Le radici teoriche liberali dell’uguaglianza femminile

Lunedì 6 marzo scorso abbiamo presentato, nell’ambito degli eventi dedicati ai classici del pensiero liberale e libertario, “Sull’eguaglianza e l’emancipazione femminile”, raccolta di saggi di John Stuart Mill e Harriet Taylor.

Erano con noi Annamaria Bernardini De Pace, avvocato, Giandomenica Becchio, professore di Storia del pensiero economico presso l’Università degli Studi di Torino e Serena Sileoni, professore di Diritto costituzionale presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli. Come anticipato, si tratta, dunque, di una raccolta di quattro saggi, equamente divisi tra i due autori e composti tra gli anni Trenta del XIX secolo e il 1869, Non è forse inutile dare un cenno alla parabola esistenziale ed intellettuale di J.S.Mill e Harriet Taylor, marito e moglie legati anche da un sodalizio culturale oltre che dalla condivisione verso interessi comuni relativi all’emancipazione femminile in tutti gli ambiti.

Stuart Mill, grazie alle sue importanti pubblicazioni nel campo della filosofia, della logica e dell’economia, appartiene al novero degli intellettuali europei di maggior rilievo dell’Ottocento, ma la sua devozione per la moglie Harriet, per i suoi interessi e per la riforma di una serie di situazioni politiche e sociali che vedevano le donne pesantemente discriminate lo portarono a conferire tutto il suo prestigio e tutto il peso della sua notorietà alla causa della parità e della liberazione del genere femminile.

Questo cammino, che nei quasi duecento anni successivi condurrà al riconoscimento della parità ed ad un’emancipazione non facile, soprattutto in molti paesi dove ancora gli esiti sono pesantemente condizionati da mentalità ed istituzioni retrive, ha dietro di sé un processo molto accidentato e donne ed uomini che seppero capire ed attuare la necessità della rimozione dei pregiudizi.

Fra questi, come abbiamo cercato di far rilevare anche quando abbiamo presentato la figura e l’opera di una pioniera dell’emancipazione come Mary Wollstonecraft, è estremamente importante la tradizione di pensiero liberale e ciò è facilmente intuibile. Una tradizione che non opera distinzioni, che evoca l’importanza della libertà individuale e dei diritti a prescindere dal sesso, che ha potuto fungere da sostrato per le rivendicazioni femminili in tutti gli ambiti della vita politica, sociale ed economica grazie anche ad una serie di ideali che non si curavano affatto delle differenze di genere, non può che rappresentare un bagaglio intellettuale ed ideale che ha potuto aprire un solco in un mondo dominato dal privilegio e dall’esclusione.

Gli ideali liberali, al netto di pregiudizi di cui talvolta anche gli esponenti più importanti della tradizione sono stati vittima, hanno potuto essere adottati da molte esponenti del movimento di emancipazione femminile che cercava di veder riconosciuti i propri diritti per troppo tempo vilipesi o persino non considerati. Il loro cammino è stato straordinario ed alla sua affermazione hanno concorso sicuramente molte altre componenti, non escluse le caratteristiche stesse di coraggio ed abnegazione alla causa di moltissime note e meno note; e tuttavia, in questa strada lunga e piena di ostacoli, segnata da conquiste progressive e tutte importantissime, ha dato il suo apporto anche la visione liberale.

Questa visione ha potuto applicarsi, per esempio – ed è questo il caso delle riflessioni di Stuart Mill e Harriet Taylor – agli ambiti familiari, ai rapporti matrimoniali, non esclusa la possibilità di accedere al divorzio da parte delle donne, in un contesto di piena parità e di autentica eguaglianza. I due autori minano le basi stesse della diseguaglianza all’interno della famiglia tradizionale, che in questo caso è la famiglia e l’unione matrimoniale dell’Inghilterra ottocentesca, e si concentrano sulla necessità di riconoscere alle donne il medesimo status giuridico, legale e filosofico che è riconosciuto agli uomini sia nei rapporti di coppia che nella disciplina legale delle unioni.

Porre delle fondamenta inscalfibili affinché le donne siano riconosciute una volta per tutte e senza più possibilità di deroghe come esseri singoli dotati degli stessi precisi diritti degli uomini e come parti paritarie ed eguali nelle unioni matrimoniali e nella vita sociale, lavorativa e politica, rappresenta una delle preoccupazioni e dei meriti più incontestabili del liberalismo teorico al tempo più progressista.

E se è altrettanto indubitabile che lo sviluppo delle istanze femministe si è innervato con altre componenti ed ha potuto compenetrarsi con tutta una serie di movimenti successivi, è peraltro altrettanto utile considerare come le prime rivendicazioni e il contesto teorico stesso che ha fatto sorgere le rivendicazioni di parità e di eguaglianza siano una diretta emanazione di un quadro attento al profilo dei diritti civili e, perciò, alla posizione filosofica liberale. Dopo aver letto la prosa appassionata dei due autori, profondamente compartecipi dei destini di un movimento che stava prendendo vita anche grazie a loro, verrebbe da dire che le loro preoccupazioni, i loro tentativi siano riusciti, alla luce degli esiti nelle nostre società del XXI secolo, a portare a risultati effettivi, concreti e tangibili.

Serve, tuttavia, non dimenticare mai come all’interno del nostro Occidente la parità sia sempre da conquistare e non sia per niente automatica o quanto meno non sia così implicita come l’assetto giuridico e le istanze teoriche sembrino far prevedere. E si ricordi la mappa di tutti quei paesi che, nel mondo, non riconoscono questo apparato di diritti alle donne, come esse siano ancora vessate in tutti gli ambiti e come la subalternità, il sopruso e la violenza colpiscano proprio l’intero universo femminile.

Ogni sostenitore della parità dei diritti in questa parte del mondo sa che questi diritti sono eguali ed universali, e non possono essere misconosciuti per alcun motivo. L’auspicio è che i prossimi anni vedano sempre più paesi poco sensibili a questi orizzonti riconoscere la correttezza e l’opportunità di un quadro sociale uguale perchè libero.

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