La cyberwar del Cremlino

Nel suo libro “Brigate Russe: La Guerra Occulta del Cremlino tra Troll e Hacker,” la giornalista Marta Ottaviani offre una dettagliata esplorazione dell’universo post-sovietico, analizzando le sofisticate tecniche di destabilizzazione e disinformazione adoperate da Mosca per consolidare la sua posizione globale e reprimere il dissenso interno.

Ottaviani traccia un quadro completo della fabbrica delle notizie false, introducendo il concetto di post-verità e mettendo in luce il soft power e gli inganni sottesi alla propaganda russa. In un’era caratterizzata da sovrabbondanza d’informazioni e fake news, l’autrice sottolinea l’importanza di lettori attenti e responsabili capaci di riflettere criticamente sul flusso incessante di informazioni quotidiane.

Fin dall’ascesa di Vladimir Putin, il governo russo ha plasmato un modello ibrido per sfruttare le crisi internazionali a proprio vantaggio e riconquistare la centralità globale persa dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Ottaviani evidenzia il notevole progresso tecnologico russo, sottolineando come il governo utilizzi Internet come campo di battaglia per una nuova forma di guerra. La politica estera russa si basa sulla consapevolezza del suo impatto globale come potenza nucleare e membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Tuttavia, la Russia affronta sfide dall’espansionismo di Cina, Turchia, Iran e India. In risposta, Mosca intensifica l’hybrid warfare, concentrato sulla zona grigia tra guerra e pace.

Negare la responsabilità è una costante della politica russa, tanto oggi quanto ai tempi dell’URSS. La Dottrina Gerasimov, attribuita al capo di Stato maggiore delle Forze armate Valerij Vasil’evic Gerasimov, propone una nuova forma di guerra non lineare potenziata dal 2004, in risposta agli sviluppi geopolitici che hanno visto diversi paesi dell’Europa centrale unirsi all’UE e alla NATO.

Secondo Ottaviani, la guerra dell’informazione nell’ambito di questa Dottrina mira a destabilizzare paesi “preda” del Cremlino, senza necessariamente collegare gli attacchi direttamente al governo russo. L’infowar, con i suoi obiettivi di limitare la libertà d’informazione e influenzare gli ambienti economici, si basa sull’esasperazione di una sindrome di accerchiamento alimentata dal nazionalismo e dalla mitizzazione delle forze armate russe.

Il libro rivela che il nuovo tipo di guerra, centrato sull’informatica, risulta più economico. Le brigate russe, impegnate in questa guerra, vengono retribuite meno rispetto ai soldati, e le loro attività letali sono difficilmente riconducibili al governo russo. L'”information space” è il nuovo campo di battaglia, e la cyberwar è basata sulla paura, sul complotto e sulla disinformazione.

Ottaviani evidenzia che l’infowar è una tecnica complessa che impiega pressioni psicologiche e tecniche. Alimenta tensioni sociali, sfrutta le debolezze degli avversari e politicizza una vasta gamma di argomenti, dalle migrazioni ai vaccini. Tra gli strumenti dell’infowar c’è anche il controllo ossessivo dei sistemi comunicativi.
Il libro svela gli sforzi russi per consolidare il controllo del Web attraverso leggi come la “blacklist law” e la richiesta di sedi locali per i social network internazionali. Mosca sta sviluppando una rete nazionale per diventare indipendente dalle infrastrutture straniere.

Gli sforzi russi per destabilizzare l’Ucraina e influenzare elezioni straniere evidenziano una mentalità da realtà parallela, manipolando fatti, storia e geopolitica. Le brigate russe del web continuano a minare le democrazie occidentali con tecniche di aggressione.

In collaborazione con Cina, Iran e Turchia, Mosca cerca di destabilizzare l’Occidente. L’autrice riflette sull’importanza della coesione nella risposta liberaldemocratica a tali attacchi, sottolineando che la censura non risolverà il problema. Serve un approccio sinergico coinvolgendo governi, giornalisti, social media e la società.

Le brigate russe rimangono un’entità in agguato, e la risposta deve concentrarsi sullo sviluppo di anticorpi. Il “vaccino” della responsabilità e dell’accesso a informazioni accurate diventa imperativo. Mentre Mosca considera la libertà una debolezza, l’Occidente deve rafforzarla e usarla per esporre i crimini legati al neoimperialismo post-sovietico. La sfida è grande, ma una risposta sinergica è vitale per affrontare la complessità della guerra dell’informazione delle brigate russe.

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