L’individuo di fronte alle dinamiche internazionali e alla globalizzazione

Nella serata di lunedì 24 settembre abbiamo presentato il libro “Persone e mondi” di Angelo Panebianco, alla presenza dell’autore (Professore di Scienza Politica presso l’Università di Bologna) e di Lorenzo Ornaghi (Presidente dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali).

Il libro si collega idealmente al precedente, “L’automa e lo spirito”, rappresentandone, in un certo qual senso, il completamento e la definizione. L’intera produzione di Panebianco è caratterizzata dalla grande meticolosità, dalla ricerca quasi cesellata, che ha nella vastità delle fonti e dei contributi critici la sua cifra evidente, anche al lettore poco avvezzo alle tematiche in discussione. 

Si avverte chiaramente la serietà dell’impostazione, un profilo dominato dalla scientificità, dall’ancoraggio continuo all’esame e all’analisi, dalla precisa volontà di non abbracciare teorie “sistematiche” o onnicomprensive, assolute e soffocanti, ma di seguire una metodologia rigorosa, attenta a non perdere mai di vista la realtà.

Chi ha avuto modo di accostare le riflessioni di Panebianco sui complessi scenari dell’ordine internazionale dalle colonne del “Corriere della sera”, di cui è prestigioso corsivista da un trentennio, avrà avuto un esempio del rigore e dell’attenzione con cui il professore bolognese affronta le problematiche suggerite dallo scenario mondiale per fornire un punto di vista originale, esplicito e mai banale.

Il libro, diviso in tre parti, ha un registro ovviamente più saggistico, una vasta bibliografia di riferimento e un impianto logico-intellettuale di grande spessore. La prima parte definisce il quadro teorico-metodologico entro cui l’azione sociale e internazionale si situa. Essa collega la dimensione sociale a un necessario fondamento individuale, imprescindibile per definire e spiegare qualunque macrofenomeno. Questo grande pilastro poggia su due cardini: l’individualismo metodologico in senso «debole» (“gli individui non sono atomi indipendenti, ma sono influenzati dall’ambiente in cui sono inseriti“) e il meccanismo causale.

La seconda parte si incentra propriamente sull’ordine internazionale, per mostrarne da un lato il necessario radicamento alla localizzazione e, dall’altro, la connotazione fluttuante e mutevole degli scacchieri globali.

La terza parte analizza alcune delle questioni poste dal dibattito internazionale contemporaneo. Questi capitoli si rivelano come veri e propri saggi, consigliabili di per se stessi per tutta una serie di spunti e di apporti che possono fornire. Dalla presa di posizione critica intorno al cosiddetto ordine statale di tipo vestfaliano passando per un esame del rapporto tra religioni e nazioni alla luce della microfondazione, come pure del complesso di rapporti intercorrenti tra economia e politica internazionali. Guerra, regimi politici e democrazia completano il tutto con l’apporto di prese di posizione di notevole spessore.

Prima della preziosa bibliografia, abbiamo un compendio di come si possa affrontare, con preparazione e un salutare quanto programmatico rifiuto della presunzione, gli argomenti che il presente immediato e il futuro prossimo presentano sul tavolo della politica mondiale.

Spesso, con osservazioni dettate dall’evidente superficialità, si sente accusare un libro della sua mole, esercitando una futile quanto inesistente correlazione fra dimensione del libro e noiosità. Ebbene, non è questo il caso. Sicuramente con “Persone e mondi” ci troviamo di fronte a un’opera ponderosa, ma altrettanto sicuramente essa si configura come una fonte continua di stimoli intellettuali oltre che di possibili confronti. Lasciamo ai lettori l’indubbio piacere di scorrere le pagine di questo volume, limitandoci a sottolineare alcuni spunti di carattere liberale.

Innanzitutto l’attenzione posta sull’imprescindibilità dell’individuo e la riflessione posta intorno alla sua azione come elemento essenziale da cui partire per analizzare ogni fenomeno sociale. A seguire, l’idea, dotata di una nobile quanto venerabile storia, che l’uomo nella sua singolarità non sia un niente, ma influenzi proprio per la sua irripetibilità il tutto. Il singolo, infatti, a dispetto della impostazione dominante, in questo libro riceve continuamente un rilievo decisivo. Unitamente a questa impostazione, cin sono delle precise e documentate posizioni anti-costruttiviste e anti-collettiviste.

Ed ancora, un salutare quanto raro, appello alla cautela, alla prudenza, alla modestia, al richiamo ai fenomeni circoscritti, come pure alla necessità di una sempre continua discussione intorno al grande tema del rapporto tra libertà e autorità.

Riflettere su punti di vista altamente stimolanti riguardo all’ordine mondiale, ai rapporti tra i nazionalismi e le appartenenze religiose nel XXI secolo, l’opposizione tra la dimensione economica e quella politica, la guerra, gli autoritarismi e un vasto ragionamento intorno alla democrazia, non può che essere salutare in questo particolare frangente.

È con piacere che concludiamo con una citazione che sta al termine del libro di Angelo Panebianco e che definisce con grande lucidità un problema nodale del nostro avvenire: ”Sembra infatti continuare, sembra inarrestabile, quel processo di democratizzazione che Tocqueville definì «provvidenziale» […]. Come allora, resta senza risposta un quesito: le democrazie del tempo a venire saranno liberali oppure dispotiche? “.

Commenta l'articolo

commenti