L’energia nucleare, un’apologia articolata

La scienza non è democratica e non è oggetto di votazioni. 
“E pur si muove” …  (Galileo Galilei ? ) lo faceva notare, per esprimere un’intima certezza che resiste a intimidazioni della “maggioranza”: quella che sosteneva il geocentrico.


Luca Romano ha scienza e competenza, testa e cuore, e imparziale freddezza per polverizzare gli attacchi dei saccenti incompetenti. Chiarezza espositiva. Una specie di emulo del caro Piero Angela. Ebbene, le prime pagine sono di facile lettura anche per i non addetti ai lavori. Ma facile lettura non significa semplificazione né tanto meno superficialità; gran rigore leggibile e digeribile.

E’ importante, perché la prima parte corrisponde a una specie di istruttoria, dato che il libro è impostato come cronaca di un processo all’Atomo: quel nucleare bistrattato specialmente da ciarlatani che ignorano la materia, ma ne trattano con sussiego e alterigia. L’accusa frigna: “Omioddio Černobyl’ !”; la difesa documenta la micidiale cronologia delle bestialità fatte a Černobyl’, seguita dal ritardo sovietico nell’ammissione delle balordaggini del personale che più che di estrazione tecnica (racconta l’autore) era di estrazione PCUS.

Vengono smontate meticolosamente catastrofiche cronache a cura di sedicenti giornalisti; il libro assegna una specie di oscar a la Repubblica per titoloni accompagnati da catastrofiche immagini fotografiche di fantasia; roba, dice l’autore, meritevole di “Premio Nebula” (riconoscimento assegnato dalla Science Fiction and Fantasy Writers of America (SFWA) alle migliori storie di fantascienza e fantasy); il libro riporta per intero un articolo definito comico-grottesco. Un capitolo a sé è dedicato agli “incidenti di altra natura”.

Al confronto, il povero Atomo non ha fatto granché di male. Molto meno del disastro del Vajont; ancor meno della tragedia delle 62 dighe lungo il fiume Huai in Cina, 1975, con 15 mila miliardi di tonnellate di acqua che distrussero milioni di edifici e provocarono la morte di 171 mila persone.  Incendi secolari a Jharia, il bacino carbonifero in India e a Centralia, in Pennsylvania; “Madre de Dios” … il “kabooom” di gas liquido e butano a San Juanico, in Messico. Tragedie nell’oblìo. Eppoi, le scorie della centrali nucleari quantificate in tonnellate per spaventare: “Oltre 20 tonnellate di scorie ogni anno per ogni centrale nucleare !”; ed ecco che l’autore ci ricorda che quella quantità ha il volume di poco più di un metro cubo, dato il peso specifico dell’uranio (il lettore medio magari non ha una laurea in fisica, ma certo  ricorda di avere studiato alle medie il “peso specifico”).

I fatti documentati da Luca Romano su Fukushima Dai-ichi sbeffeggiano la mole di bufale della carta stampata, gonfia d’aria e di boriosa saccenterìa spacciando titoloni per oro colato. L’avvocato dell’atomo ricorda che il terremoto in Giappone (scala Richter 9, mai registrato prima in Giappone) non scalfì le centrali; fu lo tsunami più alto della storia (13m) a scavalcare il muro di Fukushima Dai-ichi perché era un po’ più basso (9m) di quello delle altre 17 centrali. La terza accusa vede il nucleare “superato” a favore dell’utopia del sole sempre senza nubi, e del vento anche nella ferma afa di agosto.

Costi e tempi di esecuzione: la difesa tiene botta elencando confronti con le cosiddette rinnovabili e le centrali modulari realizzabili in tempi ragionevoli. Si escludono poi i rischi di proliferazione ovvero di uso delle centrali per scopi bellici. Più avanti si trova una ampia rassegna documentata sulla situazione nucleare nei vari Paesi del mondo, piani di costruzione che hanno ripreso dopo alcuni incauti annunci di dismissione. Infine il libro ricorda la posizione dell’Italia quando fu terza nazione per energia nucleare. Erano i tempi di Enrico Mattei con l’AGIP Nucleare; di Felice Ippolito presidente del Comitato Nazionale per la Ricerca Nucleare.

Questo accadeva l’altro ieri, mentre ieri ci fu il colpo finale assestato dai referendum sull’onda del terrore immaginario collettivo; ricordiamo l’apparire di cartelli del tipo “de-nuclearizzato” ignorando radiografie e TAC.

Luca Romano tiene incontri e seminari pubblicati su YouTube (cercare in Internet: “youtube ted luca romano”); in uno di questi scuote la testa per il ridicolo catastrofismo della stampa e offre un spunto sarcastico su un’immagine di Emma Bonino che tiene nella mano sinistra un “carciofo contaminato da Černobyl’” e tra le dita della mano destra … una sigaretta accesa, che secondo Romano fa molto più male del carciofo di Černobyl’. Anche la verità non è democratica. Un libro da leggere e da meditare. Il clou è nel capitolo 27, che è l’ultimo; dove nei “gialli” di solito si svela il nome dell’assassino. 

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