Il politicamente corretto, la nuova ideologia dominante

Lo scorso lunedì 25 marzo abbiamo presentato il libro di Eugenio Capozzi “Politicamente corretto” insieme all’autore (Professore di Storia Contemporanea all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli), a Marco Bassani (Professore di Storia delle Dottrine Politiche all’università degli Studi di Milano) e Giuseppe Cruciani (Giornalista e Conduttore radiofonico).

Questo libro è in grado di definire con chiarezza al lettore lo sviluppo di un concetto, le sue cause, le sue origini, i suoi fondamenti, le sue finalità esplicite, senza tralasciare di mettere in guardia dalle derive implicite cui esso ha portato.

Al giorno d’oggi esiste un’ortodossia linguistica, etica, ideologica e comportamentale cui tutti devono conformarsi, pena la marginalizzazione, quando non l’estromissione, dalle decisioni più importanti o dai dibattiti più controversi, assistendo quindi anche a una censura e a un’autocensura, palesi ed assodate, nell’affrontare alcuni temi.

La nostra società, la cultura, la politica e ogni forma espressiva umana devono sottostare a limitazioni che sono il frutto, sedimentato e perfettamente rintracciabile, di una storia precisa che, in questo esemplare contributo, viene definita con grande precisione e dovizia di dettagli. Il libro è una ricerca intorno allo sviluppo delle modalità con cui oggi tutti, senza alcuna esclusione, possiamo esprimerci; è una sorta di illustrazione del clima, a tratti soffocante, nel quale siamo costretti ad esercitare un simulacro di libertà di opinione.

Comprendere il tipo di cornice in cui siamo di fatto incapsulati per veicolare i nostri pensieri nella società in cui viviamo è fondamentale, così come è essenziale capire che non vi può essere alcuna modalità espressiva assolutamente libera laddove si esige che ogni sua modulazione sia accordata con un pensiero dominante, conseguenza di un’evoluzione accettata dalla stragrande maggioranza e conforme a caratteristiche che non possono essere discusse.

Il cosiddetto “politicamente corretto” è primariamente uno strumento linguistico, retorico e dialettico cogente su ogni “discorso” umano, una retorica che assume i contorni di una morale che pretende la condivisione a prescindere e, pur predicando la tolleranza, non tollera opinioni dissonanti. Siamo di fronte a un fenomeno che vuole essere monopolistico e pervasivo in ogni settore, con la pretesa di saper dare risposte certe ed assodate una volta per tutte.

Tuttavia, se da un lato assistiamo al dominio del politicamente corretto, dall’altro dobbiamo anche registrare finalmente una reazione ad esso, ormai manifestata in aperta discordanza attraverso forme anche molto diverse tra loro, anche se l’ambiente culturale che sostiene la posizione divenuta egemone ha posto fra i suoi compiti primari il soffocamento delle voci critiche o polemiche di fronte alla retorica o alla morale politicamente corretta.

L’autore ha analizzato il fenomeno partendo dal presupposto che si tratta di un fatto umano. Complesso, articolato, onnicomprensivo, ma umano e quindi osservabile e storicamente determinato. Il contesto che lo ha creato, lo sviluppo sin dai suoi primordi, le istanze che lo hanno contraddistinto, le forze che lo hanno favorito e, di converso, tutto ciò che esso ha combattuto e tutto ciò che lo ha avversato sono gli argomenti di questo saggio.

Il “politicamente corretto” ha voluto porsi sin dall’inizio come un’ideologia ma, sebbene le sue radici remote possano essere rintracciate più a ritroso, è dagli ultimi cinquant’anni in avanti che si deve porre l’attenzione per cogliere un fenomeno complesso nel quale si affastellano precisi schieramenti, idee e filosofie politiche, in una mescolanza che origina una precisa morale pubblica.

Il “politicamente corretto” rappresenta, in ordine di tempo, l’ultima frontiera del progressismo, dopo il fallimento di molte altre forme che l’hanno preceduta. Una frontiera estrema, che si basa sul relativismo etico radicale e su un’idea del soggetto come assolutamente autodeterminatesi. Essa ha plasmato la parte più influente delle società occidentali dalla fine del secondo conflitto ad oggi trovando però, proprio in questi ultimi decenni, una variegata opposizione che ha assunto la caratteristiche di aperta sfida che sta raccogliendo consensi e ampi favori.

Nel volume si parla di quelli che sono definiti come i quattro dogmi del neo-progressismo (a ciascuno dei quali è dedicato un capitolo): il multiculturalismo, vale a dire la posizione per la quale esiste un’equivalenza fra le culture e le civiltà; la rivoluzione sessuale, antropologica e biopolitica che rende equivalenti i desideri ai diritti; l’ecologismo ideologizzato in un anti-umanesimo ambientalista; l’identità come scelta soggettiva, espressione dell’autodeterminazione, in opposizione ad eredità, storia e tradizione.

Un’associazione come la nostra, attenta alla libertà individuale in tutte le sue forme e manifestazioni, non può che auspicare la maggior diffusione possibile di questo libro che affronta in maniera strutturata quel vero e proprio strumento di censura che è il politicamente corretto.

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