Vie e strade di una città libera

Lo scorso lunedì 20 luglio scorso, nel nostro novantatreesimo evento, abbiamo presentato il libro di Paolo Luca Bernardini “Vie libere. Topografia di anime in una città immaginaria” insieme all’autore (Professore di Storia Moderna all’Università degli Studi dell’Insubria), Matteo Salonia (Professore di Storia Europea e Internazionale alla Nottingham University di Ningbo) e Alessandro Vitale (Professore di Geografia Economica e Politica all’Università degli Studi di Milano). Si tratta di un’opera inusuale per la struttura e originalissima per l’idea che la sorregge. In essa, infatti, si immagina e insieme si auspica una città ideale che, nelle intenzioni del suo creatore, cessi di contare sulle intitolazioni tradizionali e discutibili conferite a vie, strade e piazze dei nostri agglomerati urbani. A nomi di presunti “eroi”, scelti anche per il loro disprezzo delle vite, delle proprietà e delle libertà delle persone, Paolo Luca Bernardini immagina di sostituire nomi, anche poco frequentati o non sempre conosciuti dai più, di uomini e donne che abbiano invece dato prova di rispettare la propria vocazione alla libertà oltre che quella degli altri. Liberali e libertari, dunque, ma anche imprenditori, pensatori, vittime, martiri, poeti, artisti, veri patrioti, e figure insolite che talvolta emergono vivide e inattuali in questo tempo di diffuso conformismo. Provando a proporre una geografia urbana delle denominazioni nuova e spiazzante siamo sbalzati in un’utopia non violenta in un auspicio che colpisce con immediata chiarezza la realtà che tutti noi vediamo e percorriamo. Nelle nostre città o in quelle metropoli dove abbondano i riferimenti a capi militari sterminatori, dittatori sanguinari, politici che hanno calpestato i diritti dei loro elettori e che hanno impoverito e vilipeso il paese che, sulla carta, dovevano servire e non tradire. Quanto qui viene proposto, in un’opera tanto dotta quanto di agevole lettura, è sicuramente un’opzione secondo le posizioni dell’Autore, ma è uno scenario che ci consegnerebbe una Città nuova, una Città in cui ogni luogo racconta della libertà applicata, ma anche dei tanti ed eclatanti abusi che sulla stessa libertà vennero perpetrati. 

Per sostenere la libertà, per cercare di essere quotidianamente liberi e provare a rendersi degni di questa sorta di sublime quanto umana meraviglia ci vogliono coraggio e perseveranza. Ci vuole la forza di sostenere, in un mondo reale costantemente proteso alla sua negazione, la dimensione dell’individuo, la fecondità di un ideale messo così tanto in pericolo da questa dimensione politica e statuale. Questi sono i messaggi che il libro ci vuole lasciare. Un inno alla libertà di autodeterminazione, alla libertà di intrapresa, alla libertà intellettuale, alla libertà di espressione, in breve, al grande spazio di cui ha bisogno l’anima di ogni individuo per vivere e operare, queste sono le grandi direttrici di questa città. In essa, quasi come in un racconto di Borges sui labirinti, le intersezioni e le tangenze sembrano complesse, ma questa complessità non significa estraneità. Significa, piuttosto, una vicinanza che, al termine del libro, conduce il lettore in un viaggio sognato e, proprio per questo, effettivo.

Perciò in questa estate tanto particolare ci sentiamo di suggerire calorosamente la lettura di questo libro, oltre che l’approfondimento delle molte vicende riguardanti i tanti personaggi in esso contenuti, così lontani dalla prosopopea ufficiale, e tuttavia ciascuno capace, da parte sua, di indurre alla riflessione.

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