Il grido di denuncia contro la burocrazia italiana di Paolo Bracalini

Il libro di Paolo Bracalini che abbiamo presentato a Lodi lo scorso 23 giugno è uno splendido excursus sull’Italia ingabbiata dalla burocrazia, dalle tasse e dalle leggi inutili; un testo ricco di spunti, ma soprattutto utile perché permette a tutti noi cittadini di entrare nei meandri della burocrazia italiana, nelle follie del fisco e nelle vessazioni dell’Agenzia delle Entrate, riuscendo così a capire chi comanda veramente in questo paese, ovvero i grandi burocrati pubblici nei ministeri, al Quirinale e alla Ragioneria di Stato che nel libro vengono raccontati facendo parlare ex ministri e testimoni diretti.

L’autore, giornalista serio e documentato, esordisce nel suo libro affermando: “non è lo Stato al servizio dei cittadini, ma siamo noi a servizio dello Stato, una macchina enorme, inefficiente e dispendiosa”. Inizia così un viaggio nel girone infernale della burocrazia italiana, vero e proprio cancro del nostro sistema economico, con una descrizione “meravigliosa” di situazioni accadute realmente che fanno inizialmente sorridere, anche se riflettendoci sopra fanno poi piangere lacrime amare. Infatti c’è il ristoratore multato per aver servito troppi spaghetti, ci sono le 118 procedure da compilare per legge se si vuole aprire un’attività da estetista, ritroviamo la famigerata “tassa sull’ombra”, dovuta al Comune per l’ombra che le tende dei negozi proiettano sul suolo pubblico, scopriamo l’esistenza della dichiarazione “peli di foca” per chi esporta un prodotto, impariamo che esiste la legge che vieta la professione di ciarlatano (non molto rispettata, se pensiamo a molti nostri politici), apprendiamo della norma del Codice della strada che specifica che le ruote devono essere rotonde.. Troviamo infine Equitalia con il suo “aggio”, l’interesse praticato sulle temibili cartelle esattoriali, e l’Agenzia delle Entrate con i premi ai dipendenti per chi tartassa di più (spesso a torto).

Ogni anno la burocrazia italiana costa 31 miliardi di euro: due punti di Pil. Si può dire che tutto manchi all’Italia, tranne le regole. Come diceva Calvino: “la ridondanza, l’inutile complessità, l’aulica ampollosità sono, a livello sintattico, tratti salienti della struttura amministrativa”. Queste sono le caratteristiche principali della lingua ufficiale dei mandarini: il burocratese. La burocrazia per giustificare la propria esistenza tende a complicare, non a semplificare. Il groviglio di leggi, a qualsiasi livello, è così intricato che la giungla normativa italiana non ha paragoni in Europa e contribuisce all’indebolimento dei diritti dei cittadini ridotti ormai al ruolo di “sudditi”. Già Tacito negli Annales recita: “Corruptissima republica plurimae leges”, [moltissime sono le leggi quando lo stato è corrotto]. E’ assai probabile che il primo motivo della crisi economica italiana sia l’incertezza del nostro sistema di diritto: essa rende incerto e assai rischioso ogni investimento e dunque difficilmente l’Italia attrarrà capitali esteri, oltre a far chiudere, se non fallire, i nostri imprenditori. Tutto ciò è esemplificato magnificamente da una frase di Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, che viene riportata nel libro: “ogni giorno dobbiamo fare uno slalom gigante con le porte che vengono spostate mentre scendi”.

La proliferazione di permessi, autorizzazioni, nullaosta e documentazioni da produrre per iniziare un’attività economica e per compiere ristrutturazioni o interventi urbanistici, la mole di inutili adempimenti cartacei da compilare e conservare nell’esercizio della propria attività sono terribilmente dannosi per la libertà, ostacolano la crescita economica e rappresentano un implicito incentivo alla corruzione. Questi lacci e lacciuoli costituiscono un vincolo alla libertà di impresa, come testimoniano tutte le statistiche internazionali, costringono i nostri imprenditori a perdere troppo tempo e a spendere troppe risorse per produrre inutili scartoffie, sono infine una delle vere cause della dilagante corruzione italiana. La corruzione, infatti, per poter esistere deve per forza implicare la presenza di un funzionario pubblico di vario livello che sia disposto ad “agevolare” le pratiche. Ciò significa che per debellarla bisogna sicuramente intensificare i controlli e avere la certezza della pena per i soggetti coinvolti, ma si deve soprattutto semplificare e sburocratizzare, riducendo così l’occasione che fa il burocrate ladro.

Il volume di Bracalini ci fa dunque arrivare alla consapevolezza dell’assoluta necessità di invertire la rotta se vogliamo liberare l’economia e la società, rilanciando la crescita e ridando la speranza a una generazione di giovani dinamici ma sfiduciati. Ma per fare tutto ciò non serve la spendig review, serve piuttosto l’accetta per disboscare la fittissima giungla burocratica italiana, restituendoci la libertà dall’arbitrio e dalla discrezionalità dei mandarini, riattivando in questo modo lo spirito imprenditoriale degli italiani, che è l’unico strumento efficace per tornare sul serio a crescere.

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