La Resistenza fu (anche) donna e liberale

La nuova modalità con cui offriamo i nostri eventi, adattata e necessitata dalle contingenze restrittive operate sui raduni pubblici di persone, sta avendo un ottimo riscontro. Presentare i libri attraverso una videoconferenza con l’Autore e con alcuni relatori, dopo aver preliminarmente scaricato un’applicazione di facile utilizzo, e insieme offrire in parallelo la diretta sulla pagina Facebook dell’associazione e poi sul profilo YouTube di Lodi Liberale si sta rivelando un modo per accostare, anche da località lontane, molte più persone alle tematiche affrontate e ai libri discussi. Abbiamo quindi deciso di implementarlo nei mesi di maggio e giugno con una frequenza settimanale, certi che la selezione di opere interessanti e stimolanti, a volte molto diverse tra loro, ma tenute assieme dal filo rappresentato dalla libertà, possa accontentare le varie sensibilità che su questo grande tema si possono appassionare.

Lunedì 11 maggio abbiamo presentato il libro di Rossella Pace “Partigiane liberali” insieme all’autrice (Segretario Generale dell’Istituto per il Pensiero Liberale Internazionale) e a Giovanni Orsina (Professore di Storia Contemporanea all’Università Luiss Guido Carli di Roma). Il tema era la Resistenza analizzata dal punto di vista dell’apporto dei liberali alla causa di Liberazione nazionale, con particolare riguardo al contributo importantissimo dato dalle donne, liberali o appartenenti a famiglie liberali. È stata una pagina della Resistenza di altissimo valore che merita di essere messa in luce, anche per nobilitare il periodo 1943-1948 (dall’inizio della guerra civile, dopo l’8 settembre, con l’Armistizio firmato da Vittorio Emanuele III ai lavori della Costituente e alle elezioni del 1948). Fu un periodo decisivo per la vita della nostra nazione, nel passaggio dal fascismo alla repubblica democratica, un periodo che in cui è stato importante il ruolo dei liberali, uomini e donne.

Il volume di Rossella Pace si regge su una preparazione davvero solida sia sullo specifico oggetto della sua trattazione che del contesto in cui esso è maturato e rappresenta un supporto di notevole livello per chi vuole approcciarsi agli studi sul fenomeno resistenziale fioriti negli oltre settanta anni di vita repubblicana.

Al di là della critica, ormai generalmente accettata, alle letture di orientamento ideologico, da superarsi se si vuole giungere a una interpretazione che permetta finalmente di decifrare la complessa realtà della Resistenza, viene evidenziato un generale pregiudizio che ha investito sia l’apporto dei liberali alla liberazione della nazione sia il grande ruolo delle donne liberali in moltissimi aspetti determinanti per il successo finale. Si deve pertanto superare questa doppia disinformazione, motivata da un pregiudizio se non da un ostracismo interessato, recuperando così il senso di una piena e obiettiva ricostruzione di ciò che avvenne e riconsiderando tutti gli attori e le attrici che posero le basi per l’Italia repubblicana.

Quest’opera si pone l’obiettivo di rappresentare una dimensione più stratificata, in un felice alternarsi di prospettive: da quella di ampio respiro (le grandi ricostruzioni, le visioni del periodo come emanazione diretta dei tempi e dei suoi storici, i temi vasti e gli orizzonti politici e sociali, diretti riverberi di un certo modo di intendere la Resistenza) a quella più intima, ma non meno vitale, della narrazione diaristica, così palpitante e viva, e insieme così significativa.

Le partigiane liberali del titolo sono donne dallo straordinario temperamento e dal grandissimo coraggio che, in virtù delle loro idee e della loro opposizione al regime fascista, non hanno temuto di tessere una vitale rete di scambi, informazioni e notizie (in una parola, intelligence), ma anche di cultura, ospitalità, organizzazione fattiva e logistica di appoggio che ebbero il loro peso nella vittoria finale. Le donne in genere non ebbero un ruolo marginale o secondario nel riscatto del nostro Paese dalla dittatura, ma bensì centrale e indispensabile. Le donne liberali, poi, seppero congiungere le storiche e buone inclinazioni della nostra migliore borghesia a un pragmatismo e a una preparazione anche ideale davvero encomiabili. Stupisce quindi che, nel dopoguerra, questo eccezionale bagaglio di competenze e di talento sia stato completamente dimenticato, privando così la vita politica, intellettuale ed economica italiana della possibilità di trarne un sicuro giovamento.

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