Abbiamo voluto concludere il nostro programma di eventi del 2019 presentando l’ultimo libro di Gilberto Corbellini “Nel paese della pseudoscienza. Perché i pregiudizi minacciano la nostra libertà”. Lo abbiamo fatto lunedì 16 dicembre alla presenza dell’autore (Professore di Storia della Medicina presso La Sapienza Università di Roma) e di Giulio Giorello (Professore di Filosofia della Scienza presso l’Università degli Studi di Milano).
Il volume è innanzitutto una denuncia nei confronti della rilevanza che, nelle società occidentali, assumono le pseudoscienze, ossia quell’insieme di credenze, convinzioni e pregiudizi sganciati da fondamenti scientifici effettivi e, ciononostante, estremamente presenti in ogni settore della vita civile, dalla salute fino alla politica.
Questa denuncia viene compiuta attraverso un esame rigoroso che fa ricorso a una conoscenza approfondita della letteratura critica in materia dipanandosi attraverso l’esame della fase pre-scientifica (le credenze nel loro sorgere e svilupparsi), mantenendo una linea guida data dalla convinzione profonda del limite della nostra razionalità, analizzando approfonditamente la pseudoscienza, il tutto evidenziando quei fattori che rendono il pensiero umano autenticamente critico, capace di astrazione e scientificamente fondato.
Riguardo alla situazione specifica del nostro Paese, nel volume si sostiene con esplicita e inequivocabile chiarezza che il problema sia culturale, riassumibile in una sostanziale maggioritaria incapacità di ragionare scientificamente e in una grande rilevanza pervasiva di elementi pseudoscientifici. L’autore non invoca il bando o l’intolleranza per le posizioni pseudoscientifiche, ma prova, innanzitutto, a evidenziare il fenomenale e formidabile contributo che la scienza ha apportato alle nostre vite, come singoli e come gruppo: ha migliorato oltre ogni possibile consapevolezza le condizioni materiali degli uomini, ha aumentato sotto tutte le prospettive la potenza umana sulla natura e ne ha condizionato ogni fase dell’esistenza.
Secondo Corbellini, poi, è al progressivo affermarsi del pensiero scientifico che si deve l’innegabile incremento di ricchezza, benessere, libertà, democrazia, salute, felicità, istruzione, tolleranza, diritti, pace, razionalità, investimenti economici in ricerca e innovazione. Senza contare le sempre minori diseguaglianze, il numero sempre meno rilevante di torture e condanne a morte e il livello sempre più basso di criminalità.
Stiamo dunque tutti meglio e, a dispetto dei frequenti quanto prestigiosi profeti di sventure, la tendenza è a un continuo miglioramento.
Questo non significa affatto che non esistano più problematiche, drammi, sofferenze o tragedie. Non vuol neanche dire che l’umanità sia ormai pronta per un paradiso etereo fatto di letizia e serenità. Significa solo che un esame sereno, oggettivo, serio e preciso di tutti gli indicatori di benessere non può che mostrarci un indubitabile miglioramento delle condizioni di vita umane rispetto alla fase pre-scientifica.
L’Autore dedica un intero capitolo alla comprensione e all’illustrazione delle cause e dell’evolversi dell’importanza del fattore “scienza” sulle condizioni umane. Crediamo che questa scelta sia quanto mai opportuna alla luce della fin troppo frequente dimenticanza del peso inoppugnabile che il pensiero scientifico ha avuto sulla storia umana.
L’ultimo capitolo parte da un presupposto e dalla sua spiegazione. Il presupposto è che le condizioni generali di vita dell’uomo sono migliorate in virtù del diffondersi del capitalismo e delle forme democratico-rappresentative di tipo autenticamente liberale. La spiegazione del presupposto è che esso ha potuto dispiegarsi grazie alla scienza, cioè a tutta quella congerie di fattori culturali latamente raggruppabili sotto la denominazione di “pensiero critico”. Contro questa componente centrale della nostra esistenza si ergono le pseudoscienze e le anti-scienze, fenomeni che ostacolano il progresso e la conoscenza.
Il libro di Gilberto Corbellini ha molti pregi e su tutti un indubitabile valore: l’aver posto il ruolo della riflessione sull’incidenza della scienza come un discrimine da cui partire per analizzare tutto l’evolversi della parabola umana.