L’occidente che ha vinto la guerra fredda sta vincendo la pace?

A metà degli anni Novanta del secolo scorso, il grande Sergio Ricossa, indimenticato, almeno dalla nostra associazione, pprotagonista della autentica cultura liberale italiana, pubblicò i suoi appunti in un libro, oggi ripresentato da Rubbettino, dal titolo “Come si manda i rovina un paese”.

Raccontava come sia possibile dilapidare una enorme ricchezza economica e morale. L’opera si riferiva all’Italia del dopoguerra fino, appunto, agli anni 80. L’opera di Capozzi potrebbe essere considerata l’upgrade di come si manda in rovina un continente. Ci riferiamo a quello europeo e, per attinenza inevitabile, a come l’occidente fallisca nel comprendere e proseguire nella propria identità cristiana e liberale.
Il professor Capozzi pubblica, con l’editore Rubbettino, questo pregevole libro di storia contemporanea, una cronaca, visto che ne siamo tutti coinvolti, che, in successione, racconta, con obiettività ammirevole, tutti gli eventi che si sono succeduti dalla caduta del muro di Berlino.

Oppure, parafrasando Churchill, dalla fine della cortina di ferro che divideva l’occidente da Stettino a Trieste, ad oggi. Per essere più chiari, prima che qualcuno pensi a che a Berlino sia ceduto un vecchio muro, dalla fine del comunismo, perlomeno nella speranza dei liberali, ai giorni nostri.

In sostanza 30 anni di eventi a cavallo tra l’ultimo decennio del XX secolo e l’inizio, i primi vent’anni, del XXI secolo.
Il titolo dell’introduzione, “Un Occidente ridimensionato, un mondo plurale”, offre immediatamente una chiave di lettura.

L’occidente finalmente guidato da statisti fermamente convinti della superiorità morale su cui si fondano le libertà dell’individuo e dell’economia di mercato rispetto allo statalismo e all’economia controllata e pianificata, vinceva la sua lunga battaglia contro il comunismo grazie alle proprie radici cristiane e liberali. La portata rivoluzionaria di questo evento lasciava presagire una espansione planetaria di un modello economico basato sul mercato.

Si tratta del periodo comunemente definito “Globalizzazione”.
In realtà, come possiamo ben vedere in quest’opera, l’Occidente non si muoverà con la piena consapevolezza della superiorità di questi valori. Al contrario, nell’opera possiamo seguire come passo dopo passo l’Occidente si lasci sedurre dalle ideologie stataliste sconfitte.
Nei successivi otto capitoli, l’autore riesce abilmente a condensare un periodo così ampio e denso in una narrazione sintetica, e tuttavia offrendo un’analisi sempre esauriente e precisa dei fatti fino agli anni Venti di questo secolo.

Ciò rende questo manuale di storia estremamente, ed inevitabilmente, attuale, mostrando e dimostrando intrinsecamente le cause originarie di ogni fatto anche preso singolarmente. Si ha l’impressione di poter riprendere un fatto giornalistico recente con la dovuta attenzione che in questi tempi di rapidissima successione degli avvenimenti si tende a perdere.

L’auspicio non può che essere quello di comprendere appieno il senso dell’implosione di un universo contraddistinto dalla violenza nei confronti degli uomini e delle donne e di repressione delle loro libertà, per essere consapevoli che l’opzione occidentale, pur imperfetta, rappresenta sempre la migliore alternativa in quanto capace di offrire la grande opportunità basata sulla possibilità di scelta.

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