Lunedì 21 dicembre, in occasione del nostro 110° evento abbiamo presentato il libro di Sabino Cassese “Il buon governo. L’età dei doveri” insieme all’autore (Giudice Emerito della Corte Costituzionale), Maurizio Ferrera (Professore di Scienza Politica all’Universita’ degli Studi di Milano) e Lorenzo Castellani (Professore di Storia delle Istituzioni Politiche all’Università LUISS Guido Carli di Roma). Cassese esprime, con strabiliante erudizione, un punto di vista equilibrato che cerca la soluzione indotta da princìpi informati alla distinzione e alla discrezione, una modalità di accostarsi alle molte sfide di un mondo globale, senza per questo perdere di vista le questioni sollevate dal nostro sistema interno.
Le posizioni illustrate nel libro coprono un lasso di tempo che va dal 4 marzo 2018 – data delle elezioni, che hanno sancito l’ascesa alla guida della politica italiana di una coalizione “anomala”, rappresentata dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega – fino ai nostri giorni, con l’analisi del secondo Governo Conte.
Dalla difesa delle istituzioni e del loro valore originario fino a una ricerca rigorosa intorno all’amministrazione e alla burocrazia, dalle molte questioni aperte e talora paradossali che la nostra società ci offre quotidianamente, fino alle molte difficoltà incontrate dalle economie mondiali. Il libro fornisce un resoconto contraddistinto dalla ragionevolezza delle soluzioni.
Cassese si professa un convinto europeista ma, accanto alle molte lodi per il sistema “Europa”, non nasconde i molti passi ancora da compiere, come pure i progressi, che si rendono necessari nell’Unione a livello di mentalità e di sentire comuni.
Inevitabilmente il capitolo che tocca la Costituzione della Repubblica italiana appare come uno dei più stimolanti, essendo definito da uno dei suoi più autorevoli esperti. Sono inoltre illuminanti le considerazioni sull’ipertrofia legislativa e sull’eccessiva espansione del sistema penale.
Le parole estremamente dure, pur nella signorilità espressiva, con le quali l’autore accusa la politica di una gravissima serie di responsabilità dovrebbero essere un monito per una classe parlamentare e governativa che non è stata all’altezza delle sfide che finora si sono presentate al Paese.
L’impronta che informa tutte le parti del libro, tuttavia, è data dalla notevole capacità di non estremizzare le tesi e di non dimenticare mai che la realtà è più multiforme e ricca di tutti i tentativi di inscatolarla o di tutte le pretese di fornire verità definitive. Pertanto, uno sguardo di sintesi all’opera fa emergere il ritratto molto esplicito di un alto funzionario il cui auspicio è uno Stato più efficiente, il desiderio di più Europa nelle singole nazioni, di una globalizzazione, se possibile, più ampia e più regolata, di una democrazia che sappia rigettare i suoi recenti virus populistici e corporativi e di una Costituzione da far funzionare nelle sue linee portanti. Alla “società scoraggiata e rancorosa”, come titola l’ultimo capitolo del libro, Cassese lancia un richiamo forte ai doveri, alle responsabilità, alle istituzioni, insomma a un concetto forte dell’agire politico, non inquinato dai maneggi, dagli sprechi, dalle inefficienze e da burocrazie inadeguate. Anche il richiamo alla necessità di un livello di istruzione più elevato, oltre che di una più diffusa qualità degli studi in Italia, non può che essere condivisibile.
Sicuramente ognuno di noi è inserito in una rete di rapporti che fa capo alla presenza di istituzioni sovraindividuali ma non si deve mai dimenticare, almeno per chi si richiama alla difesa delle libertà individuali, come il nucleo fondante di ogni prospettiva debba essere la persona, il singolo e l’essere umano nelle sue prerogative più intrinseche. Detto questo, la lettura del libro è istruttiva perché rappresenta una sorta di alta educazione civica applicata ai fatti concreti, cosa di cui abbiamo disperatamente bisogno.