Libertà e capitalismo come facce di una stessa medaglia

In occasione del nostro centotreesimo evento e terzo classico della stagione 2020-2021 abbiamo presentato un testo di riferimento per il pensiero liberale, “Capitalismo e Libertà” di Milton Friedman, insieme a Nicola Porro (Vicedirettore de “Il Giornale”), Antonio Martino (Economista) e Nicola Rossi (Professore di Economia Politica all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata).

Un libro epocale, capace di segnare la riscossa delle posizioni più autenticamente a favore della difesa della libertà individuale, del libero mercato e dell’effettivo stato di diritto. Un volume che fu alla base della rivoluzione thatcheriana e di quella reaganiana con cui, dopo decenni di dominio incontrastato delle posizioni stataliste, keynesiane e dirigiste, il mondo occidentale iniziò a scrollarsi di dosso il mantello plumbeo di un semi-collettivismo assistenzialista per adottare nuove misure che liberarono le energie individuali e di impresa in un quadro di parziale arretramento del potere pubblico e politico. I risultati furono evidenti ed eclatanti: accanto a un indubitabile successo di questi orientamenti corrispose un altrettanto indubitabile innalzamento del benessere generale, cui fecero seguito tutta una serie di incrementi della ricchezza e delle condizioni economiche tali da portare alla vittoria definitiva della Guerra Fredda, avviando così il mondo verso un’epoca di pace e prosperità e ponendo le basi per la globalizzazione economica e la distensione militare.

Tutto questo lo dobbiamo anche a tutta una serie di formidabili uomini di cultura che seppero resistere ai lunghi momenti in cui furono larghissimamente minoritari, dovendo combattere nello stesso Occidente contro un clima di pesante omogeneizzazione delle coscienze e delle idee in senso collettivista e anti-individualista, quando non ostile alle libertà individuali, all’impresa e alla proprietà. Di questo esiguo drappello Milton Friedman fu tra i più importanti esponenti e le sue opere furono l’ispirazione e la guida per molti che vollero provare un’alternativa alla deriva verso cui stava piegando, con esiti disastrosi, il mondo. Il Premio Nobel per l’Economia del 1976 ha saputo fornire, durante tutta la sua carriera, risposte concrete di liberismo applicato, mostrando così sia agli accademici che alle persone comuni che era possibile percorrere una strada che passasse dalla risoluzione concreta di moltissimi problemi del vivere quotidiano attraverso una rotta orientata verso la libertà individuale e un restringimento degli ambiti di intervento pubblico al fine di far emergere quanto più possibile lo spirito imprenditoriale. Milton Friedman ha raccolto, in questo, la straordinaria e sempre attuale lezione del liberalismo classico, esaltando e credendo nella libertà e nel governo con poche e ben precise funzioni. Limitando l’autorità pubblica, le possibilità individuali e di impresa si sono dilatate e così gli Stati Uniti, il Paese che ha maggiormente applicato le ricette dell’economista di Chicago, hanno guidato e continuano a guidare lo sviluppo delle nazioni libere. Il volume contiene anche tutta una serie di proposte concrete (ad esempio il buono scuola per garantire la libertà di scelta educativa da parte delle famiglie, l’abolizione della leva obbligatoria, l’introduzione della flat tax e l’abolizione della tassa sul reddito societario) e importanti riflessioni in campi specifici (critiche ai monopoli pubblici e privati, originali considerazioni intorno alle discriminazioni, al benessere sociale e alla povertà e molto altro). 

Milton Friedman aveva una straordinaria capacità comunicativa che ha manifestato in fortunati e seguitissimi programmi televisivi. Quando nel 1962 tenne le conferenze che costituirono la base di “Capitalismo e Libertà” il clima intellettuale intorno a lui era desolante: una uniforme cappa a favore dell’interventismo governativo e politico e una crescente sfiducia verso il libero mercato e l’impresa. Il suo libro contribuì a una svolta non solo a livello accademico, ma nella capacità di mostrare concretamente che per ogni aspetto del vivere quotidiano poteva esserci una via autenticamente liberale, ossia una soluzione che salvaguardasse il privato, l’impresa e la sfera personale inattaccabile dalle autorità. L’intera opera di Milton Friedman è stata orientata verso una duplice direzione: da un lato mostrare la fallacia, l’inefficienza, l’inadeguatezza e l’ingiustizia di molti aspetti dell’azione pubblica, dall’altro le grandi possibilità, gli scenari aperti e l’adeguatezza delle soluzioni in cui fossero salvaguardate e lasciate libere di esprimersi le potenzialità individuali in un contesto di libero mercato. In questa difficile fase storica che stiamo vivendo leggere gli scritti di Milton Friedman è benefico in quanto dalla comprensione delle sue feconde riflessioni i lettori potrebbero verificarne non solo la sua attualità, ma anche la possibilità di fornire nuove soluzioni per il futuro.

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