divisa in Signorie ed infine che la Germania fu anch’essa al centro della cultura mondiale quando era divisa in piccoli stati. Perciò è del tutto evidente che l’attuale Europa potrà essere di nuovo al centro del mondo, oggi diventato realmente globale, solo ed esclusivamente conservando la pluralità di diversità che la connotano. 

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