Il socialismo come origine dei totalitarismi

“Stretto nel fascio. Nazi-fascismo contro l’individuo di Beniamino Di Martino è lo stimolante, istruttivo e sotto molti aspetti illuminante ultimo contributo del penetrante scrittore e storico ospite lunedì 24 ottobre scorso dell’associazione Lodi Liberale. 

Ora, il libro mette subito in chiaro il proprio contesto, ossia che il Novecento può essere considerato il secolo dei totalitarismi, visto che, in effetti, in Europa si sono registrati tre sistemi totalitari affermatisi dopo la pace di Versailles; innanzitutto  il comunismo, che prende violentemente il potere in Russia sostenuto anche dal contributo strategico tedesco teso a rompere il fronte nemico nella Prima Guerra Mondiale; di seguito il fascismo, dimostratosi il meno totalitario dei tre ed, infine, il nazionalsocialismo.

Di Martino affronta e fornisce una tesi per spiegare quello che Robert Conquest ha definito, il secolo delle idee assassine. Il XX secolo, con la Prima e la Seconda Guerra mondiale, ha visto l’Europa sconvolta da una violenza distruttiva totale. Questi eventi hanno visto succedersi numerosi intellettuali che hanno cercato di proporre delle tesi che potessero spiegare l’enormità di quanto accaduto in quell’Europa che doveva rappresentare il farò della civiltà nel mondo. Molte di queste tesi, sebbene in alcuni casi, sicuramente sostenute da una sincera volontà di dare un contributo fondamentale per comprendere l’orrore ed evitarne il ripetersi, sono incomplete o viziate dalle stesse ideologie che le hanno provocate.

Quindi, esse stesse, particolarmente pericolose proprio in virtù del restringimento, da esse operato, della possibilità di analisi con altri metodi. Di Martino, storico e filosofo liberale contemporaneo, tra i più brillanti studiosi della scuola austriaca, ne cerca le cause affrontando lo studio delle ideologie protagoniste di questa tragedia. E lo fa proprio partendo da un punto di vista liberale. Il suo processo di analisi parte dallo studio delle interpretazioni del fascismo di grandi storici come Renzo De Felice, Norberto Bobbio, Benedetto Croce, individuandone le carenze per proseguire con un processo integrativo a ritroso. Supportato dalla conoscenza degli scritti ritrovati di Mises, le opere di Hayek, il grande contributo di storici quali Emilio Gentile e di filosofi quali Augusto del Noce, con ordine rigoroso analizza la relazione tra l’avvento del fascismo e la società italiana, oltre che la relazione fra fascismo e nazional socialismo, evidenziandone la natura statalista e anti-individualista.

L’autore suffraga ogni passaggio di questo studio storiografico con una immensa bibliografia; il risultato è la riapertura delle cause delle origini del male, spesso relegate per convenienza politica, ad una paradossale, contradditoria e dogmatica chiusura interpretativa. In tal senso va vista la rielaborazione critica della definizione di Male Assoluto, come pure il riferimento al Ventennio Fascista nella definizione di “Parentesi della Storia”. Accettando queste interpretazioni schematiche, si finisce per confinare gli eventi del Novecento ad un fatto irripetibile , per qualcuno in buona fede esorcizzandone la paura, ma in verità nascondendone la matrice ideologica comune. A conclusione del suo scritto, sarà evidente come questa comune matrice ideologica sia individuata nella componente socialista. Il socialismo, nella sua visione statolatrica contro l’individuo, irripetibile e singolare, è il calco dal quale promanano e si articolano tutti i totalitarismi.

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