Un libertarismo lontano dagli estremismi

Lunedì 15 giugno abbiamo presentato il libro di Don Beniamino di Martino “Per un libertarismo vincente. Strategie politiche e culturali” insieme all’autore (Direttore di Storia Libera) e ad Antonio Martino. In questa sede vorremmo affrontare sia la descrizione dei due saggi che compongono il volumetto sia una serie di spunti, fra i molti possibili, che vengono evocati dalla densa ancorché agile lettura. Con una premessa necessaria, ossia che proprio la ricchezza delle istanze proposte e la nutrita bibliografia che funge da corredo insostituibile al testo rappresentino davvero un valore aggiunto alle tesi rilevanti in esso sostenute. L’erudizione dell’Autore ci permette di spaziare tra la conoscenza storica, economica, filosofica e teologica e ci consente di usufruire di un punto di vista dal meritevole rigore intellettuale.

Cerchiamo di spiegare sinteticamente il quadro entro cui ci si muove: il libertarismo è una dottrina politica che difende strenuamente tutto il campo delle libertà individuali di fronte all’invadenza o al progressivo esondare dell’intervento pubblico. I libertari hanno sempre sentito come un’ingiustizia, e quindi come un affronto morale, la progressiva sottrazione delle prerogative della persona da parte di tutto il complesso di enti e istituzioni definito “Stato”. Pertanto, potremmo definire il libertarismo un liberalismo estremo, poco incline ai compromessi, vicino alle sue origini e da sempre su posizioni intransigenti. Ora, se questa dottrina sembra non aver avuto nel nostro Paese un’influenza decisiva come altrove (dove ha innervato, come negli Stati Uniti, il dibattito e la storia politica fin dai primordi dell’Unione), ciò nondimeno è ad essa che, nelle varie declinazioni in cui si è manifestata, molti pensatori e un considerevole spettro di economisti hanno guardato come un riferimento per la tutela di proprietà e libertà. Il mantenimento dei princìpi libertari non può dar luogo a compromessi, ma il libro di don Beniamino Di Martino cerca di mettere in rilievo come sia tuttavia corretto, logicamente e teoricamente, perseguire tutta una serie di tattiche e di strategie per giungere all’obiettivo della compiuta libertà individuale. Per altro verso, l’attenzione dello studioso si incentra su un aspetto vitale del libertarismo e del liberalismo maturo, come pure di ogni riflessione politologica seria, ossia la questione cosiddetta terminologica. Termini e concetti chiari e distinti, scrupolosamente strutturati e frutto di una ricerca sia teorica che storico-dottrinale, consentono di evitare, quanto più possibile, errori e confusioni. Consentono di dare un nome adeguato a ciò di cui si sta parlando, sia per sostenerne la legittimità sia per criticarne il valore.

Questa duplice struttura nella ricerca che è stata presentata corrisponde, in un senso molto largo, ai due saggi del volume. Il primo è, infatti, un invito alla riconsiderazione delle modalità con le quali giungere al fine sperato da ogni sincero amante della libertà; mentre la tradizione libertaria tende a identificare l’estremismo nel perseguimento dei fini con l’intransigenza delle modalità con cui ottenere i sopracitati fini, il contributo si presenta come una profonda rivalutazione del realismo, come una censura del perfettismo e del pensiero utopico, come l’adozione di un approccio gradualistico e fusionistico, ossia capace di giungere all’ideale mediante una più seria valutazione delle circostanze e del contesto. Un discorso, insomma, sulla tattica e sulla strategia che prova a ottenere risultati concreti, senza condannarsi alla sterilità. Il secondo saggio ci presenta in tutta la sua importanza concettuale e pratica la rilevanza della “denominazione”. I nomi non sono e non possono essere, nel contesto delle idee, parole del tutto indifferenziate, ma si presentano sempre come significativi nel senso pieno, dotati e portatori di senso. Questo non dovrebbe mai essere dimenticato, da nessuna ricerca che voglia ambire alla scientificità e l’averlo sottolineato è un altro dei molti meriti di questo lavoro. Questo rilievo, peraltro, è quanto mai opportuno in una larga contingenza in cui moltissimi si dicono anche solo liberali senza però avere minimamente contezza di cosa questa appartenenza significhi, sotto tutti gli aspetti. Si tratta quindi di una lettura fondamentale e caldamente consigliata per tutti gli amanti della libertà.

Commenta l'articolo

commenti