Un’alternativa libertaria al monopolio dei servizi: Murray Newton Rothbard

Lunedì 3 ottobre scorso, nell’ambito dei Classici del pensiero liberale e libertario, l’associazione Lodi Liberale ha presentato il libro di Murray Newton Rothbard “Potere e mercato. Lo Stato e l’economia”. Erano presenti Angelo Panebianco, professore di Scienza Politica presso l’Università di Bologna, Luigi Marco Bassani, professore di Storia delle Dottrine Politiche presso l’Università degli Studi di Milano e Roberta Adelaide Modugno, professoressa di Storia delle Dottrine Politiche presso l’Università Roma 3 di Roma.

A scanso di equivoci, sia detto immediatamente: il libro è tanto interessante quanto portatore di tesi che, sicuramente, ricevevano (al tempo di Rothbard), ricevono e probabilmente riceveranno ben poco ascolto sia tra il mondo accademico che nella concretezza della vita quotidiana. Verrebbe da dire, proprio per questo tanto più interessanti e proprio per le tesi sostenute nell’opera – in linea, peraltro, con le varie fasi della speculazione rothbardiana – la riflessione avrebbe il dovere di soffermarvisi, sia per il tipo di problematiche che pone sia per il tipo di soluzioni che l’Autore non teme di proporre.

L’argomento di questo libro è chiaro fin dal titolo e dal sottotitolo: l’indagine sul sempre problematico rapporto tra le forme di autorità e il mercato, quelle istituzioni, cioè, che tentano di controllarlo, o di condizionarlo o di acquisirne dei benefici per i propri componenti. Si tratta, insomma, della relazione non certo lineare tra lo Stato, da una parte, con le sue pretese e le sue caratteristiche, e l’economia dall’altro, vale a dire l’universo che crea ricchezza, che produce, che agisce nella società. Siamo di fronte ad un libro che pone di fronte al lettore le domande irrisolte che lo Stato tende a creare. Inoltre, Rothbard ci invita a considerare come la natura del potere sia la coercizione laddove la caratteristica precipua del mercato sia la libertà. Da questa situazione, che Rothbard evidenzia come un dato di fatto, emerge la necessità di un sistema di istituzioni, che siano volontariamente scelte e che possano ricoprire anche campi fino a quel momento di esclusivo appannaggio dell’ambito pubblico. La difesa, la sicurezza, la giustizia possono essere gestite da privati, o, meglio, da “agenzie private” in concorrenza fra loro, per fornire quello che si può definire come un’alternativa al “monopolio della violenza”. Quest’opera, uscita nel 1970, rappresenta ed elabora in una forma compiuta tutte quelle preoccupazioni che un Autore come Rothbard, anarco-capitalista, seguace della Scuola Austriaca di Economia, fervente difensore delle istanze della libertà individuale, provava verso il crescente interventismo statale e federale da parte di tutte le Amministrazioni, di ogni partito e in ogni Stato dell’Unione. Per opporre un argine a questa tendenza esondante, Rothbard analizza per prima cosa l’intervento statale in economia, ossia proprio nell’ambito dove, per tradizione consolidata e per gli ideali stessi del liberalismo classico, lo Stato avrebbe dovuto astenersi dall’intervenire. Detto intervento si può configurare in tre modalità : intervento autistico, ossia quando il soggetto aggressore comanda ad alcuni individui di fare o non fare determinate cose; intervento binario, in cui chi interviene costringe l’individuo a scambiare con lui o a trasferirgli unilateralmente una risorsa; Intervento triangolare, vale a dire quello in cui chi interviene costringe o vieta a due individui di effettuare uno scambio.

Senza voler entrare in una troppo accurata fenomenologia dell’intervento, ossia in cosa ciascuna di queste ripartizioni significhi dettagliatamente, il punto centrale che viene assunto dall’Autore è che lo Stato interferisce, che lo fa in maniera coercitiva e che distorce il libero mercato. Questo è attualmente un dato di fatto, che nell’analisi successiva del libro, come pure lungo tutto lo sviluppo e l’articolazione del pensiero stesso dell’Autore, viene visto come un problema, una questione che dovrebbe essere limitata, fermata o addirittura eliminata. In maniera estremamente sintetica, pur correndo il rischio di fare un torto alla ricchezza delle molte considerazioni di Rothbard in molte dei campi in cui si è trovata ad operare, si può affermare che la sanzione posta dal filosofo newyorkese è verso una struttura o verso istituzioni che inibiscono il libero dispiegarsi delle volontà, delle contrattazioni, degli ordini economici. In sostanza, della libertà individuale di scelta, che mai può essere coartata o messa in secondo piano di fronte a considerazioni di presunto bene pubblico, politiche massificate, interessi politici. Lo scontro che viene posto con nettezza da Rothbard è quello fra un’etica individuale e libera ed un’etica anti-mercato e generalista. Quello che emerge con palmare chiarezza dalle considerazioni che sempre innervano le opere rothbardiane è la loro fondamentale preoccupazione etica, e “Potere e Mercato” non fa eccezione.

Un solo, ultimo accenno ad una delle questioni più dibattute generate da quest’opera, ossia i cosiddetti servizi di difesa che, secondo Rothbard, sarebbe teoricamente possibile trovare sul libero mercato. Inevitabilmente, e per una serie di ragioni agevoli da comprendere, questa posizione ha sollevato molte polemiche, che vanno dalla fattibilità alla plausibilità. Resta un importante tentativo di uscire da un’ empasse, quello stallo senza vie di uscita e senza alternative creato dal monopolio statale e verso cui chiunque abbia a cuore le sorti della libertà individuale dovrebbe cercare di oltrepassare, per cercare, appunto, in una possibilità diversa di fornire uno stimolo all’unico, incontrastato datore di beni, servizi e presunta sicurezza.

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