In occasione del trentennale della Caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989 – 9 novembre 2019) abbiamo voluto dedicare una serata a questo evento epocale grazie al quale molti Paesi si sono liberati dall’oppressione comunista e progressivamente è andato a disgregarsi quel sistema che, partendo dalla presa del potere in Russia nel 1917, ha condotto l’Europa dell’Est sotto una spaventosa dittatura e il mondo occidentale a una lotta per l’affermazione dei propri valori.
Quel 9 novembre 1989 è un punto di non ritorno, un momento simbolo in cui il comunismo viene sconfitto dal punto di vista economico, sociale, culturale e politico; condannato da uomini e donne che, provandone sulla propria pelle le disumane conseguenze, lo hanno respinto con tutte le loro forze.
Lunedì 4 novembre Leonardo Facco è quindi stato nostro gradito ospite per presentare la sua ultima fatica “Il muro di Berlino e i suoi calcinacci”, insieme a Stefano Magni, giornalista esperto di geopolitica. Il libro si definisce dal suo significativo sottotitolo: “Cosa c’è da festeggiare?”. Il vero oggetto del volume non è l’esaltazione della vittoria della via occidentale, contraddistinta da libero mercato, proprietà privata, diritti individuali, democrazia parlamentare e rappresentativa, libertà e valori della nostra secolare tradizione, quanto piuttosto il dubbio che il mondo abbia imparato dalla scoperta di quegli esempi di orrore e che li abbia definitivamente accantonati nelle soffitte del passato.
Nel libro sono presentati i motivi che ci dovrebbero portare a non festeggiare affatto per questo evento epocale, non tanto per un infondato misconoscimento della immensa importanza del sovvertimento dei regimi comunisti, quanto per l’analisi, concreta e realistica di ciò che è accaduto dopo. Dopo le prove storiche e le realtà emerse in seguito alla disgregazione della cortina di ferro e alla fine della Guerra Fredda (i gulag concentrazionari per gli oppositori, la negazione di ogni dissenso, la dittatura di oligarchie che affamavano la popolazione, un apparato di polizia segreta vastissimo che diffondeva il terrore, un’economia fallimentare) era lecito aspettarsi che il mondo avesse imparato la lezione. Ed invece non è stato così, anzi. Abbiamo assistito, piuttosto al rilancio del marxismo, della via comunista, dell’impostazione totalitaria di estrema sinistra che si richiama ai dettami di Marx ed Engels come ai suoi padri “nobili”. Qualcosa che la realtà aveva condannato, soluzioni che si sono dimostrate folli.
Fin dal 1990 si è venuto a sviluppare un neo-marxismo che ha raccolto, in America Latina, tutti gli oppositori dell’occidente. Questo movimento ha progressivamente acquisito un preciso obiettivo: il raggiungimento del potere per via democratica, per poi mantenerlo con mezzi dittatoriali e cambiamenti costituzionali. L’ideologia con cui raggiungere il consenso era, per l’appunto, un neo-marxismo di tipo riveduto e corretto, con il determinante appoggio di settori ben definiti e fedeli delle forze armate.
La lettura di questo contributo è importante in quanto ci fornisce un quadro molto preciso di tutti quei fiancheggiatori ideologici dell’ultima generazione che, in nome di un odio inveterato verso l’Occidente o di un utopismo mai abbastanza stigmatizzato, hanno costituito e continuano a costituire gli scherani di questi nuovi regimi del terrore.
Sotto una nuova veste, si è così affermata una cultura che mira a una redistribuzione indiscriminata, con istanze anti-sistema di un certo intellettualismo nostalgico, con popoli e movimenti che ovunque protestano e si oppongono dimenticando la memoria storica delle tragedie che li hanno preceduti.
I tentativi compiuti nella storia di attuare il comunismo non sono, come talora si sente dire, delle mal riuscite attuazioni di un ideale buono, ma mai realizzato. Sono, piuttosto, facce tremende e coerenti con un’idea del mondo, dell’uomo, della società e dell’economia che ha mostrato ovunque conseguenze nefaste.
L’Autore è naturalmente del tutto consapevole degli straordinari effetti benefici che la Caduta del Muro di Berlino ha avuto. Il suo, tuttavia, è un invito alla riflessione che è anche un energico monito per la nostra contemporaneità e per il nostro futuro. Il ricordo e la consapevolezza di ciò che è stato – e continua ad essere – il comunismo dovrebbero farci da guida per evitare di compiere errori fatali.