Trasferimento di risorse e questioni costituzionali: per una necessaria consapevolezza

Nella serata di mercoledì 15 settembre abbiamo presentato in una conferenza online il libro “Autonomia, differenziazione, responsabilità. Numeri, principi e prospettive del regionalismo rafforzato”, a cura di Andrea Giovanardi e Dario Stevanato, insieme ai due autori, entrambi professori di Diritto Tributario, rispettivamente il primo all’Università di Trento ed il secondo all’Università di Trieste, ed a Roberto Brazzale, imprenditore.

La prefazione di Nicola Rossi, prestigioso professore di Economia Politica, inaugura il saggio, compiacendosi per  l’assenza nel piano di riforma per il rilancio del Paese di interventi diretti da parte dello Stato nei confronti del Mezzogiorno.

Lo scritto si articola poi in tre capitoli, che rispecchiano il percorso logico seguito dagli autori nel formulare la propria tesi, provarla dinnanzi ai dati raccolti e trarre le proprie conclusioni. Si procede quindi nel delineare quelle che sono state e rimangono le ben note difficoltà del Mezzogiorno nell’affacciarsi sul panorama economico internazionale e nazionale, si analizza l’entità dei trasferimenti operati a beneficio delle regioni del sud Italia, ci si interroga circa la sostenibilità dell’attuale sistema di ripartizione delle risorse su base territoriale, si invita il lettore a riflettere sul diffuso malcontento  dei cittadini italiani: i settentrionali, perché dopo anni di tributi versati nelle casse dello Stato e poi confluiti in quelle del Mezzogiorno, vedono il proprio slancio economico enormemente rallentato; i meridionali perché, a fronte di ingenti afflussi di sovvenzioni, non vedono miglioramenti nella condizione della propria finanza territoriale. Forse, suggeriscono gli autori, si sta guardando il dito e non la luna: il fulcro della questione potrebbe forse risiedere nell’inefficienza della Pubblica Amministrazione, nei perfettibili criteri utilizzati per calcolare la ripartizione delle risorse, o ancora nell’assunto che l’auspicata equità finanziaria da un punto di vista territoriale sia in realtà pagata a caro prezzo  dai singoli individui, attraverso tributi e contributi, in maniera niente affatto uniforme rispetto al territorio di appartenenza.

Dato per assodato il fatto che richiedere ulteriori finanziamenti ai deficit delle regioni del nord nei confronti di quelle del sud non possa costituire la principale soluzione del problema, si vagliano quindi le possibili attuazioni dell’autonomia differenziata non solo richiesta a gran voce da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna in sede di referendum consultivo, (un referendum consultivo, ricordiamolo, che ha dato un esito espresso con maggioranza pressoché assoluta) soprattutto presente nella carta Costituzionale. In questa sede gli autori svolgono una certosina valutazione dei possibili strumenti di finanziamento della suddetta autonomia, compiendo una vera e propria analisi dei costi e dei benefici di ciascuno di essi, ripercorrono le bozze di intesa stilate dal governo e dalle regioni, prendono in considerazioni le critiche rivolte agli strumenti che ritengono più opportuni e argomentano le proprie posizioni.

Tentativo ben riuscito del saggio è quello di mettere in luce la natura non conflittuale né colpevolistica del dibattito pubblico inerente l’autonomia regionale: un’Italia decentralizzata, con regioni più autonome, nelle quali l’operato della Pubblica Amministrazione sia sottoposto all’attento giudizio dei cittadini è auspicabile tanto per le regioni settentrionali, tanto per quelle del centro, quanto per quelle meridionali. Il motivo, una volta fatte proprie le valutazioni espresse nello scritto, è intuitivo: il metodo utilizzato fino ad oggi non ha portato ai risultati sperati ed è necessario intervenire da un punto di vista legislativo per garantire il diritto dei territori di auto amministrarsi quanto più possibile, facendo salve le competenze chiaramente e inequivocabilmente attribuite allo Stato dalla Carta costituzionale.

Consigliamo quindi la lettura di questo libro a coloro che sono interessati ad approfondire le prospettive economiche e giuridico-istituzionali del regionalismo “rafforzato” previsto dalla riforma del Titolo V della Costituzione in maniera analitica e puntuale, proiettandosi aldilà del pretestuoso dibattito circa la volontà così detta mascherata, da parte delle regioni del nord, di attuare una sorta di secessione e prescindendo da una visione ugualitaria e solidaristica incondizionata ed evidentemente, come prova il libro, inutile al superamento in chiave autodeterministica del divario nord-sud.

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