La scoperta della Brigata ebraica

Lunedì 12 settembre, nella nostra 188esima serata, abbiamo presentato il libro “Storia della Brigata ebraica. Gli ebrei della Palestina che combatterono in Italia nella Seconda guerra mondiale” di Gianluca Fantoni. Erano con noi l’autore del libro (Professore di Storia contemporanea alla Nottingham Trent University), Gadi Luzzatto Voghera (Storico e Direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) e Stefano Scaletta (Dottore di ricerca in Istituzioni Pubbliche).

Come associazione culturale fortemente radicata nel lodigiano, abbiamo voluto festeggiare i nove anni dalla nostra fondazione con la presentazione di un libro, che nonostante la tematica storica, parla anche della nostra contemporaneità e nella fattispecie anche della città di Lodi.

La Brigata ebraica fu un’unità di soldati volontari dell’esercito britannico creata nell’autunno del 1944 e composta prevalentemente, ma non unicamente, da ebrei di Palestina. Entrò in guerra con gli alleati nella primavera del 1945, prima nella zona di Alfonsine, e poi sul Senio, partecipando alle fasi finali della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

Fantoni nel volume spiega come il Governo britannico tentennò a lungo prima di autorizzare la formazione della Brigata ebraica per due motivi: innanzitutto non voleva dare agli ebrei l’impressione che il Governo britannico stesse sostenendo la loro causa nazionale e inoltre non voleva favorire focolai interni con gli arabi che vivevano in Palestina. Questi, infatti, non potevano di certo vedere in maniera positiva la creazione di una milizia di ebrei palestinesi.

L’autore spiega come il gruppo fu istituito nell’estate del 1944 ed ecco spiegato perché arrivò al fronte italiano solo nella primavera successiva. Ma la Brigata ebraica non fu solo importante per ciò che fece per liberare la penisola dal nazifascismo, ma anche, e forse anche maggiormente, per ciò che fece per aiutare l’Italia e gli italiani. La storia della Brigata ebraica, infatti, continuò anche dopo che il gruppo stesso venne sciolto, nell’estate del 1946. In particolare, gli uomini della Brigata aiutarono le comunità ebraiche presenti in Italia a ricominciare dopo l’abominio delle leggi razziali e della deportazione.

Nel volume Fantoni parla anche della fondamentale eredità morale e politica della Brigata ebraica, in Israele, in Italia, e nel mondo anglosassone. Si discute, per esempio, del mito “guerriero” della Brigata, che prese importanza in Israele negli anni Quaranta anche per il contributo decisivo dei coraggiosi patrioti, militanti della Brigata, che favorirono la vittoria del neonato Stato Ebraico, nella prima guerra arabo-israeliana (1948-49).

Secondo L’autore, la Brigata ebraica è stata “riscoperta” anche in Italia, a partire dagli anni duemila, e tale riscoperta ha suscitato non pochi dibattiti e polemiche, come si può constatare, in maniera evidente in occasione delle celebrazioni del 25 Aprile, particolarmente a Roma e Milano, ma non solo.

Il volume parla anche della situazione ebraica a noi contemporanea, in maniera puntuale e approfondita, cercando di comprenderne le ragioni più profonde: storiche, politiche e anche psicologiche.

Un esempio emblematico, raccontato nel libro, è la mostra sulla Brigata Ebraica tenutasi a Lodi nel 2018, curata da Stefano Scaletta. L’iniziativa promossa dal Comune di Lodi ha ricevuto il patrocinio dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) di Milano e del Centro Studi Nazionale Brigata Ebraica, oltre che della stessa città ospitante. Tuttavia, in maniera del tutto grottesca, opinabile e fuori luogo, l’Anpi Provinciale del Lodigiano non solo ha deciso di non concedere il patrocinio, ma lo ha fatto con motivazioni che rivolgono accuse sconsiderate allo Stato di Israele. Per l’Anpi locale, infatti, l’iniziativa appariva esplicitamente promossa da istituzioni e organizzazioni dello stato d’Israele. E lo stesso Stato di Israele viene rappresentato in maniera violenta e sconsiderata. Secondo la posizione dell’Anpi, Israele si sarebbe dotato di un armamento nucleare rifiutando qualsiasi controllo della comunità internazionale occupando illegalmente i territori palestinesi e il Golan siriano, avrebbe tenuto sotto assedio la popolazione di Gaza, avrebbe praticato la segregazione e la discriminazione nei confronti della popolazione arabo palestinese e avrebbe utilizzato l’assassinio nei confronti dei dirigenti palestinesi e di civili inermi.

Come Associazione crediamo profondamente nel valore della diversità, anche di opinione, ma dispiace vedere una realtà come l’Anpi che sia diventata in questa circostanza, più che un Istituto di ricordo di uno dei più importanti eventi storici del Novecento, la Resistenza, un organo politico asservito a interessi di parte.

Queste interpretazioni politicizzate della storia e della nostra contemporaneità hanno influenzato larga parte dell’opinione pubblica italiana e ribaltare questa percezione erronea e anacronistica è uno dei motivi per i quali è importante parlare, oggi, della Brigata Ebraica. Non esistono, infatti, partigiani di second’ordine, ma individui che hanno combattuto e si sono sacrificati per la nostra libertà. A cui, oggi, dobbiamo tutto.

La “riscoperta” di questo gruppo nel nostro paese risulta fondamentale anche perché chi denigra il simbolo della Brigata ebraica oltraggia l’intero patrimonio storico della Resistenza italiana e la nostra cultura occidentale. Ricordare quindi la memoria di questi giovani che sono venuti a rischiare la vita nel nostro paese per contribuire a liberare l’Italia dal nazifascismo, tutelarne e valorizzarne la memoria è fondamentale, tanto quanto stare dalla parte degli ebrei di oggi perché ciò significa difendere il nostro sistema di valori, dai quali nasce lo stato di Israele.

Commenta l'articolo

commenti