La giustizia sociale nella riflessione teologico-filosofica di Michael Novak

Lunedì 6 maggio abbiamo presentato, in occasione delle serate dedicate ai Classici del pensiero liberale e libertario. “La giustizia sociale non è ciò che tu pensi che sia”, di Michael Novak e Paul Adams. Erano con noi  Flavio Felice, professore di Storia delle Dottrine politiche presso l’Università degli Studi del Molise, Sergio Belardinelli, già professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Bologna e Rocco Buttiglione, professore di Filosofia presso l’Istituto di Filosofia Edith Stein di Granada. Michael Novak ha rappresentato, nella seconda metà del XX secolo e, soprattutto, dopo la caduta del Muro di Berlino,dopo la vittoria delle democrazie di impronta liberale ed inoltre, dopo la definitiva affermazione del modello economico di libero mercato, il possibile incontro fra le istanze di una Chiesa cattolica aperta e di un mondo finalmente post-comunista, in una prospettiva di reciproca attenzione e non in un clima di diffidenza o di ostilità. Novak è stato uno dei molti esponenti di una rinascita tangibile del cattolicesimo liberale, cioè di un cattolicesimo che non si è necessariamente congiunto con ideali di sinistra o con utopie che hanno rivelato, fattivamente e storicamente, il loro vero volto, ossia quello di brutali totalitarismi ben lontani da un rispetto cristiano per la persona, per l’uomo, per il singolo e per la sua sfera di autonomia, di fede come pure di impresa. Novak ha saputo, lungo il corso della sua vita di studioso, scandagliare le possibilità di congiunzione e persino di accordo fra un cristianesimo inteso in un senso di centralità della naturalità umana al cospetto di Dio, di rispetto della sua autonomia, ma anche di comprensione di come l’uomo non sia né intimamente malvagio né irrimediabilmente solo, ma viva in un mondo in relazione con gli altri e nel possibile incontro con il divino in sé. Il richiamo a questa tradizione è l’oggetto degli studi compiuti da Novak con rigore ed erudizione, rigore ed erudizione che gli consentirono di pensare possibile e persino inevitabile un’intesa fra l’uomo, il cristiano e il cittadino di quel mondo seguito alle macerie delle ideologie totalitarie, su un terreno che avrebbe dovuto essere la riconnessione ed il rispetto dei rispettivi piani, perchè una via di intesa era possibile. Novak, e con lui tutta una serie di autori cui esplicitamente si richiamò, cercò di rendere chiaro prima di tutto ai cristiani stessi come il pensiero sociale cattolico non dovesse necessariamente orientarsi lungo il crinale di un’inevitabile china verso le istanze genericamente di sinistra, ma fosse stato, per esempio, proprio alla base, in alcuna delle sue più autorevoli componenti, della stessa civiltà occidentale, dello scenario democratico ed antiautoritario, dell’economia aperta, di una mentalità di base che risulta imprescindibile se si vogliono comprendere i nessi, i legami ( e per l’Autore anche il futuro ) della società globalizzata. Potremmo, parafrasando una nota opera di Novak del 1982, sintetizzare queste posizioni dicendo che per il Nostro il capitalismo democratico (o la democrazia retta dal libero mercato) sono animati da uno spirito che è cristiano. Questa forza vivificante si è effusa anche nell’impresa e negli imprenditori, come pure, più in generale, nella realtà sociale. A sviluppo di una delle tematiche principali della sezione curata da Michael Novak (l’altra, curata da Paul Adams, si occupa, più concretamente di calare le linee teoriche nello specifico vissuto) ed a spiegazione di uno dei suoi sensi più rilevanti, giova ricordare che, al centro dell’esposizione, sta una ben precisa disamina della critica che Friedrich August von Hayek aveva compiuto del concetto (“logicamente incoerente” per il filosofo sociale austriaco) e del merito della “giustizia sociale” stessa (“un miraggio”). Ebbene, per Novak Hayek ha ragione laddove si consideri la “giustizia sociale” come rafforzamento e promozione della presenza dello Stato. Tuttavia, Novak cerca di andare al di là, per dire che la “giustizia sociale” deve essere altro, configurandosi, piuttosto con i connotati di un ancoramento realistico all’associazionismo naturalmente presente nella società. Un associazionismo che vicaria, aiuta e sussidia, definendosi come sviluppo della società civile. In questo sta l’accento posto dall’Autore americano, in un contesto che tuteli la libertà e che sia al tempo stesso tutelato da essa, con richiami evidenti a molte fonti, in particolare, per non citarne che una fra tante, ad Alexis de Tocqueville. Molti sarebbero le tematiche da trattare e molti sono gli spunti offerti da un libro ricco e dotto, che non teme di definire ed illustrare i princìpi sociali cattolici (lettura quanto mai consigliata a cattolici e non, di questi tempi), che offre una disamina attenta di alcune delle più importanti encicliche sociali cattoliche di vari magisteri (Leone XIII, Pio XI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI nonchè di Papa Francesco), che riflette sul rapporto complesso tra continente americano e pensiero sociale cattolico. Siamo di fronte all’ultimo grande contributo che Michael Novak ha fornito prima di morire, nel febbraio del 2017. Questo pensatore e questo teologo, riconosciuto persino da un Presidente degli Stati Uniti come Ronald Reagan, che gli affidò incarichi importanti riconoscendone l’equilibrio e il prestigio, non ha temuto di provare a costruire un collegamento fra la modernità e la grande esperienza del cattolicesimo, per fornire ad entrambi i lati un aiuto ed un sostegno reciproci.. Anche per questo, dovremmo guardare con interesse ai suoi lavori e alle sue conclusioni, che stanno sulla linea di un lungo filo che lega la nostra civiltà ai princìpi di quella che, da millenni, è stata la sua fede e la sua anima.

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