Lunedì 14 dicembre, in occasione del nostro centonovesimo evento, abbiamo presentato il libro-intervista a Edgardo Sogno di Aldo Cazzullo “Testamento di un anticomunista”. Erano presenti, oltre all’autore (Giornalista e Scrittore), anche Giovanni Orsina (Professore di Storia Contemporanea all’Università LUISS Guido Carli di Roma) e Gerardo Nicolosi (Professore di Storia Contemporanea all’Università di Siena). Il volume ripercorre la straordinaria esistenza di Edgardo Sogno, medaglia d’oro per la Resistenza e figura significativa del Novecento italiano.
Il conte Edgardo Sogno Rata Del Vallino proveniva da una famiglia della nobiltà risorgimentale che aveva nella monarchia sabauda il proprio riferimento. A questa coordinata familiare si devono aggiungere la notevole intelligenza personale unita a una sicura brillantezza, a un coraggio quasi temerario e a una predisposizione a pensare e agire attraverso le proprie convinzioni più che non attraverso le imposizioni dall’alto. Fin dai tempi della Scuola di Cavalleria di Pinerolo, Sogno sviluppò un’avversione invincibile nei confronti del fascismo che era frutto principalmente delle proprie riflessioni, ma anche dell’ostilità inevitabile che il proprio ambiente provava nei confronti di una dittatura come quella che prese il potere. I nobili e i gruppi liberali che la sua famiglia frequentava espressero sempre, seppur con differenti modulazioni, il loro profondo disaccordo intellettuale e politico riguardo a un regime liberticida, lontano dalle loro sensibilità e dal loro mondo. In questo senso, non sorprende il viscerale antifascismo di Sogno, sentito fin dall’interno come una inevitabile conseguenza delle proprie idee e delle proprie inclinazioni. Sarà lo stesso tipo di predisposizione e di analisi che porterà il già decorato giovane ufficiale a prestare il suo servizio prima dell’Armistizio e ad abbracciare la causa di una Resistenza antitotalitaria, di liberazione dall’odiato Nazismo e di raccordo fra le molte anime di un movimento che gli parve fin da subito sbilanciato verso un ben preciso disegno. Questo disegno gli sarebbe stato chiaro, secondo il suo racconto fin dai primi momenti successivi alla fine del conflitto, quando una ben precisa parte della Resistenza, la componente comunista, mostrò la chiarissima volontà di avocare a se stessa non solo la maggior parte del merito della vittoria, ma anche di condannare le componenti di impostazione diversa alla marginalità o, addirittura, all’oblio. Dopo aver accordato credito e buone intenzioni democratiche al Fronte comunista, Sogno si rese amaramente conto, invece, di come il loro vero obiettivo fosse la presa del potere violenta e l’instaurazione in Italia di un socialismo reale di obbedienza sovietica. Edgardo Sogno diventerà quindi per tutta la sua vita successiva, oltre che un antifascista e un antinazista, anche un anticomunista e troverà nell’appartenenza all’area conservatrice del Partito Liberale Italiano la propria naturale, anche se sempre irrequieta, collocazione. Per il suo prestigio di capo partigiano e di creatore di una brigata, la Franchi, dai contorni eroici, fece parte dell’Assemblea Costituente per conto del PLI, ma in seguito abbandonò progressivamente la politica attiva nel dopoguerra e si impegnò nella creazione di testate di informazione e in un’opera martellante di critica a ogni settore e a ogni comparto dell’area di sinistra. Abbracciò poi la carriera diplomatica, assumendo l’incarico di ambasciatore in Birmania. Dopo un periodo di lontananza dall’Italia, il comandante Franchi (questo il suo nome “resistenziale”) decise di ritornare nel suo amato Paese, trovandolo sull’orlo degli anni di piombo e della drammatica stagione del terrorismo.
Nel 1976, con l’accusa di essere il principale organizzatore e distributore dei ruoli, fu coinvolto in una ramificata inchiesta vòlta a dimostrare l’esistenza di un tentativo di colpo di Stato. Questo drammatico frangente lo condusse a un periodo di carcere, salvo poi emergere l’inconsistenza dell’apparato accusatorio e il suo totale proscioglimento dalle accuse mossegli. È giusto dire che proprio in questo libro-intervista, redatto alla vigilia della sua morte, Edgardo Sogno non rinnega nulla degli intenti che lo mossero e fornisce, anzi, una serie analitica di riscontri, di nomi e di circostanze che testimoniano quasi una resa dei conti con quel momento così difficile per la nostra società.
Invitiamo davvero a leggere un libro così appassionante, sia per conoscere una storia personale davvero singolarissima sia, soprattutto, come un formidabile affresco di un “secolo breve” italiano.