Il 27 gennaio vi è stata la presentazione del libro “La guerra antisemita contro l’Occidente” di Fiamma Nirenstein con la partezipazione di Andrée Ruth Shammah, Nicoletta Tiliacos e Paolo Luca Bernardini. Una serata online interessante e appassionata, organizzata da Lodi Liberale, con una “performance” memorabile della Nostra autrice, piena di coraggiosa passione.
Fiamma Nirenstein, giornalista, saggista e per anni osservatrice attenta dei conflitti mediorientali e della società israeliana, torna in libreria con un saggio forte e lucido: :La guerra antisemita contro l’Occidente”. Il titolo è già una dichiarazione d’intenti, che sintetizza bene la tesi centrale dell’opera: l’antisemitismo contemporaneo non è solo un pregiudizio millenario riadattato al presente, ma una vera e propria strategia ideologica e politica, il cui obiettivo finale non è soltanto l’annientamento simbolico (e talvolta anche fisico) di Israele e degli ebrei, ma il sovvertimento dei valori fondanti della civiltà occidentale.
Il merito principale del libro sta nella sua capacità di mostrare come l’odio antiebraico abbia cambiato pelle nel corso degli anni, mimetizzandosi dietro parole nuove – “antisionismo”, “colonialismo”, “apartheid” – e adottando un linguaggio apparentemente progressista. Secondo Nirenstein, si tratta in realtà della stessa ideologia antisemita di sempre, solo aggiornata ai codici della politica identitaria e del radicalismo anti-occidentale. In questo quadro, Israele diventa il capro espiatorio perfetto: uno Stato moderno, democratico, occidentale, in mezzo a un Medio Oriente attraversato da regimi autoritari, guerre e fondamentalismo religioso.
Uno dei contributi più forti del libro è l’analisi del legame profondo tra antisemitismo e antioccidentalismo. L’autrice sottolinea come molti dei movimenti ostili a Israele condividano un’agenda più ampia, che mira a delegittimare le democrazie liberali, screditare i valori dell’Illuminismo, e sostenere visioni del mondo teocratiche o autoritarie. In quest’ottica, l’odio per Israele non è un’eccezione, ma un tassello coerente in una guerra più ampia contro la razionalità, la libertà d’espressione, la parità di diritti, e persino la verità fattuale.
Il tono del libro è dichiaratamente militante: Nirenstein non cerca una posizione neutra, né si nasconde dietro la maschera dell’“imparzialità”. La sua è una voce appassionata, spesso polemica, ma sempre supportata da una ricca documentazione storica, politica e giornalistica. Le fonti spaziano dalle dichiarazioni ufficiali dei leader politici ai documenti dell’ONU, dagli atti del terrorismo islamico alle campagne delle ONG. La narrazione è densa, talvolta serrata, ma ben strutturata, e il lettore è guidato passo dopo passo attraverso un mosaico complesso e inquietante.
Naturalmente, una posizione così netta può risultare divisiva. Chi cerca una disamina più bilanciata del conflitto israelo-palestinese potrebbe trovarla sbilanciata a favore di Israele. Tuttavia, non si può ignorare che “La guerra antisemita contro l’Occidente” non si propone come un’analisi geopolitica neutrale, ma come una denuncia: un grido di allarme contro la normalizzazione dell’odio antiebraico in certi ambienti accademici, nei media, nei movimenti politici e nei discorsi pubblici, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa.
In un’epoca in cui l’antisemitismo riemerge sotto nuove forme – spesso tollerato o addirittura giustificato in nome del “diritto alla critica” – il libro di Nirenstein è una lettura scomoda ma necessaria. Più che un saggio tradizionale, è un invito a riconoscere i pericoli di un clima culturale che, pur dichiarandosi “progressista”, rischia di abbracciare ideologie profondamente reazionarie.
La guerra antisemita contro l’Occidente è quindi un’opera di battaglia, ma anche di grande chiarezza intellettuale. Un testo che costringe a riflettere, a interrogarsi, a prendere posizione – perché, come suggerisce Nirenstein, restare neutrali di fronte a certe forme di odio è già una forma di complicità.